Cannoni ad acqua sui dimostranti Ore di battaglia nelle strade di Kiev
MOSCA — La nuova legge sulle manifestazioni di piazza ha avuto l’effetto di ridare fiato alle proteste contro il presidente ucraino Viktor Yanukovich che ha voltato le spalle all’Europa per stringere un’intesa con la Russia.
Ieri più di centomila persone (200.000 secondo alcune fonti) hanno occupato pacificamente la Maidan, il centro di Kiev, fino a tarda sera, quando alcuni dimostranti hanno cercato di sfondare gli sbarramenti di polizia con lanci di sassi e petardi. Ci sono stati scontri, contusi e feriti (4 poliziotti sarebbero gravi), mentre uno dei leader della protesta, l’ex pugile Vitalij Klitschko tentava di bloccare i giovani che si scagliavano contro i cordoni di polizia.
La norma varata dal parlamento dove i filo-Yanukovich sono in maggioranza, si richiama alla legge già in vigore da tempo in Russia. Proibisce l’uso di caschi e passamontagna, di altoparlanti; vieta di erigere tende e di partecipare a «disordini di massa».
Così ieri gli ucraini hanno risposto scendendo per le strade in tantissimi, come non si vedeva da molto tempo. Alcuni portavano sulla testa pentole e scolapasta, altri indossavano maschere di carnevale, per ridicolizzare le nuove misure. Naturalmente c’erano altoparlanti e tende, le stesse che sono rimaste ininterrottamente sulla strada principale da prima di Natale.
Le proteste erano iniziate quando a dicembre il presidente aveva abbandonato il tavolo della trattativa per l’associazione all’Unione Europea affermando che l’operazione sarebbe stata troppo costosa per l’Ucraina. Per un po’ Yanukovich ha tentato di giocare la Ue contro la Russia, fino a quando Putin non gli ha fatto un’offerta che lui non poteva rifiutare: crediti per 15 miliardi di dollari e riduzione di un terzo del prezzo del gas.
Le concessioni russe avevano tagliato le gambe alla protesta che nelle settimane seguenti era continuata solo con la presenza per le vie di Kiev di poche migliaia di persone. La parte orientale del Paese, quella che parla russo e che guarda molto più volentieri a Mosca che a Bruxelles, è favorevole all’intesa e sostiene Yanukovich.
Così nei giorni scorsi il presidente ha pensato che, vista la sua forza e la debolezza degli avversari, fosse arrivato il momento di giocare la carta decisiva per mettere a tacere i critici. La legge anti-manifestazioni è stata presentata alla Rada e approvata rapidamente. Ma il fuoco della protesta si è subito riacceso e ora l’opposizione prova a puntare in alto. Vuole raccogliere milioni di firme per sfiduciare il presidente, dice che il potere in carica non è più legittimo. «Abbiamo il diritto di non rispettare la legge e certamente la boicotteremo», ha dichiarato uno dei leader nazionalisti che appoggiano la protesta (e che suscitano un qualche imbarazzo tra i democratici), Oleh Tyahnibok. La Casa Bianca ieri ha avvertito che potrebbe considerare di applicare delle sanzioni contro il governo di Kiev se non cesseranno le violenze contro le proteste.
Klitschko, l’ex pugile, ha invitato Yanukovich a fare marcia indietro: «Trovi in se stesso la forza necessaria e non rischi di fare la fine di Ceausescu e di Gheddafi». Ma al di là delle intenzioni, appare assai difficile che l’opposizione possa far saltare il banco. Anche perché non ha ancora trovato al suo interno un leader carismatico e accettato da tutti. Non lo è Klitschko e non lo è Yulia Tymoshenko, che ancora si trova in carcere.
Fabrizio Dragosei
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