«Basta accusare l’Europa di ciò che va storto»

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Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni parla in inglese al convegno organizzato dall’Ispi e quando fa riferimento a un “welcome choc” sono chiari significato e registro della frase. Però l’equivoco (anche strumentale) è in agguato e poco dopo è necessaria una nota del dicastero: «È evidente che si è trattato di una battuta e di una piccola provocazione del ministro, che si è rivolto in tono scherzoso al pubblico di un convegno. Non è certo una valutazione politica né tanto meno un auspicio».
Il ministro, chiamato ieri a Milano a discutere di euro e Unione (all’azione del governo italiano dedica poco più di una frase a margine: «Non serve una nuova agenda perché l’attuale è bella chiara») non ha dubbi sul fatto che «la crisi sarebbe stata peggiore se non avessimo avuto l’euro, le istituzioni europee e la Bce». E definisce il numero uno della banca europea Mario Draghi «il direttore d’orchestra che scandisce il ritmo della ripresa». Però proprio sulla ripresa è cauto, come del resto lo stesso Draghi. Parla di «timidi segnali» che arrivano «dopo un lungo periodo di consolidamento del debito» e che vanno sostenuti con politiche «per la crescita e l’occupazione».
Il punto centrale, ora, è questo. «Siamo a corto di tempo»: manca poco alle elezioni europee e «dobbiamo dare segnali importanti». Il problema della perdita di credibilità della politica, come conseguenza della crisi, «è serio»: «Bisogna lavorare su ripresa e disoccupazione, i due problemi che hanno la priorità fra le preoccupazioni dei cittadini, e dimostrare di essere in grado di risolverli bene». «Non sarà un compito facile» ma nemmeno «una missione impossibile». In questo momento, sottolinea, c’è bisogno di un sostegno più forte da parte dei Paesi più importanti e credo che questa spinta si verificherà». Del resto anche in Germania pesa «l’austerità nei Paesi vicini, che avrà un impatto sul modello economico della Germania, basato sulle esportazioni. Alla fine qualche riconsiderazione di quel modello dovrà essere fatta».
Insomma, si può e deve fare di più a livello comunitario, anche perché «l’euro non ha un difetto di fabbrica», ma creando solo la moneta unica «siamo solo al primo piano di un edificio molto alto». E se i Paesi europei sull’Unione bancaria hanno compiuto «un passo in avanti storico» ed «è in campo un impegno paragonabile a quello impiegato per l’unione monetaria a Maastricht (molti erano scettici ma poi si è fatta»), «siamo ancora in mezzo al processo». «Bisogna pensare a un meccanismo di sostegno per agire in caso di crisi estrema e uno dei punti chiave è che questo meccanismo dovrebbe essere finanziato dai sistemi bancari».
Immediate le reazioni alle parole del ministro. Si affida a Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia: «Ineffabile Saccomanni: sta creando le premesse per farsi cacciare». E il leader di Sel, Nichi Vendola, afferma che Saccomanni parlando di ripresa dimostra di avere «un’idea cartacea del Paese».
Sergio Bocconi


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