ECONOMIA. Il Rapporto OCSE boccia l`Italia

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(Il manifesto, 8 febbraio 2006)

L`Ocse boccia i condoni, il Fmi affila la scure

Rapporto sull`Italia: innovazione, scuola e ricerca sotto la lente. Commissioni bancarie: siamo i più cari

Giornata di pagelle per l`Italia. I guardiani di Washington preoccupati dal voto: «attenti a deficit e debito pubblico»

R. C.

Pagare meno, pagare tutti. Anche l`Ocse bacchetta la politica fiscale del governo Berlusconi, in particolare l`uso continuo e disinvolto delle «amnistie fiscali», alias condoni. Nel suo Rapporto diffuso ieri a Parigi, l`organizzazione per la cooperazione e sviluppo economico ripete i leit-motives – o fissazioni che dir si voglia – di sempre: liberalizzazioni, competitività, meno stato, più mercato. Ma infila anche tra le righe delle raccomandazioni solite qualche punta di veleno per l`epilogo berlusconiano: bacchettando i condoni, ma anche sottolineando i ritardi del sistema dell`educazione e la perdita di competitività complessiva. Più dolci alle orecchie governative le parole del Fmi, che ieri ha concluso la sua istruttoria sull`Italia promuovendo le riforme fin qui fatte ma annunciando anche tempi più duri: «la strada è ancora in salita», vi si legge. Tra le preoccupazioni immediate dei guardiani del Fondo c`è la fase pre-elettorale, per la quale si teme un assalto alla carovana dei fondi pubblici, mentre per il futuro si raccomanda l`impegno «a ridurre deficit e debito». Anche il Fmi concorda sul punto sottolineato dall`Ocse: «stop a misure una tantum e sanatorie». La critica dell`Ocse – il cui Rapporto è stato presentato ieri dal capo-economista Jean-Philippe Cotis – alle politiche fiscali del centro-destra è infilata nel capitolo sul cuneo fiscale: l`alto livello di tasse e contributi sul lavoro, vi si legge, penalizza l`occupazione e incentiva «il settore informale», ossia il lavoro nero. Ma per ridurre il cuneo, è il passo successivo, bisogna che da qualche altra parte le risorse si prendano: e la proposta è quella di aumentare il grado di efficacia dell`imposizione fiscale (insomma, lotta all`evasione) e piantarla con i condoni. Secondo capitolo è quello della innovazione legata alla competitività: qui i ritardi italiani sono misurati in numero di diplomati e laureati. Le soluzioni proposte vanno dall`aumento della qualità dell`insegnamento agli incentivi per la ricerca nelle piccole e medie imprese, al rafforzamento dei legami tra industria e settore scientifico. Altro tormentone caro all`Ocse: il pubblico impiego, per il quale si propone un sistema di retribuzioni commisurato ai prezzi della regione in cui si vive.

Ma se «la produttività del lavoro ha rallentato fin dal `95», così contribuendo a una «brusca perdita di competitività», secondo quanto scrive l`Ocse la colpa non è solo del settore privato dell`economia italiana ma anche del peso del settore pubblico. Qui nelle ricette dell`Ocse si ripete l`invito a privatizzare e liberalizzare, riferendosi ai monopoli dell`elettricità, gas, acqua, etc. Infine, il punto dolente delle banche. L`Italia è al terzo posto tra i paesi Ocse – dopo il Messico e la Turchia – e al primo tra i paesi del G7, nella classifica dei costi generali dell`intermediazione bancaria. Tali costi ammontano da noi – nella media – al 5%, laddove i paesi più virtuosi da questo punto di vista (Irlanda e Lussemburgo) sono all`1 per cento.

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