«La privacy, innanzitutto» Imbarazzi francesi su Hollande
PARIGI — Ci sono occasioni in cui la Francia appare un’isola separata dal resto del mondo: durante l’elezione presidenziale, quando tutti consultano i siti svizzeri o belgi per sapere chi dei due candidati è in testa (in Francia i sondaggi sono proibiti); e in questi giorni, quando la relazione (non confermata né smentita) del presidente François Hollande con l’attrice Julie Gayet trova largo spazio nei giornali di tutto il mondo, ma non in quelli francesi.
Faceva un certo effetto, ieri, mettere a confronto per esempio la prima pagina del britannico Financial Times , la testata delle élite europee difficilmente sospettabile di cedimenti al puro gossip, e la copertina di Libération , il quotidiano della sinistra francese: una grande foto di Julie Gayet sull’Ft , e un fotogramma dall’ultimo cartone animato di Miyazaki su Libé . Omaggio al grande regista giapponese più che legittimo ma forse un po’ fuori tema, vista la giornata.
Al di là del rilievo, colpisce anche il taglio degli articoli. All’estero, la notizia è soprattutto che il presidente della Repubblica francese, uomo con molte responsabilità tra le quali quella dell’arsenale atomico, potrebbe avere eluso ogni ragionevole misura di sicurezza per andare in motorino a incontrare l’amante, con la guardia del corpo ridotta a portare i croissant; in Francia, il punto sembra invece essere che il settimanale Closer ha infranto la privacy del presidente. La tradizionale protezione francese della vita privata dei personaggi pubblici sembra anacronistica, specie quando essi stessi, per primi, danno alle loro vicende personali una dimensione politica: il 6 maggio 2012 François Hollande ha salito i gradini dell’Eliseo facendosi accompagnare da Valérie Trierweiler, che solo in virtù della storia d’amore con il presidente — un fatto sicuramente privato — ha diritto all’«Ala Est» del Palazzo, con uffici e consiglieri personali pagati dai contribuenti.
L’11 febbraio François Hollande e Valérie Trierweiler sono attesi a da Barack e Michelle Obama a Washington, per una visita ufficiale. I cittadini potrebbero forse avere il diritto di conoscere la verità sullo stato della relazione tra il loro presidente e la sua compagna, dotata evidentemente di un ruolo pubblico.
Eppure i media francesi sembrano tornare, anche se a proposito di circostanze molto diverse, all’atteggiamento tenuto con Dominique Strauss-Kahn prima che scoppiasse lo scandalo del Sofitel: tutti conoscevano le sue abitudini poco compatibili con l’esercizio del potere, si è scoperto poi, ma nessuno si è sentito in dovere di informarne i francesi. La privacy, o quel che ne resta, innanzitutto.
Stefano Montefiori
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