CASA. Il decreto sfratti. diritto o carità? Articolo di Sandro Medici

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(Il manifesto, 4 febbraio 2006)

SFRATTI

Quando la carità si è fatta casa

Sandro Medici

Ingannevole, deludente, penoso: tra annunci, litigi e vistosi dietrofront, ieri il governo ha infine varato un decreto piccolo piccolo che ha poi definito anti-sfratti. E` un`ulteriore tappa dell`agonia berlusconiana che si va consumando in queste settimane nelle sale di un Palazzo Chigi che somiglia sempre più al ponte del Titanic. Nel suo consueto stile elemosiniero, il governo ha stabilito che nei prossimi sei mesi a Roma, Milano e Napoli non si potranno cacciare di casa gli anziani, le famiglie a bassissimo reddito e quelle con disabili a carico. Una misura caritatevole che introduce un`odiosa discriminazione sociale, sul filo della povertà, di qualche euro in più o in meno sulla dichiarazione fiscale. Non si smentiscono, neanche a un passo dall`addio.
Questo decreto è come il bonus per i figli, mentre si tagliano i trasferimenti agli enti locali per gli asili nido, o come la dentiera gratis agli anziani, mentre si riduce la spesa sociale per l`assistenza. La legge finanziaria ha già dissanguato i fondi per il contributo all`affitto, non è stata avviata nessuna politica per il rilancio dell`edilizia popolare, e ora arriva questa proroga che, sì e no, riguarderà circa un migliaio di sfratti. E neanche in tutta Italia. Un sfrattato di Firenze o di Bari o di Palermo dovrà arrangiarsi, cioè uscire di casa e andare chissà dove. E tutto ciò in una situazione di acutissimo disagio. Si può ormai sostenere che il problema della casa non è più soltanto un diritto sociale inevaso, ma un diritto umanitario negato. I numeri che lo compongono fanno tremare le vene: tra i quaranta e i cinquantamila sfratti previsti entro il 2006, in una progressione sempre più incalzante a causa delle cartolarizzazioni immobiliari che escluderanno dall`acquisizione proprietaria altre migliaia di famiglie. Sarà un`emergenza serissima per il governo che uscirà dalle urne d`aprile. Che non consentirà più a nessuno di far finta di niente o di continuare ad autoingannarsi con la storiella che il mercato risolverà da solo il problema.

Al contrario, il mercato immobiliare, con il suo impressionante volume di rendita finanziaria, è stato negli ultimi anni uno dei fattori più attivi e distruttivi dell`economia reale: ha stressato allo spasimo gli equilibri del sistema economico, ha alterato più di altri i parametri del costo della vita, ha sfibrato i redditi familiari fino all`insostenibilità dei costi domestici. E non è un caso che la gran parte degli sfratti in esecuzione riguardino non più le necessità del proprietario, quanto il termine dei contratti di locazione. C`è un impoverimento generalizzato che ormai tocca segmenti sociali fino a ieri collocati una relativa solidità. Segno evidente di una difficoltà a star dietro i ritmi parossistici del mercato. Da qui, il fenomeno crescente del patrimonio inutilizzato: solo a Roma sono stati censiti circa 110.000 appartamenti vuoti.

L`impressione è che se non si offre subito questa disponibilità attualmente inerte, il nostro paese vivrà come un incubo l`emergenza sfratti, stressando le amministrazioni locali oltre ogni loro realistica possibilità. E` naturalmente necessario riaprire una stagione di intervento pubblico, di far partire cospicui programmi di edilizia popolare o comunque socialmente accessibile. Ma nel frattempo?

La requisizione pubblica di immobili privati continua a essere uno strumento estremo, una scelta disperata di fronte a una situazione altrettanto disperata. Ma da parte della grande proprietà immobiliare non si può più tollerare un atteggiamento così egoistico e insensibile, o meglio sensibile solo al proprio utile parassitario. Ci vorrebbe forse un patto sociale, la ricerca di un punto d`incontro tra domanda e offerta, magari sostenuto, laddove necessario, dall`intervento pubblico.

Chissà se anche di queste cose si preoccupa il programma dell`Unione.

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