“Gli italiani? Sono bassi e pigri…” la Svizzera rispolvera il razzismo

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BERNA — Sapete perché «gli italiani sono così bassi»? La risposta alla barzelletta è questa: «La mamma dice di non crescere, altrimenti, se diventano alti, devono andare a lavorare». E ancora: possibile che un «napoletano » — per estensione, un
«meridionale» — «svolga più lavori »? No, visto che «non hanno voglia di farne nemmeno uno». Se in futuro la politica non dovesse più regalargli soddisfazioni, Alexander Tschäppät, sindaco socialista di Berna, la capitale della Svizzera, potrà tentare una nuova carriera: il cabaret da osteria. Ha dimostrato di avere la stoffa adatta: disinvolto, sprezzante, a suo agio nell’affondo razzista; il peggior stereotipo anti-meridionale (e non solo).
Le prove generali del suo inatteso talento il primo cittadino bernese le ha offerte sul palco di un tour itinerante chiamato “Das Zelt — Comedy club”. Lo sketch è durato un quarto d’ora, una passerella utilizzata per prendere di mira i nostri connazionali, una delle etnie straniere più numerose della Svizzera. «Gli italiani e i napoletani? Troppo pigri per lavorare », ha chiosato il sindaco della capitale della Confederazione elvetica. Che ha declinato il suo sarcasmo in due affondi: la battuta sulla statura degli italiani, e una ricostruzione del dialogo tra due poliziotti increduli di fronte alla confessione di un immigrato napoletano multilavoratore.
Divertente? La platea ha riso. Ma molti elvetici l’hanno presa in modo un po’ diverso. Le battute di Tschäppät — diffuse dal quotidiano TagesAnzeiger — sono state censurate anche dai suoi stessi compagni del partito socialdemocratico. «Offensive, razziste e inopportune», dicono i parlamentari Corrado Pardini e Peter Vollmer. La sortita del borgomastro di Berna riporta indietro agli anni ‘60, quando gli italiani del Sud arrivarono in Svizzera e furono accolti con diffidenza. Cinquant’anni dopo il quadro demografico vede gli italiani al primo posto nella classifica dei gruppi etnici più importanti tra i cittadini di origine straniera. Sono il 15% nella Confederazione elvetica, il paese europeo con la maggior percentuale di residenti stranieri (24%). Di questo modello di integrazione la capitale Berna è l’esempio. Ecco perché la gag del sindaco Tschäppät stride e suscita polemiche.
Ma lui, il novello-cabarettista, non sembra particolarmente pentito. «Non ho intenzione di commentare le battute della mia esibizione comica — ha dichiarato — se dovessi avere offeso i sentimenti di alcune persone esprimo in questo caso rammarico». Scuse parziali che potrebbero servire a poco. In Svizzera ci sono settori della politica che da anni alimentano un vento anti-immigrati. In diverse campagne choc i lavoratori frontalieri italiani sono stati rappresentati prima come topi intenti a sgranocchiare il formaggio elvetico (2010), e poi come formiche (2013; «Arrivano a milioni!», «Fuori dalle palle!»). A guidare l’ondata xenofoba è il partito nazional-protezionista Udc, lo stesso che il prossimo 9 febbraio cercherà di convincere gli svizzeri a votare la proposta popolare contro l’immigrazione di massa. Se vincerà il si, decadranno gli accordi bilaterali con l’Europa e si tornerà ai vecchi contingenti della manodopera estera. Gli ambienti economici elvetici sono in forte allarme. Tschäppät chissà.


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