Divieto per coppie fertili e diagnosi preimpianto la legge sulla fecondazione torna alla Consulta

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ROMA — La Legge 40 è ancora una volta sotto è processo: accusata di essere incostituzionale, di non rispettare l’uguaglianza, il diritto alla salute e alla famiglia dei cittadini. Smontata a colpi di sentenze in 28 processi da quando è stata approvata il 19 febbraio di dieci anni fa, la legge sulle fecondazione assistita torna alla Consulta. Oggetto: il divieto di accesso alle coppie fertili.
Il giudice Filomena Albano del tribunale di Roma ha infatti sollevato dubbi di costituzionalità sul divieto di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto per le coppie fertili, anche se portatrici di malattie genetiche trasmissibili. Non solo, ha anche sottolineato che il diritto della coppia ad «avere un figlio sano» e il diritto di autodeterminazione nelle scelte procreative sono «inviolabili » e «costituzionalmente tutelati ».
Sino ad oggi possono ricorrere alla provetta solo le coppie sterili o quelle in cui l’uomo ha malattie virali, come l’Aids, sessualmente trasmissibili. Non chi ha malattie genetiche che invece, grazie alla diagnosi preimpianto, permessa a suon di sentenze e ora prevista dall’iter della fecondazione assistita, potrebbe scegliere gli embrioni sani da impiantare evitando traumatici aborti. Questo divieto è stato contestato da sentenze di tribunali italiani, che hanno concesso deroghe alle coppie, e anche dalla Corte europea di Strasburgo che nel 2012 ha condannato l’Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Sottolineando l’incoerenza del nostro sistema che da un lato vieta alla coppia fertile ma portatrice di una malattia genetica di ricorrere alla diagnosi preimpianto, e dall’altro, con la legge 194 le permette l’aborto terapeutico nel caso il feto sia affetto dalla stessa patologia.
A portare la legge 40 ancora una volta davanti ai giudici è stata una giovane madre con una storia che «è la prova dell’assurdità di una norma che mi vieta di fare la fecondazione e la diagnosi preimpianto, necessaria per scegliere un embrione sano visto che ho il 50% di probabilità di passare a mio figlio la distrofia muscolare Becker. Una legge che allo stesso tempo mi consente l’aborto se il feto è malato ». La signora, insieme al marito, si è rivolta al tribunale di Roma, seguita dall’avvocato Filomena Gallo, presidente dell’associazione Coscioni, e da Angelo Calandrini. Dopo un primo aborto aveva infatti chiesto ad un centro romano di accedere alla fecondazione assistita per poter fare gli esami sull’embrione, ma le è stato negato. Ora la questione passa nelle mani della Consulta che l’8 aprile dovrà pronunciarsi anche sul divieto di eterologa e di donare embrioni alla ricerca.
«Ancora una volta sono state le coppie, con le loro drammatiche storie, e i tribunali a cambiare una legge ingiusta perché il parlamento non ha saputo o voluto tutelare i cittadini», stigmatizza Filomena Gallo. In effetti tre pilastri della legge sono stati abbattuti in aula: il divieto di produzione di più di tre embrioni, l’obbligo di impianto contemporaneo di tutti gli embrioni prodotti e il divieto di diagnosi preimpianto.


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