Epifani in pressing su Prodi: “Un patto fiscale per l´Italia“

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(La Repubblica, MARTEDÌ, 28 FEBBRAIO 2006, Pagina 33 – Economia)

Il segretario apre domani il 15° Congresso della Confederazione e guarda alle prossime elezioni

Epifani in pressing su Prodi “Un patto fiscale per l´Italia“

Cgil: se vince l´Unione la politica torni a sostenere i redditi

ROBERTO MANIA
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ROMA – La Cgil sfida Romano Prodi. Dal palco della Fiera di Rimini sarà il segretario generale, Guglielmo Epifani, ad aprire domani i lavori del 15° congresso confederale e a lanciare la proposta di un Patto fiscale per la prossima legislatura. Un Patto per chiudere gli anni della politica sociale ed economica berlusconiana e avviare una nuova stagione, il cui presupposto, però, non può che essere la vittoria del centrosinistra alle elezioni del 9-10 aprile. Un Patto diverso da quelli degli anni Novanta quando il sindacato “scambiò“ la moderazione salariale con il risanamento imposto da Maastricht, perché ora – è la tesi della Cgil – lavoratori e pensionati non hanno più nulla da dare. «Tocca alla politica economica, al fisco, all´intervento di riforma sul costo del lavoro, alla politica sociale – sostiene Epifani nella conversazione con Vittorio Foa, in Cent´anni dopo, appena pubblicata da Einaudi – l´obiettivo di sostenere esplicitamente la condizione sociale e civile e il reddito di tanti lavoratori e pensionati». Tocca, dunque, al centrosinistra, tocca a Prodi che parlerà venerdì ai 1.200 delegati al congresso. Perché – spiega ancora Epifani, al suo primo congresso da leader – «in assenza di questa strategia, come è avvenuto in questi anni con il governo di centrodestra, una parte del Paese diventerà più povera e il conflitto sociale ritornerà a chiudersi nel rapporto fra impresa e sindacato».
La proposta del Patto finisce per marcare anche la discontinuità tra la Cgil di Cofferati e quella targata Epifani. Nel febbraio del 2002, sempre a Rimini, in piena bagarre sull´articolo 18 scatenata dalla Confindustria di D´Amato e il governo, Cofferati andò al congresso sfidando i Ds, dopo essere stato minoranza con il “correntone“ alle assise di Pesaro. Poi proclamò lo sciopero generale senza Cisl e Uil. Epifani non ha tradito i legami con i movimenti (a cominciare da quello per la pace) ma ha compiuto il percorso verso quella che egli stesso definì la «risindacalizzazione» della confederazione. L´hanno aiutato il cambio della guardia in Confindustria, con l´ascesa di Luca di Montezemolo, l´attenzione di Piero Fassino all´autonomia del sindacato in un´epoca di declino dei partiti di massa, il fallimento, infine, del Patto per l´Italia firmato da Cisl e Uil. Con le quali, la Cgil punta ora a ritrovare le ragioni dell´unità , partendo dalla definizione di una Carta dei valori. Che non riguarderà la riforma degli assetti contrattuali e la rappresentanza, temi sui quali Epifani dovrà fare i conti con le minoranze interne di Gianni Rinaldini (Fiom) e di Gian Paolo Patta (segretario confederale in uscita), prima di avviare il confronto con la Cisl del tandem Bonanni-Baretta (quando nei prossimi mesi Pezzotta lascerà), con la Uil di Angeletti, e poi con gli industriali.
L´obiettivo di Epifani è quello di chiudere il congresso con l´elezione dei membri del prossimo Direttivo sulla base di una lista unitaria. Ma i giochi non sono ancora chiusi. Pur non essendoci mozioni contrapposte (un inedito per la Cgil) su due tesi alternative Rinaldini ha ottenuto circa il 15% e Patta (che ha stretto un accordo con Epifani) intorno al 10%. Difficile immaginare uno strappo, ma alcuni imprevisti si sono già verificati, come quello che ha bocciato la candidatura, avanzata da Epifani, del riformista Agostino Megale alla segreteria del Veneto.
E per il dopo-Epifani (il primo non comunista salito al vertice) la scelta in Cgil, nel 2010, è destinata a cadere su una donna. Anche di questo si comincerà a parlare a Rimini.

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