Modello spagnolo, così Forza Italia si prepara a trattare

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ROMA — Si apre una settimana cruciale per la riforma elettorale. Dopo la lettera ai partiti di Matteo Renzi con le tre diverse ipotesi (spagnolo, Mattarellum rivisitato e sindaco d’Italia), oggi si riunisce il vertice di Forza Italia. Sarà un incontro allargato, al quale parteciperanno i due capigruppo di Camera e Senato (Renato Brunetta e Paolo Romani), i due vice (Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini), il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio Francesco Paolo Sisto, il senatore Donato Bruno, Sandro Bondi e Denis Verdini, la persona che Silvio Berlusconi ha delegato a trattare la materia. Il Cavaliere, che resterà a Milano fino a domattina, segue la questione pronto a intervenire se il caso lo rendesse necessario, anche con un faccia a faccia con il sindaco di Firenze, benché al momento non ci siano conferme.
In questa fase, nessuno è disposto a dire quale sia l’opzione sulla quale il partito si attesterà. Si tengono le carte coperte perché, come afferma la Gelmini, «non si capisce quale sia davvero la proposta del Pd». Sisto, comunque, rivela che «l’orientamento di massima è per il modello spagnolo, senza per questo essere chiusi ad un’altra soluzione condivisa. Dovremo incontrarci e approfondire». Brunetta, scrivendo sul Mattinale (la newsletter dei forzisti a Montecitorio) conferma: «Spagnolo o Mattarellum, avanti con la trattativa, presto e bene». Aggiunge Romani, svelando ciò che proprio non vogliono i berlusconiani: «Escludiamo da subito il sindaco d’Italia: è un modello che richiede una modifica costituzionale poiché comporta l’elezione diretta del capo del governo e anche perché si articola su due turni. E noi siamo contrari, da sempre, a questa soluzione».
Lo schema, quindi, sembra quello di avviare un negoziato partendo dal modello iberico che, sulla carta, godrebbe di un sostegno parlamentare ampio, costituito appunto dal Pd e e da Forza Italia, salvo poi ripiegare eventualmente sul Mattarellum dato che nelle ultime ore sono arrivate delle caute aperture in questa direzione da parte dei grillini. «Ripristiniamo il Mattarellum e stacchiamo la spina», scrive su Facebook il vicepresidente della Camera in quota M5S, Luigi Di Maio.
Forza Italia si muoverà seguendo la traccia indicata da Silvio Berlusconi nella risposta a Renzi: bene gli incontri bilaterali, «sì a una soluzione ragionevole, utile a garantire governabilità piena, un limpido bipolarismo e chiarezza di scelta per gli elettori». Berlusconi, però, ha posto anche un vincolo molto chiaro per dare il via libera alla riforma: «Serve l’election day per garantire un’alta partecipazione e un notevole risparmio di spese per lo Stato». L’idea è che, sostituito il Porcellum, si vada a votare per le politiche assieme alle europee. Dentro il partito berlusconiano è ormai opinione diffusa che il tempo del governo Letta sia scaduto e si fa affidamento proprio sul movimentismo del leader del Pd per arrivare alle elezioni anticipate, pronti appunto a sostenere il modello spagnolo per avere in cambio l’apertura della crisi di governo e il voto politico assieme alle europee.
C’è più di un indizio in proposito. Basta leggere il Mattinale. Ogni giorno, da quando Renzi ha inviato la lettera, Brunetta ricorda i tempi per arrivare all’accorpamento: a fine gennaio approvazione della nuova legge alla Camera, via libera del Senato a metà febbraio, tra il 16 marzo e la fine di marzo lo scioglimento delle Camere, election day il 25 maggio. Wishful thinking o ipotesi realistica? Siamo ancora in una fase dominata dalla tattica, anche perché entro la prossima settimana la Consulta dovrebbe rendere pubbliche le motivazioni con cui ha bocciato il Porcellum. «Si dovrà partire da lì perché ciò che emergerà è una “legge autoapplicativa”, cioè in grado di essere utilizzata subito», argomenta Brunetta sottolineando che i contatti tra i partiti dovranno correre parallelamente con i lavori parlamentari. E la riforma elettorale è incardinata alla Camera, nella commissione Affari costituzionali presieduta proprio dal forzista Sisto.
Lorenzo Fuccaro


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