Abitazione principale, Aumento di 150 euro

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Si dice che in Italia nulla è più definitivo del provvisorio; a volte però può essere vero anche il contrario se può succedere che si debba cambiare una legge chiamata di Stabilità dopo pochi giorni dalla sua entrata in vigore. E a farne le spese ci saranno i proprietari di immobili che si vedranno presumibilmente salire il conto Tasi. A Milano su una casa media la nuova tassa, istituita formalmente per coprire i costi sopportati dai Comuni per la fornitura dei servizi indivisibili ma di fatto nata per riproporre il vecchio tributo sotto altro nome, rischia di costare addirittura più dell’Imu, con un aumento che può arrivare anche a 150 euro per un contribuente senza figli a carico, cifra che potrebbe addirittura salire quando c’è anche la prole. Né hanno motivo di maggior contentezza i proprietari delle seconde case, che la legge di Stabilità aveva parzialmente risparmiato. A Milano infatti si prospetta un incremento delle imposte su una casa media di classe A/2 di 250 euro e di 108 per la A/3. A Roma i due valori di incremento sono rispettivamente di 195 e 149 euro. Ma come si arriva a questi risultati? Partiamo appunto dalla legge di Stabilità che per quanto riguarda il Tasi prevede che per il 2014 non si possa superare lo 0,25% e con un vincolo ulteriore gli altri immobili (che pagheranno ancora l’Imu): la somma delle aliquote di Tasi e Imu non può superare l’1,06%.
A differenza di quanto prevedeva l’Imu la Tasi non ha detrazioni fisse: i Comuni possono abbassare l’aliquota fino ad azzerarla o prevedere riduzioni in funzione del reddito o dei carichi familiari del contribuente, ma a spese delle casse municipali; per garantire almeno in parte le detrazioni senza dissanguare le casse comunali si starebbe prospettando la soluzione classica in questi casi, alzare altre tasse; nello specifico si tratterebbe di dare ai municipi la possibilità di incrementare l’aliquota massima di un decimo di punto. Se così si decidesse per le abitazioni principali di minor valore si finirebbe per pagare cifre molto simili o addirittura più alte rispetto a quelle sborsate nel 2012 per l’Imu e le case di maggior pregio fiscale pagheranno un po’ meno mentre i possessori di seconde case ubicate dove l’amministrazione municipale già applica l’Imu al massimo dovranno mettere in conto per pagare l’accoppiata Imu e Tasi un esborso superiore del 9,4% rispetto al 2013; e nei Comuni che nel 2013 non hanno chiesto il massimo per l’Imu l’incremento teorico rischia di essere a due cifre. Non solo: a tutto questo bisogna poi aggiungere che chi possiede una casa non affittata nel Comune in cui ha anche l’abitazione considerata principale ai fini Imu deve pagare già a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi l’Irpef sul 50% della rendita catastale rivalutata. Si può calcolare che tenere una casa vuota del valore catastale di 500 euro possa costare tra Imu, Tasi, e Irpef circa 1100 euro all’anno. Ipotizzando che il valore Imu dell’immobile (84 mila euro) sia la metà di quello di mercato si ricava che il prelievo patrimoniale sia pari a circa lo 0,7%, cioè tre volte e mezzo in più rispetto alle imposte che si pagano sul possesso di titoli e liquidità depositati in banca. Di entità più modesta l’esborso necessario per la mini Imu; come vediamo nella tabella per un’abitazione con rendita catastale di 500 euro l’esborso sarà di 67,20 euro per i Comuni che per il 2013 hanno deliberato un’aliquota dello 0,6%: è questo il caso di Milano, mentre dove si è decisa un’aliquota dello 0,5% (come Roma) il conguaglio si dimezza a 33,60 euro.
Gino Pagliuca


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