Nantes, tutti in fila per Dieudonné ma Parigi blocca in extremis lo show
NANTES — Intonano la Marsigliese, sventolando bandiere tricolori, per il loro “martire”, mentre a qualche centinaio di chilometri il “censore” esulta: «Ha vinto la République». Una forzatura istituzionale mai vista, una lotta giuridica al cardiopalma per fermare un tribuno accusato di manipolare le regole democratiche per far esplodere la società francese. Lo Stato costretto a una piroetta improbabile, con magistrati che si contraddicono da una città all’altra, nell’arco di poche ore. Prima un via libera allo “show” in nome dei sacrosanti principi della libertà d’espressione. Poi un brusco stop per impedire l’oscenità del comizio antisemita, quando ormai il pubblico è già in fila: 5.600 biglietti venduti, mille nell’ultimo giorno.
Una sfida finale in nome di valori repubblicani forse non più condivisi si è consumata ieri in un anonimo parcheggio dell’arena Zénith di Nantes, tra un’autostrada, i capannoni dell’Ikea e un Mc-Donald’s. Migliaia di fan di Dieudonné M’bala M’bala aspettano fino a tarda sera davanti ai cancelli, chiusi dentro a un cordone di sicurezza. Alcuni ragazzi si mettono in posa davanti agli agenti facendo il gesto della “quenel-le”, il saluto romano alla rovescia inventato dal loro idolo. È il primo risultato di questa folle giornata. Ancora più pubblicità e provocazioni. Ma il fedele pubblico del “comico” non si rassegna. «Lo aspettiamo, “Dieudo” non può darla vinta al
Sistema» dice Kevin, che ha comprato il biglietto dello spettacolo ad agosto. E invece “Dieudo” alla fine non arriva, lascia lo Zénith poco dopo le 21, chiedendo a tutti di tornare a casa con un messaggio ai suoi 500mila fan di Facebook: è uno dei personaggi più popolari dei network cosiddetti sociali. Qualche ora prima ha twittato al ministro Manuel Valls: «L’hai sentita, Manu?» intendo la “quenelle” messa in quel posto. È l’elegante commento alla decisione del tribunale amministrativo di Nantes che ha invalidato la decisione del prefetto di annullare il suo show. Valls, il ministro di ferro in prima linea contro Dieudonné, perde un primo round.
Ma tutto ricambia nel pomeriggio, quando il «primo poliziotto di Francia» chiede una procedura d’urgenza al Consiglio di Stato. Una prova di forza. Sono almeno dieci anni che Dieudonné imperversa con i suoi spettacoli antisemiti senza che nessun tribunale lo abbia mai fermato. Dal 2006 i Tar locali hanno cassato almeno quindici tentativi di divieti. Tutt’al più è stato condannato a qualche ammenda: mai pagata. Davanti al tribunale di Nantes, alle 16, l’avvocato Jacques Verdier è incollato al cellulare. È uscito trionfante al mattino, sventolando la sentenza favorevole. Ora è quasi incredulo. «Si tratta di un accanimento giudiziario». Di certo, un blitz giuridico. Il Consiglio di Stato di solito impiega settimane per riunirsi. Alle 18.30 arriva invece la decisione. Il supremo organo smentisce anche se stesso: nel 2010 era stato più prudente, o vigliacco secondo i punti di vista.
Nantes doveva essere la prima tappa della tournée di “Le Mur”, allusione al Muro del Pianto di Gerusalemme su cui Dieudonné “piscia”, per fortuna solo metaforicamente, durante lo show. Ventisei tappe previste in tutto il paese, con prezzi non proprio economici: da 38 a 66 euro. Un costo che non spaventa certo giovani come Emmanuel, studente di Angers, con l’ossessione del complotto: «Voi giornalisti non volete capire perché i media sono pieni di ebrei, non è una critica ma un dato di fatto». Ci sono soprattutto uomini, di ogni età e classe sociale. Un pubblico come una “scatola di matite” ha detto una volta il comico. Dieudonné mette insieme pezzi di paese che altrove si combattono: dall’estrema sinistra pro-palestinese, accecata dalla critica contro Israele, all’estrema destra cattolica, fino agli islamici filoiraniani. Una miscellanea di cittadini vagamente paranoici, che pensano che il politicamente corretto sia un bavaglio. «Lui è il solo ad avere il coraggio di dire certe cose — spiega Amélie, una delle rare spettatrici — è un po’ come il vostro Grillo, no?».
Nantes è la città, tra l’Atlantico e la Loira, da dove partivano le rotte dei negrieri. Un simbolo per il black che accusa gli “ebrei sfruttatori”. Ma forse è una sopravvalutazione del tribuno. «Non è un comico, solo un militante che organizza comizio dell’Odio» ha detto Manuel Valls. Il ministro ha preso in contropiede anche la sinistra. Non tutti erano d’accordo per una guerra frontale contro Dieudonné e il suo pubblico. Il sindaco della banlieue di Nantes dove c’è lo Zénith, il socialista Charles Gautier, si è rifiutato di vietare lo spettacolo. «La République — ha ricordato — si è costruita sulla libertà d’espressione». La Marsigliese deve essere cantata nel parcheggio dello Zénith o nelle ovattate stanze del Consiglio di Stato? E’ presto per dire se Dieudonné è davvero uscito di scena. Intanto su YouTube i suoi video potranno sempre essere cliccati da 2 milioni di persone. Non ci sono vincitori in questa storia. La Francia dovrà continuare a lottare contro se stessa.
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