LAVORO NEL MONDO. Morire in miniera nel profondo della potenza Usa

Loading

NULL


(da “il manifesto”, 4 gennaio 2006)

Morire in miniera nel profondo della potenza Usa

West Virginia, la tragedia dei tredici lavoratori intrappolati a 80 metri di profondità riporta alla memoria una lunga tradizione di sfruttamento al limite dello schiavismo. Poeti-minatori, romanzieri e cantautori nel corso di due secoli hanno raccontato la storia di questo pezzo di America sconosciuto

ALESSANDRO PORTELLI

«Quando arriverò in cielo, parlerò a Dio del West Virginia». Così diceva nei primi anni del secolo Mother Jones, la leggendaria sindacalista ribelle. Mother Jones parlava di feudalesimo industriale, di un regno del terrore dominato dalle squadracce degli eserciti privati delle compagnie minerarie, di istituzioni asservite ai padroni. E` passato un secolo, le cose sono un po` cambiate, un po` sono rimaste le stesse. Annidato sulle alte colline degli Appalachi, il West Virginia nasce con la guerra civile: i montanari non vogliono combattere a fianco degli schiavisti, e si separano (il motto dello stato è ancora «Montani semper liberi»…). E` lo stato del carbone, delle fonderie, delle ferrovie; è qui che nel 1861 Rebecca Harding Davis ambienta il primo romanzo operaio americano (Life in the Iron Mills); qui, nel 1870, l`operaio nero John Henry muore nella sfida tra il suo martello e la perforatrice meccanica nel tunnel ferroviario di Big Bend, ed entra direttamente nella leggenda delle ballate (nonché in uno sconsolato romanzo, John Henry Days, di Colson Whitehead, 2002). E` in West Virginia che gli Hatfield e i McCoys danno vita a uno dei grandi racconti dell`immaginario nazionale, una sanguinosa faida familiare – destinata a ripercuotersi negli scioperi di mezzo secolo dopo (e in una dozzina di film fino ai tempi nostri: uno con Jack Palance del 1975, uno con Brad Pitt in uscita nel 2007…).

A cavallo del secolo, l`America scopre il carbone degli Appalachi, e cominciano i disastri: nel 1886 a Newburg, 39 minatori uccisi in un`esplosione; non meno di 7 disastri con 56 morti nel solo 1905; 85 morti a Stuart nel 1907; 361 nella più grande tragedia mineraria americana, la Fairmont Coal di Monongah… Molti minatori sono italiani; li caricavano a New York su treni coi finestrini dipinti di verde perché non vedessero dove andavano, e li scaricavano direttamente in West Virginia. Racconta Frank Majority, scalpellino (il suo nome è l`americanizzazione di Mongiardo): «Mio padre diceva che scesero dal treno, ed era notte. Nel buio, si vedevano solo i fuochi dei forni del coke sulla collina, e gigantesche figure nere che li alimentavano. Lui non aveva mai visto un nero. Credette di essere arrivato all`inferno, e che quelli fossero i diavoli». All`inferno ci stava davvero, ma per altre ragioni: nel 1903, il console d`Italia a New York avanzò una protesta ufficiale al governo americano per il trattamento semischiavistico a cui erano sottoposti i minatori italiani nelle città private delle compagnie minerarie in West Virginia.

Se uno prende oggi la strada che scende da Pittsburgh in Pennsylvania verso Charleston in West Virginia, passa accanto a luoghi simbolici della lotta di classe: Paint Creek, Cabin Creek, dove i minatori, nativi e immigrati, neri e bianchi, si ribellarono in lotte sanguinose. O può fare una deviazione e andare a cercare Matewan, che dà il titolo a un grande film di John Sayles. Fu qui che i minatori cercarono – come dice il titolo di un bel romanzo della scrittrice appalachiana Denise Giardina, Storming Heaven – di dare l`assalto al cielo: non la rivoluzione proletaria, ma i diritti elementari di libertà personale e di contratto collettivo. Sui minatori armati in marcia verso Blair Mountain, gli aerei delle compagnie, con la complicità del governo statale e federale, scaricarono decine di bombe. «Leggi sui giornali, e ti dice la radio, di mandare anche i tuoi figli a fare i minatori» – così canta Hazel Dickens, splendida voce country proletaria del West Virginia: «Ti dicono quanto sono sicure oggi le miniere: fai come tuo padre e porta a casa una bella paga».

Nel 1968, dopo una dozzina di inutili ispezioni, la miniera di Mannington, della Consolidated Coal Company, salta in aria. Continua Hazel Dickens: «Ma tu non stargli a credere, ragazzo mio; ricordati della tragedia della miniera di Mannington, dove 78 uomini sono stati sepolti vivi – per la mancanza di sicurezza in miniera è morto tuo padre». La sicurezza è l`ultima preoccupazione dei padroni e del sindacato, interessati al profitto e alla monetizzazione; ma è in cima ai pensieri dei minatori. Ricordo Mildred Shackelford, poetessa e minatrice: «Tu vieni qui a raccogliere conoscenze e non ci vuoi insegnare niente, perciò la gente ti aiuta volentieri; ma se eri un minatore del Galles che ci spiegava come funziona la sicurezza in miniera, allora ti starebbero a sentire». «Miniere, miniere, vi siete prese troppe vite; quando sarete soddisfatte e smetterete di strappare i nostri uomini dalle nostre vite?», canta Becky Ruth Brae, di Harlan, moglie di minatore: «Ve ne state lì sul fianco della collina e aspettate il momento, quando un altro poveraccio verrà a rischiare la vita facendo la sola cosa che gli avete insegnato a fare».

Mannington è il più tremendo ma non l`ultimo dei disastri in West Virginia: in altre miniere della Consolidation Coal, muoiono per esplosioni in galleria 9 operai nel 1972, 4 nel 1992. Eppure Hazel Dickens, operaia emigrata a Baltimore, canta anche «West Virginia, my home», casa mia: «Nel silenzio della notte scivolo via come un uccello in volo, verso le colline dove sono nata». Perché «le verdi morbide colline del West Virginia sono la cosa più vicina la paradiso che ho mai visto». Il West Virginia, l`Appalachia tutta, anche se sta dentro il grande Nord, somiglia a tutti i Sud del mondo: uccide ed espelle la sua gente, ma gli lascia un senso doloroso di identità: «Questa vita di città mi ha quasi distrutta, non mi ricordo più perché me ne sono andata, ma mi ricordo bene da dove vengo». E Merle Travis: «Quando morirò il mio corpo si indurirà e diventerà carbone; e dalla mia casa nel cielo guarderò giù, verso qualche povero minatore che scava le mie ossa».

********
Vane le ricerche dei 13 dispersi nella cava

Più che una speranza, è una preghiera. Ben Hatfield, l`amministratore delegato e proprietario della miniera di Sago, Tallmansville, in West Virginia, ha detto di avere ancora speranza che i tredici minatori rimasti intrappolati due giorni fa in un tunnel sotterraneo «si siano messi in salvo in un luogo sicuro» dopo l`esplosione. Fino a ieri sera, però, non c`è stato alcun contatto dei minatori con le unità di soccorso. Le operazioni sono continuate per tutta la giornata, nonostante i risultati «molto scoraggianti» dei test sulla qualità dell`aria nella miniera: l`alto livello di monossido di carbonio, pari a 1.300 parti per milione (mentre il livello che permette la sopravvivenza è inferiore a 400) è considerato il rischio maggiore, sia per i minatori intrappolati che per i componenti delle squadre di soccorso. I minatori sarebbero bloccati a circa 80 metri dal suolo. L`esplosione, che per ora resta senza spiegazione, non avrebbe provocato un incendio nel tunnel. Fuggire al più presto il più lontano possibile dall`esplosione e tentare di proteggersi dai gas velenosi è la procedura di sicurezza che viene adottata in circostanze come queste dai minatori. Il governatore della West Virginia Joe Manchin, parlando dopo una veglia di preghiera con i familiari dei minatori ha detto di «credere ancora in un miracolo». «I minatori e le loro famiglie – ha detto il portavoce del presidente George W. Bush – sono nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere». Sei minatori sono usciti illesi dall`esplosione. Altri quattro hanno cercato di raggiungere i loro compagni intrappolati, ma si sono trovati di fronte un muro di detriti. Le esplosioni nelle miniere di carbone sono in genere provocate dall`accumulo di sacche di metano. In inverno il pericolo cresce per la pressione barometrica esterna. I gas sono inodori, incolori e altamente infiammabili. La miniera di Sago produce ogni anno 800 mila tonnellate di carbone. Ispettori del governo federale, che hanno preso in esame le condizioni di sicurezza e sanitarie della miniera per oltre tre mesi e fino al 22 dicembre scorso, hanno evidenziato 46 violazioni. Alcune delle criticità riguardavano la cedevolezza delle volte e gli accumuli di metano e polveri.

/wp-contents/uploads/doc/“>


Related Articles

Blocco degli scrutini, Gelmini ci passa sopra

Loading

SCUOLA La protesta ha coinvolto 20 mila classi in Italia

Aspettando la fine del mondo

Loading

Venerdì 21 dicembre 2012 secondo un’antica profezia l’umanità  scomparirà . Dagli Stati Uniti alla Spagna, passando per la Turchia, la Cina e la Serbia, migliaia di persone si preparano per quel momento: qualcuno con ironia ma molti altri seriamente. Feste, pacchetti new age negli hotel, arche anti-alluvione: tutto è pronto. Perché in ogni caso di fronte a certi appuntamenti è meglio non farsi cogliere impreparati. La Nasa ha chiesto a uno dei suoi migliori scienziati di spiegare che non accadrà  null. Ma la psicosi non si ferma: i pochi luoghi ritenuti sicuri sono già  stati presi d’assalto

Al Monginevro No Tav contro neofascisti, tensione sul fronte migranti

Loading

La marcia dei centri sociali dopo il blitz xenofobo. Parigi invia rinforzi al confine

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment