Datagate, Obama riforma lo spionaggio

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NEW YORK — Dopo averla promessa in estate, nel pieno della bufera per le rivelazioni di Edward Snowden sul programma di spionaggio della Nsa, dopo aver mediato per quasi sei mesi tra le pressioni dei capi dei Servizi (Fbi e Cia in testa) e la necessità di rispondere alle critiche, Obama vara la riforma dell’intelligence americana. Non una rivoluzione che sarebbe stata impensabile e impossibile, come lo stesso presidente spiega mettendo a fuoco subito il cuore del problema: «Non sarà la prima volta che dovremo affrontare un dibattito di questo tipo: tenere insieme il rispetto delle libertà individuali e le esigenze di sicurezza è il vero problema del nostro tempo e lo sarà ancora per molto. Immaginare un nostro disarmo unilaterale è assurdo oltre che sciocco». La premessa è scontata, ma nelle nove cartelle che contengono le linee guida si toglie effettivamente potere alla Nsa. L’Agenzia per la sicurezza nazionale deve ridimensionare la sua azione a partire dalla raccolta dati, che va avanti per ora, ma vengono messi più paletti e per “aprire” una telefonata servirà il via libera del Tribunale in presenza di «reali ragioni
di emergenza». E in futuro il programma dovrebbe cambiare ulteriormente sino a «cessare del tutto nella forma in cui lo conosciamo ora»: insomma dovrebbe finire la pesca a strascico. Il compito di individuare il percorso è affidato ad una commissione guidata dal segretario della Giustizia Eric Holder e dall’ex consigliere di
Clinton, John Podesta tornato per questo alla Casa Bianca. Gli esperti poi dovranno stabilire chi custodirà i dati, perché Obama vuole che non siano più nelle mani del governo: potrebbero essere le compagnie telefoniche o un altro soggetto creato apposta, ma è tutto da stabilire. Ci sarà più trasparenza: le porte della Corte speciale saranno aperte alle associazioni di avvocati per la difesa dei diritti dei cittadini, poi gli obiettivi dell’intelligence dovranno essere rivisti una volta all’anno. «Sono novità sostanziali, anche se io stesso ho verificato che non ci sono stati abusi e che il programma ha garantito la sicurezza degli Stati Uniti e dei nostri alleati è giusto rispondere alle critiche di chi ha manifestato un sano scetticismo. Spero che adesso ritrovino fiducia».
Poi il messaggio va ai governi stranieri, dopo le violente polemiche con la Germania e il Brasile: anche qui la direttiva è di limitare le azioni di spionaggio, «anche se non cesserà la normale attività di intelligence che tutti gli Stati mettono in atto», spiega Obama nel difficile gioco di equilibri: «Ma i nostri amici devono stare tranquilli che se io voglio sapere qualcosa da loro alzo il telefono e li chiamo. E mai la nostra azione servirà per favorire le imprese americane». Una concessione e una bacchettata anche ai giganti della Rete, che avranno la possibilità di rendere pubbliche le richieste fatte loro dal governo «ma che sono loro stessi responsabili di immagazzinare milioni di dati”.
I radicali democratici e il Tea Party attaccano, dall’estero arrivano i consensi di Germania e Unione Europea ma anche le parole dure di Julian Assange, il leader di Wikipedia: «Ha detto solo bugie, imbarazzante. E comunque deve essere felice Snowden, senza di lui tutto questo non sarebbe mai accaduto».


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