ISTRUZIONE. Rapporto Ocse 2005 boccia la scuola italiana

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(da “La Repubblica”, venerdì 6 gennaio 2006, pagina 21 – Cronaca)

L´Ocse boccia la scuola italiana

Pochi diplomati e laureati, investimenti da Terzo Mondo

Il nostro sistema educativo risulta poco efficiente e non adeguato alla settima potenza industriale del mondo

Un elevato numero di insegnanti, costi rilevanti ma nei test di apprendimento i nostri allievi sono agli ultimi posti
Anche Malesia, Perù e Filippine ci superano nella percentuale dei titoli di studio

I docenti sono più vecchi della media e i loro stipendi fra i più bassi d´Europa

SALVO INTRAVAIA

ROMA – Quella dell´Ocse suona proprio come una brutta bocciatura. Osservando le migliaia di numeri e le decine di tabelle contenute nel ponderoso volume dal titolo “Uno sguardo sull´Istruzione 2005“ (Education at a Glance 2005), si comprende che scuola e università italiane arrancano. Costi elevati, investimenti stiracchiati e risultati scarsi. Insomma, un sistema inefficiente. Del resto, in un rapporto di qualche anno fa la scuola italiana è risultata seconda per complessità soltanto al Pentagono degli Stati uniti: una specie di elefante che si muove a fatica. I dati si riferiscono perlopiù al 2003 ma forniscono un´idea ben precisa del divario esistente fra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. E anche, con ogni probabilità, delle origini dei mali della nostra economia. L´annuale studio dell´Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – che raccoglie 30 paesi membri – è uno dei più attesi per coloro (politici, sindacalisti e addetti ai lavori) che si occupano di istruzione. Fatti i dovuti raffronti fra sistemi scolastici anche molto diversi, quello del nostro Paese non sembra affatto il sistema educativo della settima nazione più industrializzata del pianeta. Fra coloro che hanno un´età compresa fra 25 e i 64 anni, in Italia ci sono pochi diplomati: 44 su 100. Un terzo in meno della media dei paesi Ocse che ne contano 66 su 100 con Usa e Regno unito, rispettivamente, all´88 e al 65 per cento, che ci surclassano. Per numero di diplomati siamo al venticinquesimo posto superati da Polonia, Repubblica Slovacca, Corea, Cile e Perù. Stesso discorso per i laureati: appena 10 nel nostro paese e 24 in media negli stati Ocse. E fra i giovani laureati siamo penultimi, dopo Argentina, Malesia e Filippine. Ma non è tutto. I quindicenni italiani rimediano una vera figuraccia nel confronto con i coetanei degli altri paesi: nelle ultime posizioni per quanto riguarda i test Pisa di Matematica e sul Problem-solving e fanalino di coda (penultimi) nei test Iea Timss di Scienze. Ma contrariamente a quanto avviene nei paesi Ocse, in Italia, sono gli studenti delle statali a raggiungere risultati migliori rispetto a quelli delle private. Eppure, stando agli indicatori Ocse, la situazione italiana dovrebbe marciare verso altri lidi. Nella scuola media si contano poco più di dieci alunni per docente, contro i 14,6 della media Ocse. Anche il numero di alunni per classe è inferiore. Stesso discorso per il rapporto alunni/docenti. Ma alla resa dei conti i risultati sono deludenti: i quindicenni ripetenti sono il quadruplo della media Ocse. E di personale (docente e non docente) in Italia sembra essercene in abbondanza: 139 persone ogni 1.000 studenti, contro i 107 della media Ocse. Addirittura in calo, rispetto al 1995, gli investimenti pubblici, per cui veniamo superati anche da paesi come Jamaica, Zimbawe, Messico e la Tunisia, che arriva al 6,4 per cento. Ma, in Italia, il costo di un alunno (7.474 dollari equivalenti) supera (6.081 dollari) quello della media Ocse. Segno di un sistema inefficiente. Discorso diverso per gli studenti universitari: 8.363 dollari a testa contro i 10.655 dei paesi Ocse.E poi i docenti italiani sono troppo vecchi: nella scuola superiore il 90 per cento dei docenti ha più di 40 anni, la media Ocse è del 64 per cento. E le differenze riguardano anche gli stipendi, mediamente più bassi.

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