TAV: Ruspe e 2000 poliziotti per sgomberare Venaus
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Ruspe e 2000 poliziotti per sgomberare Venaus: mobilitiamoci subito, apriamo e colleghiamo vertenze territoriali
di Roberto Rosso
Quello che si attendeva è accaduto, nel modo più duro e violento. Le ruspe hanno travolto le barricate e le tende del presidio di Venaus, senza rispetto per nessuno. Oltre 2000 poliziotti hanno picchiato e respinto la gente al presidio. Non fanno passare neppure le ambulanze per soccorrere i feriti. Le RSU dichiarano lo sciopero generale. Indicazione di concentrarsi alla piazza del mercato di Bussoleno.Continuano le cariche Il dibattito astratto sui programmi elettorali entra nel merito. Il partito trasversale dell`appropriazione privata di ogni risorsa pubblica, dei beni comuni e del territorio, la logica predatoria delle grandi opere, scatena il proprio braccio armato.
La campagna di sostegno alla TAV Lione-Torino ha mostrato la trama degli interessi e dell`elaborazione politica dell`asse politico DS-MArgherita. Anni d`analisi sull`inconsistenza delle premesse economiche dell`opera, sulla pericolosità ambientale degli scavi, sulla devastazione ambientale e sociale prodotta in una valle trasformata in cantiere, ebbene tutto ciò non ha inciso sulla furia ideologica sugli interessi materiali di un blocco politico e sociale che trova la sua ragion d`essere, nella rete di società che nasce dalla privatizzazione dei servizi pubblici.
L`operazione cosmetica di punteggiare i programmi dell`aggettivo pubblico non riesce a nascondere la sostanza dell`operazione in corso. `Cambiare si può` abbiamo scritto, non vogliono cambiare. LA fabbrica del programma della Val di Susa ha lavorato per anni con pazienza e competenza, in maniera partecipata. In Val di Susa come in tutta Italia una rete straordinaria di competenze ha contestato nei particolari, nelle premesse nel disegno complessivo, la pratica di rapina che devasta i territori e le comunità.
La rottura di Venaus è irreversibile. La risposta immediata e capillare troverà il suo senso compiuto nella apertura di vertenze territoriali che si oppongano alla trasformazione sociale guidata dalla finanziarizzazione di ogni risorsa, dalla precarizzazione delle vite, dalla riorganizzazione del territorio segnata dalla delocalizzazione produttiva, dalla polarizzazione sociale, dalla privatizzazione dei servizi a rete, dalla distruzione di ogni legame solidale, di ogni traccia di wellfare municipale.
Lotte, vertenze e progetto. La complessità delle lotte, delle pratiche, dei movimenti di questi anni che in modo carsico innerva ogni territorio può e deve emergere, può e deve costruire una trama di lotte dove la parola vertenza indica opposizione radicale, capacità di interdizione sulla trasformazione criminale dei territori, indica, pratica e parla di progetto di trasformazione, concretamente determinato.
L`emergenza sociale, economica esistenziale che vive la formazione sociale del paese chiamato italia richiede risposte radicali e pazienti. La potenza della cooperazione sociale, delle intelligenze e delle vite messe al lavoro e disperse nella produzione di ricchezza espropriata, tanto invocata nei dibattiti e nei documenti si deve fare materia sociale che blocca e devia la traiettoria dell`esistente. Le grandi vertenze territoriali sono costitutive di soggetti titolari di sovranità, di iniziativa progettuale e produttiva.
Sul terreno specifico della mobilità della logistica locale e globale, della strutturazione dei territori, a cominciare dal territorio metropolitano infinito e spappolato che insiste sulla ex-città chiamata Milano, si può e si deve saldare la capillarità di lotte, progetti e comitati, il tessuto partecipativo delle nuove amministrazioni municipali, la trama dei movimenti di questi anni, per giungere ad una dichiarazione di emergenza e di mobilitazione.
Da subito pronunciamento di massa: blocco e rifiuto generalizzato dello stato di cose presenti.
Socialpress.it, martedì 6 dicembre 2005
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