L’accordo sul nucleare iraniano diventa sempre più concreto
L’intesa di Ginevra sul nucleare del 24 novembre scorso diventa più concreta. Le autorità iraniane e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) si sono accordati su sette misure da applicare entro il 15 maggio prossimo per tenere sotto controllo il controverso programma nucleare. I negoziati tra rappresentati dell’Aiea e autorità iraniane si sono svolti a Tehran negli ultimi giorni. È stata raggiunta così una preliminare intesa trimestrale in vista della firma dell’accordo definitivo previsto entro sei mesi. L’accordo è stato discusso da un gruppo tecnico, mentre l’accordo politico aveva definito i punti cardine dell’intesa tra P5+1 (cinque paesi che siedono nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e la Germania). L’accordo aveva trovato la profonda opposizione francese, dei repubblicani negli Stati uniti, del governo israeliano e ampio scetticismo sulla buona volontà iraniana di adempiere alle promesse, da parte della diplomazia sauditi. «I repubblicani e alcuni democratici negli Stati uniti continuano a chiedere l’intensificazione delle misure contro l’Iran perché si sono resi conto che stavano funzionando e hanno spinto il regime degli ayatollah a un compromesso politico», ci spiega Ahmed Eshghyar, attivista anti-regime residente in Europa. D’altra parte gli ultra conservatori iraniani non vogliono cedere alle tentazioni nucleari di Tehran e continuano a chiedere di incrementare, anziché diminuire, come previsto dall’accordo, le attività di arricchimento dell’uranio.
Eppure nei prossimi mesi, secondo la nuova intesa tecnica, si intensificheranno le ispezioni dell’Aiea (che già ha visitato l’Iran l’8 dicembre e il 29 gennaio scorsi). Saranno previsti controlli aggiuntivi alla miniera di uranio di Saghand nei pressi di Yazd. Stesso trattamento sarà riservato alla fabbrica di concentrato d’uranio situata ad Ardakan e al centro di tecnologia sperimentale di Lashkar Abad. Saranno rese note poi informazioni aggiuntive sulla costruzione e lo sviluppo dell’impianto ad acqua pesante di Arak. Le autorità iraniane hanno assicurato che intendono rivedere i progetti di sviluppo per limitare le preoccupazioni avanzate dai negoziatori. Sarà poi messo sotto controllo lo sviluppo di detonatori (Exploding Bridge Wire detonators). Da parte sua, l’Aiea, nella nota diffusa nei giorni scorsi, ha ammesso che «l’Iran ha applicato le misure pratiche iniziali». Infine, saranno sottoposte a controlli alcune ricerche sullo sviluppo di polonio, portate avanti e poi fermate negli anni Novanta, dal regime iraniano.
Ma i malumori dei conservatori riguardano prima di tutto le decisioni in politica economica dei tecnocrati, ora al potere. Sono state dure le contestazioni dei nuovi piani di distribuzione di beni alimentari a cittadini a basso reddito, che nelle scorse settimane avevano prodotto file nelle principali città iraniane. Il governo aveva annunciato il provvedimento con lo scopo di toccare direttamente i tassi di inflazione, schizzati alle stelle lo scorso anno. Sono circa 4 milioni gli iraniani interessati dal provvedimento, perché dispongono di un reddito inferiore ai 5 milioni di rial al mese (170 dollari). Infine, il consigliere del presidente Hassan Rohani ed ex ministro dell’Intelligence ai tempi di Mohammed Khatami, Ali Younesi ha criticato il sistema giudiziario per il trattamento violento a cui sono sottoposti alcuni detenuti iraniani. Negli ultimi mesi, si registra infatti un incremento nelle esecuzioni in Iran. Lo scontro sul controllo del potere giudiziario riflette un più esteso tentativo dei tecnocrati di Rohani di conquistare spazio in palazzi del potere e amministrazioni pubbliche dopo la vittoria elettorale.
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