Il Cavaliere applaude il sindaco: solo io lo batto

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ROMA — Gli piace perché «è moderno, non è un politico tradizionale, è brillante, telegenico, ha la battuta pronta, usa un linguaggio comprensibile dalla gente. È, insomma, un avversario temibile, da non sottovalutare. Purtroppo solo io potrei batterlo». Silvio Berlusconi ricorre a queste parole per commentare il caso politico del giorno (la querelle tra Matteo Renzi e Stefano Fassina conclusasi per il momento con le dimissioni del viceministro dell’Economia). Il suo rammarico, per le ben note ragioni di natura giudiziaria, è di non potere essere lui a sfidarlo nell’agone politico. «Io saprei come sfruttare il suo punto debole. In un confronto diretto gli domanderei: “Matteo, prima di fare politica, che cosa hai fatto, che cosa hai realizzato?”».
Berlusconi, infatti, è convinto che l’episodio che ha provocato le dimissioni di Fassina apra di fatto la campagna elettorale. L’ex premier vi coglie tutti gli elementi per dire che «il voto si avvicina, che il tempo del governo Letta sia agli sgoccioli, perché guardarlo è come osservare una foto ingiallita, una cosa vecchia, una cosa del passato». Per questo, avverte con chiarezza quanto sia urgente attrezzarsi, predisporsi a stare in mezzo alla gente, cogliere tutti i segnali di disagio che giungono dalla società, dalle vittime della malagiustizia agli animalisti, dalla piccola impresa ai giovani in cerca di occupazione. Nessuna categoria sociale va lasciata sola. Per questo occorre lavorare speditamente per radicare sul territorio le strutture riconducibili a Forza Italia, a cominciare dai «Club Forza Silvio».
A chi lo ha sentito in queste ore, Berlusconi ha detto di essere rimasto impressionato dai modi e dalle argomentazioni con cui ieri Renzi è tornato sull’episodio che ha provocato le dimissioni di Fassina, difendendo la propria posizione: «Sta nelle cose, è chiaro, non ricorre a gesti da teatrino della politica. È davvero un avversario temibile». Benché sia consapevole delle difficoltà obiettive ad esercitare fino in fondo la propria agibilità politica, Berlusconi è apparso tonico e molto determinato a fare la sua parte. Nei prossimi giorni ultimerà la riorganizzazione periferica del partito in modo da essere pronto se si aprirà la crisi e si andrà davvero a elezioni politiche anticipate. Dentro Forza Italia è opinione diffusa che anche Renzi punti allo stesso obiettivo e che accentui i motivi di frizione con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano proprio per provocarne la reazione. Esisterebbe quindi una convergenza obiettiva tra Renzi e Berlusconi e nei prossimi giorni si capirà meglio se si realizzerà sul modello di riforma elettorale. Finora il partito di Berlusconi non ha assunto una posizione ufficiale sui tre possibili modelli elencati dal leader del Pd (spagnolo, sindaco d’Italia e Mattarellum rivisitato). Si sa che esisterebbe (in via ufficiosa) una preferenza per il sistema iberico. Domani il vertice forzista si vedrà a Roma per definire tale scelta. Corre voce che in un primo momento verrà ufficializzata l’opzione per quello spagnolo pur sapendo che un modello del genere è di difficile realizzazione, richiede tempi lunghi dato che comporta che si ridisegnino tutti i collegi. A questo inconveniente si potrebbe ovviare virando verso il Mattarellum rivisitato perché rifare la mappa delle circoscrizioni rispetto al quadro attuale sarebbe più facile. C’è poi un motivo prettamente politico (condiviso sia dal Pd sia da Forza Italia) che spingerebbe ad adottarlo. Oltre che con lo spagnolo anche con il Mattarellum i piccoli partiti non toccherebbero palla, non la toccherebbe Alfano e neppure un’eventuale formazione scissionista del Pd, se dietro le dimissioni di Fassina ci fosse qualcosa di diverso .
Lorenzo Fuccaro


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