Camusso: sulla rappresentanza decide il congresso

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Nella lettera Camusso sottolinea come l’accordo firmato sulla rappresentanza sia «una vittoria storica della Cgil, perché la democrazia è la nostra seconda pelle. Il contratto nazionale per essere valido dovrà avere il voto positivo della maggioranza dei lavoratori e il consenso della maggioranza dei sindacati rappresentativi nella categoria. Questo regolamento, per la prima volta, stabilisce il diritto dei lavoratori a esprimere attraverso un voto il proprio consenso o il proprio dissenso a un accordo che li riguarda».
DEMOCRAZIA
La numero uno della Cgil ha anche affrontato la questione delle tensioni con la Fiom: «In questi giorni c’è chi dice che le assemblee congressuali degli iscritti non possano essere il luogo dove si decide sugli accordi in materia di democrazia e rappresentanza e sul relativo documento attuativo. Questo stupisce e non poco. C’è da augurarsi che nessuno pensi ai nostri iscritti come persone incapaci di esaminare e discutere dei temi proposti insieme ai documenti congressuali. Anche perché, è sempre bene ricordarlo, parlare di democrazia e rappresentanza significa affrontare il cuore stesso della proposta avanzata in tutti i documenti congressuali».
Dal fronte interno avverso al segretario è però arrivata a stretto giro di posta la replica di Gianni Rinaldini, coordinatore dell’area programmatica «La Cgil che vogliamo» e membro del direttivo. Rinaldini, ex leader della Fiom, ha presentato un ricorso alla commissione Statuto della Cgil, chiedendo di intervenire «rispetto alla violazione delle norme statutarie avvenute in occasione della firma da parte del segretaria generale della Cgil del Testo Unico sulla rappresentanza».
Secondo Rinaldini, che si trova sulle stesse posizioni del segretario generale della Fiom, Landini, Camusso avrebbe violato due articolo dello Statuto (per la precisione il 6 ed il 17): per aver firmato «senza aver ricevuto alcun mandato a farlo. Qualsiasi atto successivo è a questo punto da considerarsi falsato, perché si configura inevitabilmente come un voto di fiducia sulla segretaria generale».
L’ex leader della Fiom chiede quindi alla Commissione Statuto «di ripristinare l’applicazione delle norme statutarie con la sospensione della firma e la consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati. In caso contrario intendo sapere scrive quale interpretazione motivata dello statuto può giustificare tale comportamento, visto che avrebbe un significato sul presente e sul futuro della vita democratica della Cgil». Oggi lo stesso Rinaldini che aveva già scritto alla commissione di Garanzia, invierà un altro ricorso alla commissione Politica della Cgil.


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