Camusso non convince il Pignone

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Quando si arrab­bia anche l’aristocrazia ope­raia, il sen­si­bile baro­me­tro di casa Cgil segnala subito brutto tempo. E al Nuovo Pignone, auten­tica fab­brica sim­bolo della Firenze indu­striale, esem­pio ormai seco­lare di alta tec­no­lo­gia espor­tata in tutto il pia­neta, i lavo­ra­tori sono, civil­mente, arrab­biati. Non sol­tanto a causa dell’assai discusso Testo unico sulla rap­pre­sen­tanza. Sul quale, giorno dopo giorno, si adden­sano sem­pre più le cri­ti­che “dal basso” anche di altre cate­go­rie stra­te­gi­che della Cgil, come ad esem­pio i chi­mici della Filc­tem. In una situa­zione già di per sé con­flit­tuale, la goc­cia che stava per far tra­boc­care il vaso era il pro­getto della segre­te­ria di Susanna Camusso di richia­mare in ser­vi­zio, ai piani più alti di Corso Ita­lia, l’ex diri­gente metal­mec­ca­nico Ric­cardo Nen­cini. Una ipo­tesi da non tra­durre in pra­tica, è stato l’immediato giu­di­zio di una Fiom che al Pignone ha la mag­gio­ranza (21 su 33) dei dele­gati Rsu dei circa tre­mila addetti del grande sta­bi­li­mento di pro­prietà di Gene­ral Electric .

Come da tra­di­zione, i panni spor­chi non sono stati lavati in piazza. Addi­rit­tura que­sta volta la lava­trice è stata avviata senza carico. Una moral sua­sion, tanto robu­sta quanto sot­ter­ra­nea, che ha fatto archi­viare il pro­getto. Con il passo indie­tro fatto dallo stesso Nen­cini, che dopo essere stato asses­sore per dieci anni nelle due giunte comu­nali di Leo­nardo Dome­nici, ha lavo­rato fino al dicem­bre scorso (come “Respon­sa­bile pro­getti e rela­zioni isti­tu­zio­nali”) nella Optima srl, agen­zia di con­su­lenza sulla “gestione delle risorse umane” e sul lavoro interinale.

La discus­sione è stata così rein­di­riz­zata sul nodo più impor­tante da scio­gliere. Quello di un Testo unico sulla rap­pre­sen­tanza che anche l’ala “rifor­mi­sta” della Fiom, sem­pre mag­gio­ri­ta­ria al Nuovo Pignone, non rie­sce a con­si­de­rare posi­ti­va­mente. Con pun­tuali moti­va­zioni, spie­gate anche ieri mat­tina in assem­blea alla segre­ta­ria gene­rale della con­fe­de­ra­zione. Nella let­tera con cui Susanna Camusso era stata invi­tata a Firenze, oltre all’implicito punto e a capo sul caso Nen­cini, c’era infatti l’esplicita richie­sta della Fiom di un dibat­tito aperto con i lavo­ra­tori, in con­trad­dit­to­rio con il segre­ta­rio gene­rale dei metal­mec­ca­nici Mau­ri­zio Landini.

Nella discus­sione, che si è svolta a porte chiuse, il con­fronto sul Testo unico sulla rap­pre­sen­tanza non ha por­tato novità sostan­ziali. “Siamo rima­sti sulle rispet­tive posi­zioni – tira le somme Daniele Calosi che guida la Fiom fio­ren­tina – ma sono state apprez­zate sia le richie­ste dei lavo­ra­tori di cer­care di fare un passo avanti, sia la dispo­ni­bi­lità di Susanna Camusso a inter­ve­nire per difen­dere il Testo unico”. Al ter­mine la numero uno della Cgil ha diplo­ma­ti­ca­mente osser­vato: “La Rsu del Nuovo Pignone ci ha pro­po­sto un ragio­na­mento molto inte­res­sante sia sul valore fon­da­men­tale di un con­gresso uni­ta­rio, sia sulla volontà di affron­tare alcune que­stioni di merito e la neces­sità di supe­rare que­sta situazione”.

Da Camusso è arri­vata, ancora una volta, la pro­po­sta di affron­tare il tema del Testo unico sulla rap­pre­sen­tanza “alla fine del con­gresso, per­ché siamo ormai in fase molto avan­zata dei con­gressi di base”. Ma sul punto Mau­ri­zio Lan­dini, che già nell’assemblea toscana dei qua­dri e dei dele­gati Fiom aveva cri­ti­cato aper­ta­mente que­sta impo­sta­zione, segna­lando l’anormalità di una pro­po­sta che inse­riva in un cam­mino con­gres­suale già ampia­mente defi­nito un argo­mento di tutt’altro genere e di gran­dis­sima impor­tanza, ha riba­dito la posi­zione della Fiom: “Se la Cgil non fa votare gli iscritti e i lavo­ra­tori inte­res­sati all’accordo, sta vio­lando il suo sta­tuto. E sta deci­dendo di aprire una crisi demo­cra­tica della Cgil nel rap­porto con i lavo­ra­tori”. Se poi Camusso ha osser­vato che “non si può ridurre il valore del con­gresso della Cgil a un dibat­tito interno, per­ché la Cgil non lo merita”, la replica di Lan­dini è rima­sta quella espressa in tutti gli attivi regio­nali dei dele­gati metal­mec­ca­nici: baste­rebbe sospen­dere per soli venti giorni il con­gresso, e nel periodo far votare tutti i diretti inte­res­sati al Testo unico sulla rappresentanza.


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