Le verità nascoste sul porto di Goia Tauro

Loading

La vicenda delle navi con le armi chi­mi­che siriane da boni­fi­care appare tra­gi­co­mica. Intanto per­ché molti aspetti della vicenda risul­tano scon­cer­tanti per come essa viene gestita, poi per­ché molte verità restano in ombra. La man­canza di chia­rezza con­tri­bui­sce d’altra parte ad accre­scere i sospetti sul modo in cui la par­tita viene gio­cata dalle auto­rità di governo e ad acuire la ten­sione sul ter­ri­to­rio calabrese.

Le que­stioni in gioco sono in realtà mol­te­plici e non pos­sono essere ricon­dotte ad assiomi salot­tieri o bana­liz­zanti come quando si afferma che, in fondo, si sta sola­mente ope­rando per il «pro­gresso della civiltà». Essi meri­tano più di una rifles­sione, e qual­cuna a taglio squi­si­ta­mente tec­nico; si intrec­ciano aspetti ambien­tali, eco­no­mici, logi­stici, poli­tici.
Un bel carico di armi chi­mi­che dovrebbe lasciare la Siria, attra­verso il porto di Lata­kia, per essere distrutte negli Usa, in Gran Bre­ta­gna, in Ger­ma­nia. Le due navi danesi (Taiko ed Ark Futura) di cui si parla in que­sti giorni, dovreb­bero tra­spor­tare solo una prima parte di mate­riale da smal­tire (560 ton­nel­late) verso Gioia Tauro; non è ancora ben chiaro quante altre navi segui­ranno la stessa rotta, cer­ta­mente la vicenda non si risol­verà rapi­da­mente. Ma una cosa tutta da chia­rire è la neces­sità del tra­sbordo a Gioia Tauro sulla nave ame­ri­cana Cape Ray; per­ché non cari­care diret­ta­mente le merci a Lata­kia evi­tando il tran­sito da porti terzi?

Gio­care con armi letali com­porta sem­pre dei rischi e quindi con­viene evi­tarne la mani­po­la­zione il più pos­si­bile; a Gioia Tauro si dovrà neces­sa­ria­mente far pas­sare le merci attra­verso le ban­chine, atteso che le navi coin­volte non sono navi con­tai­ner, ma navi Ro-Ro (ovvero con por­tel­lone e carico oriz­zon­tale). Risponde dun­que a fal­sità la noti­zia che le ope­ra­zioni di tra­sbordo deb­bano avve­nire senza sbarco a terra e senza stoc­cag­gio. E i rischi ci sono, ancor­chè si tenda a mini­miz­zare. Peral­tro le merci per­mar­ranno nel porto 24–48 ore. Lad­dove avve­nisse un inci­dente grave, il migliore dei porti ita­liani potrebbe per­dere tutto il suo valore e la sua attrat­tiva, para­dos­sal­mente per un’attività che nulla ha a che vedere con la sua natu­rale voca­zione di porto com­mer­ciale civile.

Per­ché Gioia Tauro tra tanti porti alter­na­tivi nel Medi­ter­ra­neo? Intanto vi è da dire che a monte, prima ancora di pun­tare su Gioia Tauro, era stata pre­scelta l’Italia come nazione pro­ta­go­ni­sta. Quindi nulla a che vedere con le carat­te­ri­sti­che di dota­zione o di sicu­rezza por­tuale. Per­ché non Cipro, la Tur­chia, la Libia, la Spa­gna, Malta, l’Olanda o il Bel­gio? Evi­den­te­mente il governo nazio­nale si è assunto una respon­sa­bi­lità note­vole e la mini­stra Bonino, agguer­rita soste­ni­trice dei diritti civili qual­che decen­nio fa, esprime oggi posi­zioni alquanto discu­ti­bili sulla scena internazionale.

Nei giorni scorsi è cir­co­lata la voce circa 5 pos­si­bili porti nazio­nali, poi è arri­vata la deci­sione del Governo di pun­tare su Gioia Tauro. Per­ché mai? Non occor­rono ban­chine par­ti­co­lar­mente attrez­zate per la movi­men­ta­zione per­ché le navi coin­volte sono imbar­ca­zioni da tra­sporto rela­ti­va­mente pic­cole e non richie­dono né grandi fon­dali (hanno meno di 10 metri di pescag­gio) né grandi spazi< di mano­vra. Non occor­rono gru di ban­china, né tec­no­lo­gie di movi­men­ta­zione par­ti­co­lar­mente sofi­sti­cate, trat­tan­dosi di movi­men­ta­zione di cari­chi oriz­zon­tali. Pro­blemi di sicu­rezza? Il porto cala­brese viene addi­tato, spesso stru­men­tal­mente, come peri­co­loso in ter­mini di secu­rity per la sua posi­zione in terra di mafia e per le cro­na­che fre­quenti circa i traf­fici di droga; non risulta allora con­trad­dit­to­rio dichia­rarlo il porto più sicuro d’Italia? Non sarebbe stato pre­fe­ri­bile un porto mili­tare, visto che i rischi sareb­bero più legati alla secu­rity (atti ter­ro­ri­stici) che non alla safety (mani­po­la­zione dichia­rata a basso rischio)?

Il Governo ita­liano prova a tran­quil­liz­zare asse­rendo che nel 2013 il porto di Gioia Tauro ha gestito 30 mila ton­nel­late di sostanze tos­si­che di cate­go­ria 6.1 (su 1500 con­tai­ner) che è la stessa di quella del mate­riale in arrivo dalla Siria. Da que­sto punto di vista vi sono molti porti che sur­clas­sano di gran lunga Gioia Tauro in ter­mini di volumi e di pre­sta­zioni; si dice una mezza verità per avval­lare una deci­sione che, ancora una volta, non sta in piedi.

Ma ci sono altre con­si­de­ra­zioni che meri­tano di essere poste all’attenzione. Nel corso degli ultimi dieci anni il porto di Gioia Tauro è stato iso­lato e dimen­ti­cato nelle poli­ti­che di governo nazio­nale e regio­nale. Quello che poteva diven­tare il porto paese, traino di una eco­no­mia por­tuale nazio­nale, è rima­sto al palo, soste­nuto uni­ca­mente dall’iniziativa pri­vata di alcuni grandi gruppi arma­to­riali. Per il resto si è assi­stito a varie forme di distra­zione ammi­ni­stra­tiva, con fondi e pro­getti che sono rima­sti sulla carta e crisi pagate a caro prezzo dai lavo­ra­tori e dal ter­ri­to­rio cala­brese. Come non pen­sare al man­cato svi­luppo delle reti? In que­sti anni il porto e il Mez­zo­giorno hanno subìto poli­ti­che scel­le­rate: in Europa per­dita del Pro­getto prio­ri­ta­rio 1 Berlino-Palermo, can­cel­la­zione del Cor­ri­doio 21 (Auto­strade del Mare), in Ita­lia mor­ti­fi­ca­zione del tra­sporto via ferro che ha impe­dito a Gioia Tauro di risul­tare com­pe­ti­tivo dal punto di vista della logi­stica rispetto ai porti del Nord Europa (da una decina di treni/giorno, in pochi anni si è scesi a zero); in Regione con pro­grammi sban­die­rati sui gior­nali e sem­pre disat­tesi (man­cato inse­dia­mento di imprese, man­cato svi­luppo della logi­stica, gateway fer­ro­via­rio rima­sto una chi­mera). E’ evi­dente che Gioia tauro si aspet­tava altro, meri­tava ben altro.


Related Articles

Clima. Joe Biden tradisce le promesse, riprendono le trivellazioni

Loading

Il presidente Usa annuncia che per far fronte alla crisi riprenderà la vendita di concessioni su terreni pubblici alle compagnie petrolifere. Gli ambientalisti definiscono la decisione una capitolazione in un momento cruciale per combattere il cambiamento climatico

Beni comuni e predazione privata

Loading

In un celebre brano della Ricchezza delle Nazioni Adam Smith osservava che «le cose che hanno il maggiore valore d’uso hanno spesso poco o nessun valore di scambio; e, al contrario, quelle che hanno maggior valore di scambio hanno spesso poco o nullo valore d’uso.

Legambiente inaugura la settimana del clima con un blitz in Campidoglio

Loading

Della Seta: ”Per vincere la madre di tutte le battaglie l’Italia deve intraprendere un drastico cambio di rotta”. Sette giorni

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment