Torna la polio, i danni «collaterali» della guerra
Mentre l’India festeggiava ieri il suo terzo anno senza più la piaga della poliomielite, la malattia virale che da dieci anni aveva smesso di colpire la capitale afgana è riapparso nella città che ha le migliori strutture sanitarie del Paese. Kabul ha infatti scoperto il suo primo caso di polio dal 2001, spingendo il ministero della sanità a lanciare una campagna di vaccinazione di tre giorni e che ha setacciato casa per casa il quartiere dove abitava Sakina, una bambina kuchi (nomadi afgani) di tre anni. È figlia di un taxista e vive in un’area marginale della città, una delle tante periferie urbane della capitale nate in tre decadi di guerra e ingrossatesi a dismisura soprattutto negli ultimi anni con una crescita esponenziale della popolazione: da 500mila abitanti negli anni Ottanta a oltre quattro milioni. Ci sono stati 80 casi di polio in Afghanistan nel 2011 (erano 25 l’anno prima), 41 nel 2012 decrescenti poi nel 2013. Sakina è il secondo caso diagnosticato quest’anno, ma a spaventare è che si sia prodotto nella città con maggiori opportunità del Paese.
Se l’Oms dunque potrà presto dichiarare l’India polio-free, per l’Afghanistan la strada è ancora lunga. Perché? Paradossalmente è con l’arrivo dell’ultima guerra che la polio fa un balzo in avanti. I casi maggiori si registrano soprattutto al Sud, nella zona di Kandahar dove a un sistema sanitario collassato si uniscono assenza di governo e povertà endemica. Il trasferimento continuo di popolazioni, sia nel caso (tradizionale) dei nomadi sia nel caso di sfollati di guerra, facilita l’espandersi del virus e fa capire come sia arrivato nella capitale. Ci sono stati casi in cui i talebani afgani si sono opposti ai programmi di vaccinazione ma da tempo li hanno ormai accettati e in molti casi favoriti.
I successi sbandierati da un’occupazione durata oltre dieci anni però, se sono stati reali nel campo dell’istruzione, vedono scarsi progressi proprio in quello sanitario, con una preoccupante tendenza al rafforzamento della medicina privata in un Paese dove un bambino su dieci non supera i cinque anni di età.
L’Afghanistan non ha molti compagni di sventura. La polio è stata sconfitta quasi ovunque. Nel 1988 era endemica in 125 Paesi, ora solo in tre : Afghanistan, Pakistan e Nigeria. Anche in questi ultimi due la malattia si sposa con guerra, povertà e scelte ideologiche (dei talebani pachistani e del gruppo Boko Haram). La vicinanza col Pakistan e la porosità delle frontiere è sicuramente un fatto determinante che ha aiutato la recrudescenza di un virus che si trasmette per bocca in condizioni igieniche cattive. Il padre di Sakina fa spesso la spola col Pakistan, dove l’incidenza è maggiore (quasi doppia) e infatti buona parte dei casi di poliomielite in Afghanistan si verificano sul confine afgano-pakistano.
In Pakistan, la vicenda della polio ha più che un nesso con la guerra interna in corso: ieri un poliziotto è stato ucciso e un altro è stato ferito quando una squadra di vaccinazione antipolio è stata attaccata nel distretto di Dera Ismail Khan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa che aveva registrato un attacco simile due giorni fa. Secondo l’Oms, il Pakistan ha registrato 91 casi di polio lo scorso anno rispetto a 58 nel 2012. I talebani pachistani (Tehreek-e-Taleban Pakistan o Ttp), al contrario dei cugini afgani e come Boko Haram in Nigeria, sono violentemente contrari alle vaccinazioni, salvo rari casi di mullah che si sono detti favorevoli. Maulana Sami ul-Haq, per esempio. Il caponegoziatore del team protalebano, che ieri per la seconda volta si è incontrato con gli omologhi autorizzati dal governo pachistano per porre fine alla guerra col Ttp (i negoziati riprendono oggi), è un convinto teologo islamista noto come «Padre dei Talebani» ma ha emesso una fatwa per difendere le vaccinazioni antipolio, osteggiate dagli stessi che ora rappresenta.
Il lavoro del team è in salita: proprio ieri tre esplosioni all’interno del cinema Shama di Peshawar, dove si proiettano pellicole per adulti, hanno ucciso almeno 11 persone ferendone una ventina. Un episodio stragista simile a quello avvenuto 11 giorni fa al Picture House Cinema sempre a Peshawar, nella zona afgana della città nota come Kabuli Bazar.
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