Spending review in ritardo e Bruxelles congela la deroga ai conti pubblici di Roma

Loading

Quei numeri dovranno arrivare appunto fra oggi e domani, termine teorico fissato da Bruxelles, altrimenti si chiuderà lo spiraglio della cosiddetta «clausola investimenti». «Siamo al limite» ammonisce la Commissione Europea. Perché l’intesa con l’Ue era quella, secondo quanto ribadito da Bruxelles a Roma: una volta dimostrato che state attuando i risparmi promessi attraverso investimenti produttivi e cofinanziati con l’Europa, potrete «rosicchiare» uno 0,3%-0,4% in più rispetto all’attuale rapporto deficit-Pil, che è pur sempre al di sotto del limite del 3% fissato per tutti i Paesi dell’euro. In altri termini: quegli stessi investimenti produttivi non saranno calcolati nel cumulo del deficit. Anche se, ha ammonito proprio ieri il nostro ministero dell’Economia e delle finanze, «la clausola così come concepita è di fatto priva di utilità per l’Italia in quanto richiederebbe una manovra restrittiva di pari entità della flessibilità concessa, con effetti che sarebbero neutri o negativi sulla crescita nel breve periodo… il governo sta preparando il materiale analitico necessario ad assumere decisioni eventualmente da comunicare alla Commissione».
Nei mesi scorsi, lo stesso commissario Ue agli affari economici Olli Rehn aveva sottolineato che «la clausola per gli investimenti facilita un certo margine di manovra per investimenti produttivi per un Paese membro, se questo rispetta il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil». Ma sempre Rehn, in occasione della valutazione delle manovre finanziarie dei vari Stati, aveva poi indicato l’elevato debito pubblico italiano come la ragione del «divieto d’accesso» alla clausola tanto ambita. La comparsa all’orizzonte della «spending review» aveva poi cambiato in parte il paesaggio; e l’Italia si era vista concedere due mesi in più di margine, appunto per presentare i nuovi dati. Ma ora a Roma è caduto il governo, c’è gran confusione sulle nuove linee dell’economia, l’attività politica è praticamente congelata: e fra poco, il 25 febbraio, la Commissione Europea diffonderà le previsioni macroeconomiche invernali sull’economia, nelle quali — appunto — dovrebbero essere inseriti anche i dati sulla «spending review» italiana. È da qui che nasce l’urgenza. Le previsioni verranno diffuse da Strasburgo, in coincidenza con la seduta plenaria dell’Europarlamento. Per la verità, fra Bruxelles e Strasburgo, non molti hanno finora scommesso sulla possibilità italiana di agguantare la «clausola». Anche perché la Commissione chiedeva e chiede che l’Italia aggiusti strutturalmente il suo Pil dello 0,4%, prima ancora di aspirare alla clausola di flessibilità; Roma invece ha sempre puntato, per prima cosa, sulle privatizzazioni e la spending review .
La caduta del governo Letta sembra aver dato ancor più ragione ai pessimisti. Qualche giorno fa, poco prima delle dimissioni, l’allora premier Enrico Letta aveva spiegato quali risorse dovrebbero consentire un primo taglio alle tasse: la «spending review» operata da Carlo Cottarelli, con risparmi potenziali da 3 miliardi nel 2014, rappresentava la prima voce (altri 3 miliardi si attendevano o si attendono anche dalle autodenunce volontarie sui capitali esportati illegalmente all’estero, e altri 3 ancora dai risparmi sulla spesa per interessi determinati dal calo dei tassi). Da calcoli diffusi in seguito, 10 dei 18 miliardi messi da parte nel 2015 avrebbero dovuto — o dovrebbero — provenire dalla «spending review».
Luigi Offeddu


Related Articles

Il lavoro che uccide: più di 3,3 morti al giorno

Loading

Striscia di Sangue. Nei dati Inail sul 2021 mancano ancora i caduti per Covid di fine anno. Più 13% in agricoltura. Il ministro Orlando promette: presto altri 1.250 nuovi ispettori

Strage Umbria Olii, condannato l’amministratore “Non adottò misure di prevenzione”

Loading

Strage Umbria Olii, condannato l'amministratore "Non adottò misure di prevenzione" L’esplosione dei silos di Umbria Olii nel 2006

Sette anni e sei mesi per Giorgio Del Papa. Era il presidente del consiglio d’amministrazione all’epoca dell’esplosione dei silos, in cui morirono quattro operai. E aveva anche chiesto i danni ai familiari. Il tribunale di Spoleto ha stabilito che dovrà , inoltre, pagare un risarcimento di tre milioni di euro. La sorella di una delle vittime: “Ora può riposare in pace”. Il sindacalista al governo Monti: “Ripristinate il Testo unico per la sicurezza sul lavoro”   

Monti: “Senza sacrifici addio ai risparmi familiari” Frequenze tv, si farà  l’asta

Loading

Sì della Camera al decreto, niente Imu per la Chiesa. Il premier: “Faremo di più su crescita e liberalizzazioni L’allarme è ancora altissimo. C’è il pericolo che evapori parte del reddito degli italiani, dai più bassi in su. Ma ci salveremo” 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment