Eataly, l’impero di Oscar Farinetti
Milano “Se vince la Lega non apro a Milano”. Era il febbraio 2013. Roberto Maroni ha poi conquistato la Regione Lombardia e Oscar Farinetti martedì prossimo a Milano inaugura non un negozio ma una cattedrale di Eataly: 5500 metri quadrati immersi in pieno quadrilatero della moda, a due passi da corso Como e quattro da Brera. È il secondo punto vendita di Eataly in città. Nell’ultimo anno, mentre il Carroccio si accomodava sulle poltrone lasciate da Roberto Formigoni, Farinetti ha aperto in piazza Cinque Giornate e ora si appresta ad alzare le quinte di quello che un tempo era il teatro Smeraldo, palco storico di Mina e Adriano Celentano; nel 2010 scelto da Beppe Grillo per annunciare la nascita del Movimento 5 Stelle, chiuso nel 2011 e venduto a Farinetti dalla famiglia Longoni, da 70 anni proprietaria dell’immobile. Il patron di Eataly ha pagato un milione 290 mila euro per i soli oneri di urbanizzazione e avrebbe voluto aprire il 25 aprile 2012, festa della Liberazione. Ma il Comune guidato da Giuliano Pisapia ha bloccato i lavori: la struttura era piena di amianto, con esattezza 12,5 tonnellate. “La solita burocrazia all’italiana”, polemizzò. Dopo cinque rinvii e due anni ora è tutto pronto. In onore alla coerenza o magari alla Lega, nel megastore campeggiano quattro enormi colonne verdi e i circa 400 dipendenti, assunti con i soliti contratti creativi da mille euro al mese, indosseranno Superga dall’inconfondibile colore bossiano. Ma l’uomo, da buon commerciante, è trasversale. Sostenitore e grande amico di Matteo Renzi, che lo voleva ministro nel suo esecutivo, ha intrattenuto rapporti con tutte le amministrazioni. Per trovare uno spazio adatto a un punto vendita a Roma si incontrò più volte con l’allora sindaco Gianni Alemanno. Il cuore però, ha sempre detto, “batte a sinistra”.
Padre partigiano condannato per rapina (sentenza cancellata) e sorella assessore
Nel 1980 Oscar era segretario del Psi ad Alba, paese di origine della famiglia Farinetti. Il padre Paolo, anche lui socialista, è stato un partigiano, ricorda con notevole frequenza e orgoglio il figlio, omettendo con altrettanta frequenza che venne arrestato e condannato per rapina: svaligiò, insieme a tre complici, un’ambulanza che trasportava le paghe degli operai della Fiat Ferriere. Ma era passato da poco il 25 aprile ’45 e la condanna fu poi cancellata. Fu lui ad avviare quello che oggi è l’impero Fari-netti. Prima un forno in pieno centro, accanto all’edificio che ora ospita il museo Beppe Fenoglio, poi la catena Unieuro che nel 2003 il figlio Oscar ha ceduto per 528 milioni di euro alla Dixon di Londra. Capitale con cui ha gettato le basi di Eataly. Partendo da Alba, quartier generale dell’impero. In Comune ci sono due “uomini” di Farinetti: la sorella Paola, assessore a cultura e turismo, e Giovanni Bosticco, commercialista di Eataly e assessore a trasporti ed economia. Candidata nel 2009 Paola prese solo 42 voti e non venne eletta, così il sindaco Maurizio Marello l’ha chiamata al posto del democratico Antonio De Giacomi, nominato vicepresidente della Fondazione bancaria Cassa di Risparmio Cuneo. Paola è anche nel consiglio della fondazione Mirafiore, presieduta da Oscar, che organizza incontri pubblici con personaggi dello spettacolo e della politica, gli ultimi ospiti sono stati Massimo D’Alema e Luca Cordero di Montezemolo. La Fondazione è nata nel 2010 e si trova nel cuore della Langa del Barolo, a Serralunga d’Alba, nella riserva bionaturale diFontanafredda, storiche cantine piemontesi oggi in mano a Eataly, un tempo tenuta di re Vittorio Emanuele II e della Bella Rosin. Una prima parte dell’azienda vinicola, il 64%, era passato a Farinetti nel 2008, il restante 36% era della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che nel 2010 ha ceduto la sua quota per 32,5 milioni di euro. Fontanafredda è ora uno dei marchi più diffusi nei 25 store Eataly. Dal negozio a New York, che nel 2013 ha registrato più visite del Moma, a Tokyo, Dubai, Istanbul. Il primo è nato a Torino nel 2007, grazie anche all’allora sindaco Sergio Chiamparino che concesse gratuitamente all’amico Oscar l’ex sede della Carpa-no. Lui li voleva per 99 anni ma Chiamparino gli rispose, in sabaudo: “Esageruma nen”, non esageriamo. Si accordarono per 60 anni: uno spazio da 2.500 metri quadri in cambio dei restauri, costati 7 milioni. Poi Roma, la Firenze dell’amico Renzi, Bologna, Bari, Genova e il mondo.
“Ma quale filosofia di slow food, ormai è solamente commercio”
Lo spazio di Torino fu il primo e, secondo molti l’unico, in cui davvero Farinetti ha rispettato la filosofia iniziale di Eataly: tutela del cibo, alimenti km zero, qualità alla portata di tutti. “Ora sono dei supermercati, in cui si tenta di vendere il made in Italy, ma i parametri di qualità dei prodotti è impossibile da rispettare se hai 25 punti vendita sparsi in ogni angolo del mondo”. Il ragionamento è di Bruno Ceretto, patron delle cantine Ceretto che da Alba ogni anno distribuisce quasi 1,5 milioni di bottiglie. Lui era amico di Paolo Farinetti. “Oscar l’ho visto crescere”. Quando diede vita a Eataly, ricorda, “venne a chiedermi se volevo entrare nella sua distribuzione e mi spiegò le condizioni: il primo anno di fornitura gratis e poi disse ‘si vedrà’, non gli risi in faccia perché lo conosco: è un commerciante”. Sono molti i produttori che lamentano questa tendenza. Sugli scaffali di Eataly c’è la pasta Barilla, la birra Moretti: alimenti propri della grande distribuzione. “Ma è normale se fai questi numeri; ripeto Oscar è un bravissimo commerciante”. E la qualità? La filosofia di Slow Food? la tutela dei piccoli produttori locali? “Lasciati ingannare, non disturbare il buon funzionamento del commercio”, diceva Wieslav Brudzinski.
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