DIRITTI. L’Onu agli Usa: Guantanamo va chiusa subito

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(dal Corriere della Sera, 14 febbraio 2005)

L’Onu agli Usa: «Guantanamo va chiusa subito»

Il verdetto dopo 18 mesi di indagini: «In quella prigione metodi disumani e illegali»

NEW YORK – Gli Stati Uniti utilizzano nel carcere di Guantanamo Bay a Cuba metodi disumani che violano la salute fisica e mentale dei detenuti e in molti casi equivalgono a torture. Per porre fine a questo scandalo che viola la costituzione Usa e le leggi internazionali, l`unico rimedio è chiudere immediatamente la prigione, trasferendo i detenuti sul suolo americano per essere giudicati o rimessi in libertà.
È la conclusione del rapporto realizzato dalla Commissione per i diritti umani dell`Onu dopo una indagine durata 18 mesi e destinata a raffreddare ulteriormente le già tesissime relazioni tra il Palazzo di Vetro e l`amministrazione Bush. L`Onu auspicherebbe tra l`altro l`incriminazione di quanti, tra ufficiali e politici, «fino ai livelli più alti», sono accusati di aver torturato i detenuti.
La bozza del rapporto, ufficialmente non ancora pubblico, è stata anticipata dal Los Angeles Times proprio nel giorno in cui il segretario generale dell`Onu, Kofi Annan, veniva ricevuto dal presidente Bush alla Casa Bianca per discutere della crisi del Darfur. Né Annan né Bush hanno voluto accennare alla controversia, lasciandola, almeno per ora, ai loro funzionari.
Compilato da cinque investigatori dell`Onu, il rapporto è durissimo nel condannare i metodi usati dal Pentagono con gli oltre 750 prigionieri finiti nella base militare cubana dal gennaio 2002. La commissione d`inchiesta non ha avuto accesso diretto ai prigionieri di Guantanamo.
Il Pentagono aveva offerto agli inviati Onu la possibilità di prender parte allo stesso tour della base offerto a membri del Congresso e ai giornalisti, ma gli esponenti delle Nazioni Unite hanno respinto l`invito, giudicandolo una manovra di pubbliche relazioni completamente inutile. Le informazioni, spesso molto dettagliate, contenute nel loro rapporto, si basano sulle testimonianze di funzionari del governo Usa, nonché di alcuni dei 260 ex detenuti rilasciati perché innocenti – spesso dopo inenarrabili torture – e dei loro familiari e avvocati.
Nel mirino è, tra l`altro, l`alimentazione forzata dei prigionieri in sciopero della fame, scesi da 85 a 4 in poche settimane attraverso metodi di coercizione giudicati «aberranti». L`avvocato di Washington Thomas Wilner, che ha rappresentato 12 ex detenuti kuwaitiani, ha denunciato la pratica di legare su una sedia i prigionieri che rifiutano il cibo, alimentandoli due volte al giorno con il sondino nasale, il cui inserimento ed estrazione provoca sanguinamenti, vomito e infezioni. Ciò viola lo statuto della Croce Rossa Internazionale, secondo cui «i medici non dovrebbero mai partecipare ad alcuna forma di nutrizione coercitiva, neppure col pretesto di salvare una vita, perché tale azione può essere considerata una forma di tortura».
La risposta del governo Usa non si è fatta attendere. «È un attacco malevolo – ha commentato un funzionario anonimo – che mostra esattamente quello che non va con le Nazioni Unite oggi».

Alessandra Farkas

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