Povertà invisibili: dopo le morti per freddo parlano gli operatori
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SENZA DIMORA 15.4630/12/2005
Il freddo uccide un`altra persona a Roma. A fronte della capillare rete dei servizi della capitale, in molti sfuggono all`assistenza (circa 2.000). Alcuni sono conosciuti, altri “invisibili“.
La voce di operatori e senza dimora
ROMA – Il freddo ha ucciso un`altra persona a Roma, è la seconda in due giorni. L`uomo, sulla cinquantina, è stato trovato morto questa mattina in un`auto parcheggiata nei pressi della stazione Tiburtina. Ieri era stato rinvenuto il cadavere di S.C., 22 anni, in un deposito della stazione Termini. Emergenza freddo? “Il freddo c`è, è indubbio, ma a Roma da anni non si interviene più in termini di emergenze, bensì con interventi organizzati e mirati“, così Roberta Molina, responsabile dell`Ostello Caritas adiacente la stazione Termini. Quest`anno il Comune ha attivato 4.176 posti letto coordinati dalla Sala Operativa Sociale, che gestisce telefonicamente gli ingressi e fa un monitoraggio continuo del territorio, a cui si aggiunge l`opera quotidiana dei volontari nelle mense e nelle unità di strada. Tuttavia, a fronte della vasta e capillare rete dei servizi, in molti sfuggono alle maglie dell`assistenza, circa 2.000 persone secondo le stime di Sant`Egidio. Sono loro i più a rischio durante l`inverno.
A chi aspetta che si liberi un posto nei circuiti saturi dell`accoglienza si aggiungono tutte quelle persone con forti disagi, anche psichici, sole, senza fiducia nei servizi, troppe volte ferite dalla vita per chiedere aiuto, talora con situazioni cronicizzate di povertà, disagio e dipendenze. Alcuni sono conosciuti dai servizi, altri sono invisibili, irraggiungibili perchè magari vivono in anfratti occupati abusivamente. “Con l`arrivo delle basse temperature – continua Roberta Molina – rivolgiamo a tutte queste persone l`attenzione dei volontari , che ogni sera distribuiscono in modo capillare cibo, bevande calde, e soprattutto sacchi a pelo e coperte per passare la notte“.
Non è solo il freddo però a preoccupare il responsabile dell`Help Center della Sala Operativa Sociale alla stazione Termini, Alessandro Radicchi: “Per ripararsi dal freddo molti fanno uso di alcol o altre sostanze per non sentire il gelo, correndo il rischio di perdere conoscenza, ubriachi, senza rendersi conto delle temperature e magari di non svegliarsi la mattina“.
Probabilmente è successo qualcosa di simile al giovane S.C., morto ieri notte proprio alla stazione Termini, a 15 binari dall`Help Center. S.C. “era conosciuto all`Help Center, veniva spesso – continua Radicchi -. Negli ultimi tempi non stava benissimo, se avesse chiesto aiuto ai nostri operatori il giorno prima al massimo avremmo potuto chiamare un`ambulanza e come cosa estrema l`avremmo sistemato attivando il circuito delle emergenze“. Ma S.C. non si è rivolto all`Help Center, né ad altri servizi, alla Caritas aveva mangiato in mensa dall`11 gennaio al 6 febbraio del 2005, poi non si era più fatto vivo. Come lui altre persone “sembrano rifiutare gli aiuti“.
G. è uno di loro, vive per strada, dorme all`aeroporto Fiumicino: “Siamo cittadini, e i centri non sono dignitosi per un cittadino, vai a vedere quello che c`è nei bagni la mattina! Ora io non ce l`ho con chi si buca, ma nemmeno voglio prendermi delle malattie! Le regole non sono rispettate e se non alzi le mani ti mettono tutti i piedi in testa. Però se lo fai ti cacciano, a te, a qualcun altro no. No grazie, preferisco stare fuori“.
Per P. la situazione è diversa: “Avevo il posto all`ostello Caritas, me ne sono andato, non ce la faccio più. Sento che sto per scoppiare un`altra volta. Non riesco a stare fermo, sono troppo agitato, non riesco nemmeno a dormire. Me ne sto al freddo, ho ripreso a bere e a farmi di Rivotril per calmarmi un po`, mi sto rovinando, lo so, ma da solo non ce la faccio, chi m`aiuta a me?“
Quali interventi possono aiutare le persone come G. e P. che non hanno fiducia nei servizi ma non per questo hanno meno bisogno di aiuto? “Per chi non accetta l`accoglienza rimane il rapporto coi volontari e le unità mobili della sala operativa – conclude Roberta Molina (Caritas) -, che ogni sera incontrano le persone, verificano se ci sono emergenze e, creando un rapporto di fiducia, portano le persone alle strutture“. “Strutture dignitose“ precisa Molina: “Le strutture sono dignitose e accoglienti, abbiamo equipe di psicologi e assistenti sociali. Il primo obiettivo è dare da mangiare e da dormire, poi però la persona va aiutata ad uscire dal circuito dell`assistenza, ammesso che lo voglia“. Dello stesso parere Radicchi: “L`assistenza non è un posto dove dormire, si lavora laddove c`è la volontà della persona di uscire da una determinata situazione“.
Intanto il Comune ha invitato tutti i cittadini a contattare il numero verde della sala operativa 800.440022 per segnalare le persone in difficoltà, temperatura prevista stanotte: meno due gradi. (Gabriele Del Grande)
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