La Libia precipita nel caos

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Giuseppe Acconcia,

Sale alle stelle la ten­sione in Libia e le isti­tu­zioni del post-Gheddafi — caduto gra­zie alla guerra aerea della Nato — appa­iono sem­pre più fra­gili. La scorsa dome­nica è stato preso d’assalto da mili­ziani armati il Con­gresso gene­rale nazio­nale (Cgn), il par­la­mento di Tri­poli. Il pre­si­dente del Con­gresso, Nuri Abu Suh­mein è apparso in seguito sugli schermi della tele­vi­sione pub­blica, denun­ciando il feri­mento di due depu­tati che cer­ca­vano di lasciare la zona a bordo delle loro auto­vet­ture. Sah­mein ha fatto rife­ri­mento all’irruzione di «alcuni mani­fe­stanti armati» nell’edificio.

Era il 10 otto­bre scorso quando un gruppo di mili­ziani tenne in ostag­gio per alcune ore il pre­mier libico Ali Zei­dan. Da quel momento il paese è pre­ci­pi­tato in una serie con­ti­nua di vio­lenze tra mili­zie che ha pro­fon­da­mente influito sui timidi ten­ta­tivi di ritorno alla nor­ma­lità. Lo scorso 17 feb­braio, terzo anni­ver­sa­rio dallo scop­pio delle rivolte del 2011, cen­ti­naia di per­sone sono scese in piazza a Tri­poli per pro­te­stare con­tro il pro­lun­ga­mento del man­dato del Con­gresso, deciso dai depu­tati libici. I mani­fe­stanti hanno assi­cu­rato che avreb­bero boi­cot­tato gli immi­nenti appun­ta­menti elet­to­rali. E così è stato, l’Alta com­mis­sione elet­to­rale nazio­nale (Hnec) ha annun­ciato infatti dati estre­ma­mente delu­denti sia in fase di regi­stra­zione degli aventi diritti sia di affluenza alle urne in occa­sione delle due tor­nate elet­to­rali per il refe­ren­dum costi­tu­zio­nale del 20 e 26 feb­braio scorso, per la for­ma­zione del Comi­tato dei ses­santa, inca­ri­cato di redi­gere la nuova Costituzione.

Come se non bastasse, non si pla­cano le vio­lenze nep­pure a Ben­gasi. Sette sono i morti nella sola gior­nata di dome­nica. Uno degli uccisi è un cit­ta­dino di nazio­na­lità fran­cese, l’ingegnere Patrice Real. Pro­se­guono quindi gli epi­sodi di attac­chi mirati a stra­nieri dopo il grave atten­tato all’ambasciata degli Stati uniti del set­tem­bre 2012 che aveva pro­vo­cato la morte del rap­pre­sen­tante di Washing­ton in Libia, Chris Stevens.

Non solo, un uffi­ciale delle forze spe­ciali è stato ucciso in un atten­tato. Omran Jumaa Al Obeidi è morto nell’esplosione di un ordi­gno piaz­zato sulla sua auto. L’uomo si tro­vava a bordo del vei­colo al momento della defla­gra­zione avve­nuta nel quar­tiere Sal­mani. Gli altri cin­que cada­veri sono stati ritro­vati a 40 km da Ben­gasi: uccisi da colpi d’arma da fuoco e con evi­denti segni di tor­tura. Si trat­te­rebbe di cit­ta­dini libici.

Anche a Ben­gasi si sono svolte nume­rose mani­fe­sta­zioni negli ultimi giorni. I cit­ta­dini pro­te­stano per i ripe­tuti epi­sodi di vio­lenza che stanno col­pendo quo­ti­dia­na­mente civili, espo­nenti delle forze di sicu­rezza, gior­na­li­sti e atti­vi­sti. Un gruppo di per­sone ha bloc­cato la cir­co­la­zione delle vie cit­ta­dine prin­ci­pali con sac­chi di sab­bia e coper­toni bru­ciati per pro­te­stare con­tro i con­ti­nui omi­cidi. La scorsa set­ti­mana sono stati ritro­vati i corpi di sette egi­ziani su una spiag­gia del capo­luogo della Cire­naica. Negli stessi giorni, 5 uffi­ciali sono stati uccisi in diversi agguati. Le vit­time erano uffi­ciali delle forze spe­ciali e un ex uffi­ciale della poli­zia giudiziaria.

Non solo, lo scorso sabato, un gruppo di uomini armati aveva teso un agguato al capo del Con­si­glio mili­tare a 500 km a est di Sirte. L’alto uffi­ciale ucciso è Makhlouf Ben Nas­seur al Fer­jani, morto a causa di ferite d’arma da fuoco alla testa e al petto. Infine, pro­se­gue il pro­cesso a carico di Saif al Islam Ghed­dafi, figlio del colon­nello, dete­nuto nella città di Zin­tan dopo la sua cat­tura nel novem­bre del 2011 nel sud del paese. Saif è accu­sato di aver ten­tato l’evasione e di aver oltrag­giato la ban­diera libica. La Corte penale inter­na­zio­nale ha spic­cato un man­dato di arre­sto nei suoi con­fronti nel giu­gno 2011.



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