Grillo sul palco (senza politica): stasera niente parolacce

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Né post affilati come coltelli. Non ci sono truppe pentastellate. E, miracolo, nemmeno nemici da abbattere a insulti. È una serata tra amici. Gli amici di Pegli, quartiere di Ponente: Grillo, 65 anni, Paoli, 79, il grande architetto Renzo Piano, 76, (assente per impegni). Uniti da un vuoto, da un unico ricordo: quello di Arnaldo Bagnasco, autore, conduttore, sceneggiatore e dirigente Rai, scomparso nel luglio 2012 a 76 anni dopo aver lasciato un’impronta importante nella storia della tv italiana (da Mixer a Punto e a capo ). Un Grillo diverso, showman, per una serata diversa. Così almeno doveva essere nelle intenzioni. Il primo accenno alle asprezze dell’attualità arriva in apertura di spettacolo quando, con toni leggeri, cerca di spiegare ai 600 in platea la sua nuova condizione di pluri indagato. Cose già scritte sul blog, con qualche aggiunta. «Mi hanno spiegato — dice — che il reato da me commesso è di una particolare fattispecie: violazione di sigillo già portato via dal vento…». Il riferimento è al blitz compiuto tempo fa in una baita in Val di Susa a sostegno dei No Tav. «Un sigillo inconsapevole» prosegue Grillo tra le risate del pubblico (e tre fischi). «Se penso a quanto costerà il processo, mi viene da dire: ma quanto viene ‘sto sigillo? Mi faccia un preventivo!».
Per 3 ore mezza, tanto dura lo spettacolo, il leader 5 Stelle resiste alla tentazione della politica. Ma a mezzanotte, proprio in chiusura, al momento del saluto finale, cede clamorosamente: prima ricorda alcuni passaggi della battaglia parlamentare dei grillini (dal femminicidio al decreto Imu-Bankitalia), quindi invita il pubblico (presente in teatro, è bene ricordarlo, nel ricordo di Bagnasco) «a starci vicino, a salire sul treno che sta passando perché questa è l’ultima occasione». Propaganda pura. Peccato, perché fino a quel momento aveva vinto il Grillo artista. Che maramaldeggia con tenerezza Paoli: «Una volta, quando ancora mi invitavano alle Feste dell’Unità, andai con Gino. C’erano 40 mila persone. Lui va sul palco e canta una canzone che si intitola Non andare via . Alla prima strofa va via la luce. Alla seconda l’audio. Alla terza Gino Paoli…». Poi ricorda Bagnasco («Una grande testa, un amico enorme»). E quindi la frecciata alla tv di Stato: «Solo grazie a lui, all’epoca dirigente Rai, sono riuscito a fare due puntate…». Giorgio Albertazzi, con i suoi 90 anni, è presente in teatro con un video. Attorno alla coppia Grillo-Paoli ruota una decina di attori tra recite e musica. In platea l’ispiratore della serata: Flavio Gaggero, amico di don Gallo, impropriamente soprannominato «il dentista dei vip» perché annovera tra i suoi clienti numerosi personaggi (tra cui lo stesso Grillo), ma in realtà uno che da sempre si spende per le persone meno abbienti e che di recente ha rivelato che nel convulso dopo elezioni della primavera scorsa «fui contattato dal Pd per convincere Beppe ad incontrare Bersani, ma senza risultato». Grillo sforna battute, racconta aneddoti. Altro colpetto alla Rai: «La pubblicità sul canone? Dicono che si deve e si vede e invece non si vede un c…». Ancora musica. Fino a quella chiusura da comizio. Non da tutti gradita. Sicuramente evitabile.
Francesco Alberti


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