Don Colmegna: Basta speculare sulla paura della gente
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(Corriere della Sera, 12 maggio 2006)
«Basta speculare sulla paura della gente»
Don Colmegna: ci sono assessori che non vogliono risolvere i problemi degli immigrati. Così guadagnano consensi
Una lettera aperta alle periferie, in migliaia di copie: «Ti pregherei – così comincia – di leggerla sino alla fine». Che poi è questa: «La sicurezza si garantisce con la solidarietà». Quindi un questionario: «Cosa serve – è uno dei quesiti – per migliorare sicurezza e qualità della vita nel tuo quartiere?». E fin qui è l’iniziativa concreta, nuovo passo avanti verso quell’insieme di «Villaggi solidali» che sono comunque – da tempo – l’obiettivo finale. Ma don Virginio Colmegna, il presidente della Casa della Carità che di tutto questo è principale promotore, stavolta è deciso ad andare in fondo e per chiarirlo scandisce con durezza estrema due concetti. Il primo è una tagliente difesa: «È ora finirla di dire che chi si impegna nella solidarietà sottovaluta l’illegalità. Questa è una ingiuria che non intendiamo più subire». Il secondo è una pesantissima accusa: «Ci sono istituzioni e assessori, in questa città, che non hanno avuto e non hanno alcuna intenzione di risolvere i problemi. Semplicemente vogliono, al contrario, che quei problemi restino. Per continuare a speculare sulla paura che creano». «Imprenditori della paura», li chiama don Colmegna. Politici di cui non fa i nomi ma di cui traccia un identikit: «Sono quelli, per esempio, che dicono “finiamola di far tutto a Milano, bisogna spostare i centri immigrati nell’hinterland“, e il giorno dopo vanno nell’hinterland a raccogliere firme per non farli. Ecco: questo è speculare sulle paure della gente, in cambio di consenso».
Viceversa è don Colmegna stesso a rivendicare le «tante denunce che proprio noi, come Casa della Carità, abbiamo spesso fatto in questi anni nei confronti di chi sta dietro ai traffici dei disperati. Gli assenti – dice – sono altri». Un altro esempio? Uno per tutti: in via Cavezzali, dove un marocchino fu ucciso in febbraio da una guardia giurata, davanti a un residence di immigrati, «noi ci siamo ancora e continuiamo a lavorare – dice il sacerdote – a differenza di un assessore che dopo quel giorno… Manca. Scusate, mi è scappata: un assessore alla Sicurezza che da quel giorno non si è più visto».
Per questo, viceversa, l’associazione «Verso il villaggio solidale» creata da don Virginio insieme con diversi altri enti e gruppi tra cui Cgil, Cisl, Uil, Acli, Coop, ha deciso di ripartire da una informazione capillare, dal basso. Di qui l’idea della lettera aperta – con annesso questionario – che sarà distribuita nei mercati periferici e nei centri servizi dei sindacati ma anche via Internet sulla Rete Civica di Milano (www.ComunaliMilano2006.it), e i cui contenuti-base sono così sintetizzabili: «Solidarietà ed esigenza di sicurezza non sono concetti contraddittori bensì l’uno la premessa dell’altro»; «Sgomberi e polizia non bastano, l’abusivismo si riduce con una politica della casa giusta ed equa»; «Vogliamo un piano metropolitano senza più zone degradate, per una città sicura e serena».
Per questo, ancora, lo slogan «Garantisci sicurezza con la solidarietà» è anche un monito che don Colmegna e tutta l`organizzazione rivolgono sin d’ora al nuovo sindaco di Milano: i due principali candidati Bruno Ferrante e Letizia Moratti sono già invitati per il 24 maggio alla presentazione del progetto dei piccoli «Villaggi solidali» (il primo è previsto a Cologno Monzese) dove ospitare chi è in difficoltà.
«Quello che cerchiamo di fare – aggiunge il segretario della Camera del lavoro, Graziella Carneri – è coinvolgere i cittadini e i politici. Perché delle paure dei cittadini, che sono legittime, bisogna farsi carico. Ma questo vuol dire smetterla una volta per tutte con le risposte illusorie date finora, fatte solo di sgomberi dove la gente torna dopo un minuto. Se va bene. E se va male, semplicemente, trasporta il problema da un’altra parte».
Paolo Foschini
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