Le nozze tra pari e il divario fra ricchi e poveri che lievita

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La stessa tendenza sta rivoluzionando l’universo dei sentimenti anche fuori dagli ospedali. L’imprenditore non si sposa con la segretaria ma con la manager. L’avvocatessa con l’avvocato. Si chiama «assortative mating», accoppiamento tra pari, e in America è diventato un oggetto di studio per gli economisti.
Nel 1960 solo il 25% degli uomini laureati aveva una moglie altrettanto istruita, oggi sono intorno al 50 per cento. Il reddito di lui e quello di lei sono correlati molto più strettamente di allora. Nello stesso periodo il numero di ore di lavoro è aumentato più per le donne sposate con uomini benestanti che per quelle con un marito malpagato. La marcia verso la parità nelle professioni e nei legami sentimentali è un’ottima notizia, naturalmente, ma neppure la più auspicabile delle trasformazioni sociali è priva di effetti collaterali. Anche l’uguaglianza tra lui e lei ha un rovescio della medaglia: l’irrigidimento dei confini tra le classi sociali. Il ragionamento è intuitivo. Se coloro che hanno più successo fanno coppia tra loro, i meno fortunati dovranno mettere su casa con i propri simili. Ora uno studio pubblicato dal National Bureau of Economic Research conferma l’ipotesi. Jeremy Greenwood e colleghi hanno analizzato i dati relativi a centinaia di migliaia di coppie americane, concentrando l’attenzione sul coefficiente di Gini. Questo parametro tende verso lo zero quando l’uguaglianza nella distribuzione della ricchezza è massima e verso l’uno quando è minima. Negli Stati Uniti vale 0,43 e secondo i calcoli degli economisti avrebbe un valore migliore se le coppie fossero assortite in modo casuale (0,33 come nel 1960).
Non è più vero insomma che gli opposti si attraggono ma forse non lo è mai stato. I simili si sono sempre piaciuti e non è una novità che le unioni avvengano prevalentemente all’interno di uno stesso ceto sociale. Rispetto al passato, però, ci sono almeno tre differenze. La prima è che oggi lei può scegliere di non fare soltanto la moglie. La seconda è che la modernità consente di trovarsi più facilmente: ci sono ambienti di lavoro specializzati, luoghi virtuali per conoscere persone con gusti simili ai nostri, mezzi di trasporto che ampliano il raggio di ricerca del partner ideale. La terza differenza è che gli incentivi a formare coppie omogenee sono più forti di cinquant’anni fa. Secondo l’Economist nel 1960 una coppia di laureati guadagnava il 76% in più della media, nel 2005 il 119 per cento in più.
Se la ricchezza del mondo è concentrata nelle mani di una minoranza tanto esigua di «paperoni», comunque, non è certo colpa dei matrimoni egualitari. Anche se il numero delle donne nella parte alta della piramide è aumentato, sono ancora poche quelle all’apice, nota il Financial Times . La disuguaglianza introdotta dall’accoppiamento tra pari, in ogni caso, dovrà trovare correttivi diversi dal ritorno ai vecchi tempi che furono. Molte infermiere non vogliono sposare un medico, vogliono diventarlo. E non è detto che oggi Cenerentola si innamorerebbe ancora del principe azzurro. Forse alla fatina chiederebbe di studiare, accedere a professioni diverse da quelle dei genitori e andare a vivere con chi le pare.


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