Tassa sui rifiuti, adesso spunta il prelievo calcolato sul peso

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ROMA — Il presidente del Consiglio riconosce che la partita non è ancora chiusa e che i problemi sono stati troppi: «Non ci deve essere più quel tipo di sfilacciamenti nelle decisioni, ne traggo insegnamento», dice Enrico Letta parlando della Tasi, la nuova tassa che per la prima casa prenderà il posto dell’Imu. Ma in queste ore continua il lavoro del governo per mettere a punto l’emendamento che consentirà ai sindaci di alzare le aliquote con l’obbligo di destinare tutti i soldi che arriveranno in più alle detrazioni, a partire da quella base da 150 euro a famiglia. Il problema è come superare il no all’eventuale voto di fiducia da parte di Scelta civica, decisiva a Palazzo Madama con i suoi otto senatori. Il partito corregge in parte il tiro con il segretario Stefania Giannini che parla di «atteggiamento responsabile ma non minaccioso». E nel governo si fa strada l’idea di concedere qualcosa al partito di Mario Monti, pur di evitare l’apertura formale della crisi.
A poter cambiare è la Tari, quel pezzo della nuova tassa sulla casa che copre i costi per la raccolta della spazzatura. Scelta civica chiede che il pagamento non sia più forfettario, in base alla superficie dell’abitazione e al numero degli occupanti, come dicono le regole attuali. Ma che si paghi in base alla quantità di rifiuti effettivamente prodotta. La legge di Stabilità prevede questa strada, ma lascia libera scelta ai sindaci. Scelta civica chiede di trasformare questa possibilità in un obbligo perché, dice il responsabile politiche fiscali del partito Enrico Zanetti, «sarebbe più equa, visto che si pagherebbe sul servizio reale e non su quello presunto». Misurare quanta spazzatura si produce non è cosa da poco, specie in un Paese come l’Italia, specie in certe zone dell’Italia. Ma il sistema esiste, funziona in alcune città come Bruxelles, dove la tassa si paga comprando gli unici sacchetti che possono essere utilizzati alla bisogna e chi infila nel cassonetto una normale busta della spesa paga una multa salatissima. Sarebbe una rivoluzione. E per questo anche la proposta di Scelta civica prevede che il sistema non parta subito ma tra uno, al massimo due anni. Sarebbe proprio questo lo spiraglio nel quale si è infilata la trattativa, tutti consapevoli che un obbligo che scatta fra due anni può sempre essere rinviato come l’esperienza del «Mille proroghe» insegna.
Più difficile che vengano accolte le altre due richieste di Scelta civica, e cioè la totale libertà ai sindaci nel fissare aliquote e detrazioni sulla Tasi, la tassa sui servizi indivisibili per l’abitazione principale, e la destinazione allo Stato di tutto il gettito della vecchia Imu sulle seconde case e sugli altri immobili. Anche perché il governo vuole trovare una soluzione per dare ai Comuni almeno un pezzo di quel miliardo e mezzo di euro che manca nelle loro casse. Ieri anche l’ex portavoce di Giorgio Napolitano, il sindaco di Barletta Pasquale Cascella, ha detto di sperare che «si faccia chiarezza quanto prima». Ma la situazione generale non aiuta.
Con la recessione che non molla le entrate del Fisco continuano a calare: 356,6 miliardi fra gennaio e novembre dell’anno scorso, con un calo del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2012. Nonostante gli aumenti delle accise, da benzina e sigarette è arrivato 1,7 miliardi in meno proprio a causa dei consumi in calo. Una tendenza, quella al ribasso, che riguarda anche la casa. Nel terzo trimestre del 2013 i prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie italiane sono calati dell’1,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Se facciamo il confronto con un anno prima, la flessione arriva al 5,2%.
Lorenzo Salvia


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