Spread mai così giù dal 2011 Divario Btp-Bund a 197 punti

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ROMA — Il differenziale con il Bund tedesco scende per la prima volta dal fatidico luglio 2011 sotto quota 200 punti fermandosi a 197. Bene anche il rendimento del decennale del Tesoro arrivato a 3,91%, il livello più basso da maggio. In forte calo anche l’inflazione che, secondo l’Istat, nel 2013 si è fermata all’1,2% più che dimezzata rispetto al 3% dell’anno precedente. Un notizia non necessariamente buona perché giustificata anche da un forte calo della domanda interna. Per il premier Enrico Letta, intervistato dal Tg1, «è una grande notizia, il calo dello spread è frutto di un grande lavoro e soprattutto del sacrifico di tutti gli italiani, nessuno ha la bacchetta magica, l’Italia è nella giusta direzione». Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni in una nota ha sottolineato l’importanza del dato sui rendimenti sotto il 4% «che si tradurrà in una minor spesa per interessi sul debito pubblico e nella possibilità di avere a disposizione più risorse per investimenti e per alleggerire il carico fiscale». E avrà ripercussioni positive per migliorare l’accesso al credito per imprese e famiglie. Una situazione questa che resta molto difficile. Anche la Banca centrale europea (Bce) ieri ha stigmatizzato che i prestiti alle imprese in novembre hanno segnato una contrazione del 5,9%, «la più forte nelle serie storiche disponibili».
E poiché i dati economici di ieri hanno messo in luce che la Spagna ha fatto meglio di noi — spread a 192 e Btp a 3,89% — il Tesoro ha voluto puntualizzare come questa pur lieve differenza si spiega solo con il perdurare «della nostra incertezza politica» non con i dati economici che sono tutti migliori di Madrid. Un invito dunque a non abbassare la guardia ma anche una forte soddisfazione nel sottolineare che le previsioni del Tesoro fatte a settembre nel Def (documento di economia e finanza) sono state superate dai fatti: si stimava, infatti, un calo dello spread col Bund a 200 punti entro il 2014 e a 150 entro il 2015 e invece l’obiettivo sembra anticipato.
Il ribasso dello spread, che gli analisti ieri hanno legato anche alle buone performance dell’export delle imprese manifatturiere immaginando una uscita dalla crisi più veloce del previsto, è stato al centro di polemiche politiche specialmente nel centrodestra. Il vicepremier Angelino Alfano non ha perso l’occasione per legare il calo dei rendimenti alla bontà della scelta del suo nuovo partito a «continuare l’esperienza di governo». Ma per il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta si tratta «dell’ennesimo grande imbroglio propinato agli italiani». Secondo l’economista il calo dello spread si giustifica solo con il forte «aumento del Bund tedesco il cui rendimento è schizzato al 2% rispetto all’1% di un anno fa». «La prova — continua — sta nei rendimenti dei nostri titoli decennali che erano intorno al 4% un anno fa e ancora sono lì». Per Brunetta dunque è merito della Germania come è stata colpa di Berlino far impennare lo spread nel luglio del 2011 attraverso la vendita da parte di Deutsche Bank dei titoli di Stato in portafoglio.
Il Tesoro taglia corto e in via informale fa sapere che quello che conta è il calo dello spread con la Germania ora alle prese con problemi economici non molto diversi dai nostri. Lo scenario è comunque positivo. Il calo dell’inflazione verso l’1% rimette l’Italia sul solco della media europea (martedì saranno noti i dati di Eurostat) e gli analisti ritengono che un ruolo possano averlo avuto anche le liberalizzazioni nei servizi introdotte negli ultimi anni. Non si esclude tuttavia un pericolo di deflazione che potrebbe riguardare però tutta eurolandia. Una eventualità non esclusa dalla Bce. Ma il presidente Mario Draghi, nella sua recente intervista al settimanale tedesco Der Spiegel , ha annunciato che l’Eurotower vigilerà per evitare che l’inflazione scenda permanentemente sotto quota 1%, in zona di pericolo. Manovre espansive in arrivo, se necessario.
Roberto Bagnoli


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