Tasi, stangata sulle imprese

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ROMA — Una stangata da un miliardo, e forse si tratta di una stima al ribasso. La Tasi, la nuova tassa sui “servizi indivisibili” dei Comuni, costerà alle imprese quasi 650 milioni di euro in più l’anno solo per i capannoni industriali, calcola la Cgia di Mestre. E si tratta di cifre che hanno come riferimento l’aliquota base dell’1 per mille: se si arrivasse a un massimo del 2,07 per mille «l’aumento potrebbe superare addirittura i due miliardi di euro» per i beni strumentali delle imprese, dice il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, precisando che si tratta di «un’ipotesi estrema che difficilmente si verificherà», e che comunque dal gettito della Tasi va sottratta la maggiorazione Tares pagata nel 2013, che viene assorbita dal nuovo tributo. In media, nel caso di aliquota all’1 per mille un negozio pagherà 97 euro in più, gli uffici 192 euro, per i capannoni si arriverà a 557 euro, per le banche a oltre 1500 euro e per i laboratori artigianali a 79. Una penalizzazione amara per le imprese che hanno sempre protestato contro l’eccessiva tassazione dei beni strumentali che, non si stancano di ripetere le associazioni di categoria, non sono seconde o terze case, ma immobili che servono all’esercizio del-l’attività d’impresa. Tra l’altro, ricorda Bortolussi, «il passaggio dall’Ici all’Imu ha visto raddoppiare i costi per i proprietari dei capannoni, con punte che in alcuni casi hanno toccato anche il 154%».
Per il governo però «la partita è chiusa», ha ribadito il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. E il ministro dello Sviluppo
Economico Flavio Zanonato, a margine di un convegno a Padova, ha definito la Tasi «un’imposta giusta, la stessa Costituzione prevede che i Comuni abbiano imposte proprie. Dopodichè il complesso della pressione fiscale deve ridursi». A contestare la Tasi ci sono anche i Comuni: l’Anci sostiene che con i nuovi tributi non si arriverà al gettito garantito da quelli precedenti. Per Milano per esempio la Tasi, così com’è stata strutturata, rischia di far ridurre il gettito di 100 milioni: «Non si può non essere preoccupati di fronte alle decisioni scellerate da parte del governo», denuncia il sindaco del capoluogo lombardo Giuliano Pisapia.


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