La Germania rinvia: «Sulla Bce decida l’Europa»

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BERLINO — I loro dubbi sulla legalità del «piano Draghi» sono sicuramente notevoli. Ma i togati di Karlsruhe, supremi custodi della Costituzione tedesca, hanno deciso di cedere la parola alla Corte di giustizia europea, evitando di bloccare l’azione della Bce, che, solo con l’annuncio del suo presidente, aveva nel settembre 2012 calmato le turbolenze più forti nella crisi del debito. A Francoforte si tira un sospiro di sollievo, il governo di Berlino attende «rispettosamente» le decisioni che arriveranno da Lussemburgo, dove si parla generalmente un linguaggio diverso e conteranno di meno le rigidità della Bundesbank. Gli euroscettici che avevano presentato i loro ricorsi pensano alle loro prossime mosse e parlano, con il vicepresidente della Csu Peter Gauweiler, di un importante «successo intermedio». Sarà anche così, ma dalla giornata di ieri Eurotower non è certamente uscita sconfitta.
In realtà, con una decisione presa da sei giudici contro due (che hanno presentato un parere diverso), la Corte costituzionale tedesca non è stata affatto tenera nei confronti del programma Omt (Outright Monetary Transactions) sull’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi indebitati nel mercato secondario in cambio di riforme e di interventi per il risanamento di bilancio. Mario Draghi lo aveva tirato fuori dal cassetto, un anno e mezzo fa, dopo aver promesso che avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per scongiurare una catastrofe.
Secondo i giudici vestiti di rosso, invece, ci sono «importanti ragioni» per ritenere che il piano anti-spread oltrepassi il mandato della Banca centrale europea in termini di politica monetaria, scavalchi le competenze dei Paesi membri e rappresenti una violazione del divieto di finanziare i bilanci nazionali. Il nodo rimane sempre quello del mandato della Bce, che era stato al centro del dibattito iniziale svoltosi in giugno con lo scontro tra il membro tedesco del board, Jörg Asmussen (oggi diventato viceministro del Lavoro nel terzo governo Merkel) e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, grande accusatore e paladino della più rigida ortodossia monetaria.
Chiarito il loro preoccupato punto di vista, i giudici di Karlsruhe non hanno però escluso, con un passaggio che è stato definito contraddittorio da molti osservatori, la possibilità di una «interpretazione restrittiva» del piano Omt, conforme al diritto, e si sono espressi perché l’acquisto dei titoli di Stato, se venisse compiuto, sia limitato e non illimitato, che è l’altro grande tema su cui si era concentrata la discussione nella seduta pubblica in cui intervenne anche, difendendo la Bce, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Su tutto questo viene quindi chiamata in causa, con una mossa in parte attesa ma senza precedenti nella storia delle decisioni dei supremi giudici tedeschi (che ha fatto usare il termine «paura» al quotidiano conservatore «Frankfurter Allgemeine Zeitung») la corte di Giustizia europea, istituzione comunitaria incaricata di garantire l’osservanza del diritto nell’applicazione dei Trattati dell’Ue, composta da un rappresentante per ogni Paese. Saranno loro a dire l’ultima parola, che dovrebbe essere anche quella definitiva.
La Banca centrale europea ha «preso atto» di quanto hanno stabilito i togati tedeschi e ha voluto ribadire per l’ennesima volta che il programma Omt è coerente con il suo mandato. «Siamo molto fiduciosi», ha dichiarato Yves Mersch, lussemburghese, uno dei componenti del comitato esecutivo di Eurotower. Soddisfazione è stata espressa anche, a Bruxelles, dalla Commissione Barroso. Il ministro italiano degli Affari europei, Enzo Moavero, ha definito «importante» che la Corte costituzionale tedesca si sia allineata al principio del «primato del diritto Ue su quello degli Stati membri». Il problema sono a questo punto i tempi, perché le decisioni della Corte di giustizia europea hanno un iter generalmente non rapido e sono in tanti a ritenere che l’azione della Bce possa essere condizionata dall’attesa di questo ulteriore pronunciamento. Non è un caso che questo protrarsi di una situazione di incertezza abbia fatto reagire negativamente i mercati. Un ostacolo, comunque è stato rimosso. Il timore di un no tedesco al piano Draghi sembra scongiurato.
Paolo Lepri


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