Immigrati, la linea dura di Bruxelles A rischio i rapporti con la Svizzera
BRUXELLES — La vittoria del referendum anti-immigrati in Svizzera mette a rischio gli accordi e i rapporti tra l’Unione Europea e il governo di Berna. Lo hanno fatto capire a Bruxelles il Consiglio dei ministri, l’Europarlamento e la Commissione europea, le tre principali istituzioni Ue, per conto dei 28 Paesi membri.
Ma l’allarme è scattato anche per le conseguenze politiche dell’approvazione della scelta della Svizzera da parte di movimenti euroscettici nazionali, già pronosticati in ascesa (soprattutto in Francia, Regno Unito e Olanda) nelle elezioni europee del maggio prossimo. La Lega ha chiesto un referendum anti- immigrati anche in Italia.
La responsabile per la politica estera dell’Ue, la britannica Catherine Ashton, al consiglio dei ministri degli Esteri Ue a Bruxelles, ha dichiarato che l’esito del referendum in Svizzera «va in una direzione che non è la più facile in una prospettiva europea» e che le istituzioni Ue «sono al lavoro per vedere come procedere». Netta è apparsa la posizione critica di Francia, Germania e Italia, che tutelano anche i rispettivi lavoratori frontalieri. Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha detto che «il voto preoccupa perché significa che la Svizzera intende richiudersi in se stessa». Il nuovo capo della diplomazia tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha ammonito che in questo modo la Svizzera «si danneggia da sola» perché la sua economia «vive di scambi con i Paesi europei». Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha ammesso che la situazione è «molto preoccupante per l’Italia e per l’Europa». Il Lussemburgo, diretto concorrente della Svizzera come paradiso fiscale e centro bancario, ha definito la volontà degli svizzeri «da rispettare», ma «inaccettabile» per l’Ue.
Il contrasto decisivo è legato alla possibile introduzione di quote per gli immigrati, che oggi sono stimati al 25% dei circa otto milioni di abitanti della confederazione elvetica. Questi limiti violerebbero il principio della libera circolazione dei cittadini e farebbero saltare gli altri accordi tra Bruxelles e Berna su commercio, trasporti, agricoltura, appalti pubblici o ricerca. Perfino treni e aerei non potrebbero più operare liberamente tra la Svizzera e il territorio dell’Ue.
Si bloccherebbero anche gli accordi futuri. Già domani gli ambasciatori dei 28 Paesi presso l’Ue dovrebbero dare mandato alla Commissione Ue per negoziare l’armonizzazione automatica delle regole istituzionali con il governo svizzero. Ora potrebbero annunciare un clamoroso stop delle trattative per lanciare un segnale politico netto. Soprattutto dopo che il ministro della Giustizia di Berna, Simonetta Sommaruga, ha definito l’esito del referendum anti-immigrati «una decisione fondamentale con conseguenze di vasta portata».
Molti governi Ue temono che la tendenza degli svizzeri possa estendersi nei Paesi dove i movimenti euroscettici stanno assecondando l’irritazione popolare contro l’immigrazione straniera. La leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, ha esultato per l’esito del referendum in Svizzera. Sulla stessa linea si sono espressi il leader dell’Ukip britannico Nigel Farage, l’olandese Geert Wilders e il segretario della Lega Nord Matteo Salvini.
Anche il solitamente moderato ex premier del centrodestra francese François Fillon, che teme il sorpasso del Front National della Le Pen alle elezioni europee, ha esortato l’Ue a prendere atto della decisione «naturale» degli svizzeri.
Ivo Caizzi
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