A Roma, città degli sfratti, Silvio difende la sua casa

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Sil­vio ha 53 anni. È un inse­gnante di edu­ca­zione musi­cale rima­sto senza lavoro tre anni fa. Dopo 17 anni di con­tratti a pro­getto nelle scuole ele­men­tari dove ha inse­gnato chi­tarra, mar­tedì 21 gen­naio dovrà affron­tare uno sfratto per «moro­sità incol­pe­vole». L’ufficiale giu­di­zia­rio si pre­sen­terà alla porta dell’appartamento dove vive nel quar­tiere romano di Cen­to­celle con un fab­bro e, con ogni pro­ba­bi­lità, con la forza pub­blica. Suo­nando Bach alla chi­tarra, Sil­vio rac­conta la sua sto­ria in un video auto-prodotto da uno dei movi­menti per il diritto all’abitare nella Capi­tale, i Bloc­chi Pre­cari Metro­po­li­tani (Bpm).

Dopo il diploma al con­ser­va­to­rio, e anni di pre­ca­riato, Sil­vio è riu­scito a com­prarsi uno stru­mento di livello che ha dovuto ven­dere per pagare l’affitto e le bol­lette. Dopo avere perso il lavoro, ha inviato nume­rose domande ma ha rice­vuto rispo­ste nega­tive da scuole pub­bli­che e pri­vate. Allora ha ini­ziato a ven­dere i suoi beni per affron­tare l’emergenza. «La prima volta che ho incon­trato l’ufficiale giu­di­zia­rio è stato ter­ri­bile – rac­conta – io non ho un altro posto dove andare altri­menti lo avrei già fatto. In que­sta casa ci vivo da 18 anni».

Un giorno, cam­mi­nando nel quar­tiere, ha letto un volan­tino dei Bpm con­tro gli sfratti per moro­sità incol­pe­vole. «Ho incon­trato per­sone nella mia stessa situa­zione – con­ti­nua Sil­vio – capi­scono il mio pro­blema e rea­gi­scono». Con loro ha ini­ziato a fare pic­chetti anti-sfratto e a cer­care di difen­dere per­sone come lui. «Una volta ho assi­stito allo sfratto di una fami­glia con bam­bini – aggiunge – c’erano tanti agenti in tenuta anti­som­mossa, sono stati but­tati fuori». «Io mi bar­ri­cherò den­tro casa e non esco». «Noi saremo al suo fianco – assi­cu­rano i Bpm — e con­ti­nue­remo a lot­tare per il blocco gene­ra­liz­zato degli sfratti e degli sgom­beri».
Pas­sate le festi­vità nata­li­zie, la tre­gua anti-sfratti è finita.

La sto­ria di Sil­vio è pur­troppo esem­plare di quello che sta acca­dendo in silen­zio nelle città, grandi e pic­cole. Con il decreto Mil­le­pro­ro­ghe di fine dicem­bre il governo Letta ha cer­cato di affron­tare la situa­zione, ma inu­til­mente. Ha rin­viato al 30 giu­gno 2014 gli sfratti abi­ta­tivi per finita loca­zione. Gli inte­res­sati sono poco più di un migliaio di inqui­lini. Sono esclusi quelli morosi, cioè la stra­grande mag­gio­ranza (il 90%). La pro­roga si applica nei con­fronti dei «con­dut­tori con red­dito annuo lordo com­ples­sivo infe­riore a 27 mila euro». Tale pro­roga riguarda solo le fami­glie che hanno un figlio a carico, per­sone ultra ses­san­ta­cin­quenni, malati ter­mi­nali oppure por­ta­tori di han­di­cap con inva­li­dità almeno al 66%.

Que­sti cri­teri restrit­tivi ave­vano pro­vo­cato la rea­zione del segre­ta­rio nazio­nale dell’Unione Inqui­lini Wal­ter De Cesa­ris: «Que­sto governo è cru­dele, cinico e bugiardo – ha detto – cre­de­vamo che non si arri­vasse a que­sto punto, ma il peso della lobby del mat­tone conta più anche del sem­plice buon senso». Domani i movi­menti per la casa hanno con­vo­cato una gior­nata nazio­nale di azioni con­tro gli sfratti per moro­sità incolpevole.

«Bloc­che­remo le strade e i flussi pro­dut­tivi» afferma Paolo Di Vetta, por­ta­voce dei Bpm. A Roma saranno quat­tro i cor­tei che si diri­ge­ranno verso Porta Pia, sede del mini­stero delle Infra­strut­ture, e rag­giun­ge­ranno gli auti­sti dell’Atac a piazza dell’Esquilino dove, insieme ai loro col­le­ghi pro­ve­nienti da diverse città, pro­te­ste­ranno con­tro le pri­va­tiz­za­zioni delle aziende del tra­sporto pub­blico.
Secondo la Fillea-Cgil dall’inizio della crisi (2008) sono stati emessi 265 mila sfratti per moro­sità e 140 mila prov­ve­di­menti sono stati ese­guiti. Sono almeno 200 mila i nuclei fami­liari che hanno rice­vuto prov­ve­di­menti di pros­sima ese­cu­zione. Il fondo per gli affitti, rifi­nan­ziato dal governo con 100 milioni di euro per il 2014 e il 2015, e quello per le moro­sità (solo 40 milioni) «non rap­pre­sen­tano una rispo­sta signi­fi­ca­tiva poi­ché le risorse sono insuf­fi­cienti» sostiene la Cgil.

Già a set­tem­bre 2013 Feder­casa aveva denun­ciato que­sto aumento pre­oc­cu­pante degli sfratti. «Se nel 2000 la moro­sità si atte­stava in ambito nazio­nale al 12,4%, il dato ha rag­giunto nell’ultimo rile­va­mento il 20,6%, con una punta del 40,8% nelle regioni del Sud — aveva affer­mato Emi­dio Ettore Isac­chini, pre­si­dente di Feder­casa — Cre­sce il numero delle fami­glie biso­gnose di una casa popo­lare, men­tre dimi­nui­scono le dispo­ni­bi­lità eco­no­mi­che delle stesse». Il «record» della moro­sità è a Sud. Nel 2000 era del 25,5%. Nel 2012 è arri­vata al 40,8%.


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