Cina, un Capodanno magro Stop a banchetti e regali

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PECHINO — Xu Hao ha 27 anni, dal 2010 è dipendente pubblico nella provincia dello Zhejiang e guadagna 5 mila yuan al mese, circa 600 euro. I suoi coetanei compagni di università che hanno trovato impieghi nel settore privato prendono 9 mila yuan al mese, ma Xu finora era appagato, pensava di «essere qualcuno». Alla fine del 2012 Xu aveva ricevuto un bonus di 20 mila yuan (2.500 euro): carte prepagate per lo shopping, biglietti per il cinema, cesti di frutta, stecche di sigarette, liquori. L’ufficio di Xu organizzava anche qualche viaggio premio all’estero, con la scusa dell’aggiornamento. Una sorta di tredicesima non scritta nei contratti, ma scolpita nella tradizione della enorme burocrazia cinese.
«Quest’anno ho ricevuto meno della metà», dice quasi vergognandosi Xu Hao. Quest’anno ci sono le «otto direttive» del Comitato centrale del Politburo, emanate per ordine del compagno presidente Xi Jinping. Basta con «l’edonismo, la stravaganza», la corruzione. Basta banchetti di fine anno, basta regali costosi, gite finanziate, uso di auto di servizio a scopo privato. In una parola, addio benefit più o meno illeciti e tollerati.
Il nuovo anno lunare cinese, quello del Cavallo, comincia il 31 gennaio. Queste celebrazioni sono definite «festa di primavera», un inno all’ottimismo che quest’anno molti hanno ribattezzato «l’inverno dello statale». Dice un altro dipendente pubblico: «Io lavoro da dieci anni e ricordo bene quando non si doveva andare al mercato per fare la spesa, perché a casa arrivava di tutto, dal riso all’olio di semi».
Questi sfoghi non sono segreti, non arrivano alla stampa occidentale attraverso incontri clandestini (ai membri del partito è vietato discutere questioni «sensibili» con gli stranieri). Basta sfogliare i giornali cinesi per trovare titoli sul nuovo corso. Il Beijing News ha pubblicato i risultati di un sondaggio tra dipendenti pubblici di vario grado in cinque province compresa Pechino: il 93 per cento ha risposto che il lavoro è diventato più duro e che per effetto del taglio dei «bonus» il salario reale è diminuito. L’80% del campione non ha ricevuto alcun regalo nel 2013.
I primi a essere tagliati sono stati i banchetti degli uffici, chiamati «nianhui». China Mobile, gigante statale della telefonia, fino all’anno scorso festeggiava in un albergo a cinque stelle. Ora si scende nella mensa aziendale. Al ministero delle Finanze di questi tempi l’anno passato il grande tavolo della portineria era circondato da pacchi dono per i dipendenti: ora sulle scrivanie dei ministeriali c’è solo un cavallo di legno, gentile e inutile pensiero della direzione. La parola d’ordine è frugalità. Come si fa a riunirsi a pranzo a spese del contribuente quando il presidente Xi Jinping a Natale si è presentato in un fast food di Pechino, ha ordinato ravioli ripieni di maiale con cipolla e una zuppa di verdure, spendendo 21 yuan (2 euro e 50)?
Un impiegato è finito sotto inchiesta per aver messo su Weibo (il Twitter cinese) la foto di una serata al karaoke: gli hanno contestato di aver dato un’immagine di «lusso edonista» a tutto il suo ufficio. Casi come questo preoccupano anche Xi Jinping. Informato del disagio nell’armata della pubblica amministrazione, il presidente ha dichiarato: «Noi vogliamo tagliare i banchetti lussuosi, i brindisi infiniti tra funzionari che appesantiscono il servizio al popolo, ma ogni azienda ha le sue feste a fine anno, che servono al morale. Non dobbiamo abolire tutto».
Il dato più interessante dal sondaggio di Beijing News è questo: il 64‰ degli statali dice che «senza i doni e i benefit della nostra posizione ufficiale, ci dobbiamo adattare a essere persone ordinarie». Insomma, Xi Jinping sta dando un segnale forte al Paese, ma un conto è rimettere sotto controllo la corruzione grave dell’alta burocrazia, un altro umiliare e demotivare i quadri. Passare di colpo da una carta prepagata a un cavallo in miniatura, può far imbizzarrire gli statali nell’anno del Cavallo.
Guido Santevecchi


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