Shalabayeva, fine dell’incubo è arrivata a Roma con la figlia

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ROMA — È durato duecentodieci giorni l’incubo di Alma Shalabayeva e della figlia Alua. Madre e figlia sono atterrate ieri a Fiumicino poco dopo mezzogiorno. «Ho avuto paura per la mia vita e quella di mia figlia, grazie Italia, grazie Bonino, grazie stampa indipendente », sono state le prime parole della moglie del dissidente kazako, Muktar Ablyazov. Scortate dalla polizia — che nella notte tra il 30 maggio e il primo giugno l’aveva espulsa con modalità degne di un intrigo internazionale — Alma e Alua hanno fatto tappa alla Farnesina per ringraziare il ministro degli Esteri Emma Bonino la cui diplomazia segreta ha tessuto in questi mesi un dialogo con le autorità del Kazakhstan.
Alma raggiungerà nei prossimi giorni la figlia Madina, ventiduenne, in Svizzera, dopo un periodo di riposo rientrerà in Italia per presentarsi negli uffici della procura di Roma che indaga sulla sua espulsione “illegittima” (visto che fu revocata dal governo Letta), costata al momento la testa del capo dell’ufficio di Gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini. Non si sa quale siano
stati gli accordi intercorsi tra Farnesina e kazaki, quel che è certo è che il 14 gennaio 2014 la Corte d’Appello di Aix-en-Provence deciderà se estradare in Russia o in Ucraina Ablyazov (che, essendo in isolamento, saprà solo oggi dell’arrivo in Italia di moglie e figlia). La richiesta del procuratore francese fatta nei giorni scorsi alla Corte di dare priorità alla richiesta russa (i reati sarebbero più gravi) potrebbe aver indotto i kazaki a rilasciare le due donne, per non arrivare all’udienza del 14 gennaio con l’accusa di trattenere Alma e Alua come ritorsione nei confronti del dissidente detenuto in Francia.
Alla conferenza stampa svoltasi nel lussuoso Grand Hotel di Via Veneto dove soggiorneranno le due donne (400 euro la camera più economica), era presente, ieri pomeriggio, anche il deputato 5Stelle Alessandro Di Battista. «Siamo stati i primi a denunciare il caso Shalabayeva — ha detto — per noi, però, la storia non finisce qui: vogliamo sapere se nell’espulsione delle due donne c’è stata la responsabilità dell’Eni». «Chiediamo — ha aggiunto — che il ministro “indecente” Alfano si dimetta».
«La Shalabayeva — ha dichiarato Anna D’Alessandro, uno degli avvocati del pool legale che assiste i coniugi Ablyazov — ha temuto per la sua vita soprattutto quando è stata imbarcata e portata in Kazakhstan». «Quella notte del 30 maggio le erano stati tolti i cellulari dalla polizia — ha precisato il legale — e per questo non aveva potuto avvertirci. La nostra cliente è stata vittima di un’operazione brutale. Il provvedimento di espulsione dall’Italia era illegittimo, tanto è vero che è stato annullato dal governo».


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