AMNISTIA, SI RIAPRE IL DIBATTITO

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(da Avvenire del 13 dicembre 2005, pag. 9)

AMNISTIA, SI RIAPRE IL DIBATTITO

di D.Pao.

Si torna a parlare d`amnistia. Con le carceri ben oltre il limite massimo di capienza, stipate di quasi 60mila persone, e qualche altro migliaio di probabili ingressi a causa della legge ex-Cirielli su recidiva e prescrizione, era del resto inevitabile che il tema tornasse all`ordine del giorno. Accade periodicamente, ma finora non se n`è mai fatto niente e tre anni fa il mondo politico lasciò cadere persino l`appello per un gesto di clemenza che fece Papa Giovanni Paolo Il nel corso della sua storica visita al Parlamento italiano.

Ora, come ogni anno a Natale, periodo di cronache politiche generalmente più scarne, Marco Pannella promuove la sua iniziativa: una marcia per l`amnistia da tenersi il 25 dicembre a Roma. Le adesioni fioccano da destra e da sinistra. Un po` poche da sinistra, si lagnano i radicali. Il problema carceri, comunque, è reale. E Gaetano Pecorella (Forza Italia), presidente della commissione Giustizia della Camera, si dice pronto ad accogliere la richiesta del socialista Enrico Buemi di «riaprire il dibattito sull`amnistia».Con l`occasione Pecorella, che è anche un noto avvocato penalista, sottolinea che «su una materia tanto delicata per le aspettative che suscita, il Parlamento ha l`obbligo di prendere una decisione, positiva o negativa».

Nel frattempo Pannella scrive al leader dell`Unione Romano Prodi chiedendogli di partecipare alla marcia, Bobo Craxi del nuovo Psi stuzzica Silvio Berlusconi («singolare che non spenda nemmeno una parole a favore dell`amnistia»), il democristiano Publio Fiori rileva che ormai le prigioni italiane «non consentono di condurre una vita decorosa».

Sul fronte dei contrari Antonio Di Pietro, ex-pubblico ministero di Mani Pulite e oggi esponente del centrosinistra, che non trattiene un moto di fastidio: «Ogni, anno a ridosso del Natale, va in scena l`ipocrita rituale dell`amnistia — dice — che altro non è se non un modo per scaricarsi le coscienze e distogliere l`attenzione dal vero problema». Cioè, secondo il leader dell`Italia dei valori, l`esigenza di dare certezza alla pena, di fare in modo che questa consenta davvero il reinserimento sociale degli ex-detenuti («altrimenti chi esce oggi dal carcere rischia di rientrare domani»), di rendere più rapidi e processi e se necessario di costruire nuove carceri. Di Pietro, infine, annuncia che nel caso il Parlamento prendesse la strada dell`amnistia promuoverà «una grande manifestazione sulla legalità».

Dietro l` angolo, insomma, sembra esserci un rischio che conosce bene chi è attivo nell`ambito penitenziario. Se ne fa interprete Sergio Segio, un passato da terrorista in Prima Linea e oggi responsabile del Gruppo Abele di Milano: «Discutere dell`amnistia, sperando di arrivare a vararla, deve essere occasione di ridiscutere e riformare tutto, non palestra per un inutile ping-pong politico».

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