Tafferugli a Brescia Pro e contro Kyenge si sfidano in piazza

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«Chi siede dentro le istituzioni deve essere capace di dialogare con il territorio» ha detto il ministro Cécile Kyenge ieri mattina a Brescia in un convegno sull’integrazione. Mentre pronunciava queste parole dal palco in strada volavano insulti e spintoni. Da una parte politici regionali di centrodestra, dall’altra migranti ed esponenti dei centri sociali. «Clandestini», l’accusa da destra. «Andate a casa» la replica da sinistra. In un crescendo di tensione alla fine sedata dalle forze dell’ordine.
In realtà i contestatori del ministro avrebbero dovuto rimanere a trecento metri dal convegno, nella vicina piazza Arnaldo. Non è stato così. Alle dieci un manipolo di Forza Nuova ha tentato di raggiungere la sede del convegno ed è stato subito respinto. Un’ora dopo Viviana Beccalossi (oggi assessore regionale al Territorio per Fratelli d’Italia) insieme a Fabio Rolfi (consigliere regionale leghista) e ad una ventina di militanti di centrodestra raggiungono l’esterno dell’auditorium. Srotolano uno striscione con la scritta “L’italianità è storia e tradizione, no allo ius soli”. Viene subito rimosso dalla Digos. A mezzogiorno i due esponenti del centrodestra decidono di ripresentarsi all’esterno dell’auditorium. Quando arrivano di fronte ad un gruppo di migranti che protestano contro la legge Bossi Fini scatta il parapiglia. Gli esponenti dell’associazione Diritti per Tutti li accolgono con una gragnuola di offese. Interviene la polizia. La Beccalossi viene allontanata a forza dal capo della Digos, che poi le strappa dalle mani una bandiera di Fratelli d’Italia. Sale la tensione, i migranti spingono verso gli esponenti del centrodestra. Loro ripiegano accompagnati dalle forze dell’ordine. Rolfi, che da assessore alla Sicurezza a Brescia ha usato il pugno di ferro contro i clandestini, saluta con il dito medio. Lui, la Beccalossi e l’assessore regionale all’Immigrazione Simona Bordonali (Lega) avrebbero dovuto esserci al convegno a fianco della Kyenge. Hanno declinato l’invito, preferendo la piazza, in segno di protesta contro le idee del ministro. Perché «è ora di dire basta al razzismo al contrario del quale la signora Kyenge è paladina».
Quando il ministro esce dall’auditorium è accolta dagli applausi di un centinaio di persone, mentre c’è chi chiede al prefetto di Brescia (città con il record di residenti stranieri, il 19 percento della popolazione) azioni più efficaci per sanare le tante domande di permesso di soggiorno. La Kyenge rilascia un breve commento: «Io rappresento un’istituzione, quindi quando si vuole parlare con un’istituzione si va dall’istituzione». L’auto blu parte e iniziano le polemiche politiche. La Beccalossi incassa la solidarietà di Ignazio La Russa e Riccardo De Corato (Fdi) mentre il presidente del consiglio regionale lombardo Raffaele Cattaneo (Ncd) ricorda che «in democrazia il dissenso è consentito ma chi ha responsabilità istituzionali ha il dovere di non trasformarlo mai in rissa». Per Davide Faraone, responsabile nazionale Welfare del Pd «è inaccettabile che la politica dia copertura morale a chi fa della discriminazione il proprio carattere distintivo. D’altra parte incitare all’odio razziale e alimentare le paure delle persone è la soluzione più semplice rispetto a governare».
Pietro Gorlani


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