“Tutti a Roma per Electrolux”

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“E’ ora di fare una mani­fe­sta­zione a Roma, per­ché quello della Elec­tro­lux è un caso nazio­nale”. Dai can­celli dello sta­bi­li­mento di Por­cia della mul­ti­na­zio­nale sve­dese, Mau­ri­zio Lan­dini chiama all’azione gli ope­rai. E in paral­lelo il governo: “Il primo e più urgente prov­ve­di­mento che ci aspet­tiamo è il rifi­nan­zia­mento dei con­tratti di soli­da­rietà pre­ve­dendo la loro decon­tri­bu­zione – spiega il segre­ta­rio della Fiom Cgil — si tratta di due punti che per­met­tono di ridurre oltre i tre euro il costo ora­rio del lavoro, senza abbas­sare il sala­rio. Ele­menti che tol­gono anche l’arma del ricatto alla mul­ti­na­zio­nale”. Che sul costo del lavoro ha di fatto basato il suo, con­te­sta­tis­simo, piano industriale.

Il pro­blema è che, anche su Elec­tro­lux, l’esecutivo di Enrico Letta è ter­ri­bil­mente timido. Durante la sua infor­ma­tiva a Mon­te­ci­to­rio, il mini­stro Zano­nato parte dal con­sueto assunto che man­cano i soldi e l’Europa non tol­lera l’intervento sta­tale. Poi anti­cipa: “Sono stati indi­vi­duati alcuni stru­menti che pos­sono soste­nere il gruppo sve­dese per­ché resti in Ita­lia, come i finan­zia­menti ‘a soste­gno di pro­getti di ricerca e inno­va­zione’. Le regioni, in par­ti­co­lare Friuli e Veneto, sono dispo­ni­bili a met­tere risorse. Ma anche qui biso­gna rispet­tare la nor­ma­tiva europea”.

La chiu­sura di Zano­nato (“si pos­sono uti­liz­zare la cig e gli ammor­tiz­za­tori che, a fronte di una ridu­zione di ora­rio, con­sen­tono ai lavo­ra­tori di man­te­nere il loro red­dito”) è troppo vaga per Serena Pel­le­grino di Sel. E la depu­tata friu­lana fa capire che l’uscita di Lan­dini ha più di un fon­da­mento: “Abbiamo pre­sen­tato una pro­po­sta di legge sulla decon­tri­bu­zione dei con­tratti di soli­da­rietà, sarebbe una solu­zione per la ver­tenza Elec­tro­lux e per tante aziende in crisi. Discu­tiamo e appro­via­mola. E visto che il governo ha abu­sato dei decreti, uti­lizzi pure la decre­ta­zione d’urgenza, per­ché qui si tratta dav­vero di una urgenza”. Sulla stessa linea (ma in ritardo) Cesare Damiano del Pd: “Pre­sen­te­remo una pro­po­sta di legge per ren­dere più con­ve­niente, sotto il pro­filo fiscale, l’utilizzo dei con­tratti di solidarietà”.

L’informativa di Zano­nato non con­vince nem­meno Lan­dini, che annun­cia un ver­tice Fiom su Elec­tro­lux e poi indica una con­tro­in­di­ca­zione nella ricetta gover­na­tiva: “Spero che in que­sta ver­tenza non ci sia una com­pe­ti­zione tra le regioni per la sal­va­guar­dia dei quat­tro sta­bi­li­menti del gruppo in Ita­lia”. Inter­viene anche Susanna Camusso: “Se Elec­tro­lux fa mar­cia indie­tro sulla chiu­sura di sta­bi­li­menti, è impor­tante. Però deve dirci che cosa vuol fare, quali pro­du­zioni e con quali carat­te­ri­sti­che, oltre che retro­ce­dere dall’idea che si pos­sono tagliare i salari”.

Intanto gli ope­rai vanno avanti con le pro­te­ste. E se è stato un po’ allen­tato il blocco delle merci in uscita da Por­cia, non si fer­mano i pre­sidi e le assem­blee nelle quat­tro fab­bri­che del gruppo. “Se ci sono dei cam­bia­menti nel piano indu­striale – tira le somme Mau­ri­zio Geron della Fim Cisl — l’azienda ce lo deve dire e ci deve par­lare al tavolo di con­fronto al Mise”. Quello ancora fis­sato per lunedì pros­simo. Men­tre dieci giorni più tardi, il 27 feb­braio, a Bru­xel­les ci sarà il ver­tice di tutti i sin­da­cati degli sta­bi­li­menti euro­pei di Elec­tro­lux (Ita­lia, Fran­cia, Ger­ma­nia, Sve­zia, Gran Bre­ta­gna, Spa­gna, Paesi Bassi, Polo­nia, Roma­nia, Unghe­ria e Bel­gio), per un’analisi indu­striale sugli elet­tro­do­me­stici ma anche sulla stra­te­gia sin­da­cale italiana.


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