Torino, residenza virtuale per l’assistenza ai profughi

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Ieri il consiglio comunale ha approvato la delibera che crea un nuovo indirizzo “fittizio”: via della Casa Comunale 3. Civico dove potrà prendere la residenza chi ha un permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale o umanitaria, così da accedere a servizi essenziali, come l’assistenza sanitaria.
I profughi, più di 500 quelli che si trovano a Torino, 400 dei quali occupano le palazzine dell’ex villaggio olimpico, potranno mandare i figli a scuola, iscriversi a corsi di formazione, firmare contratti di lavoro. Diritti negati senza certificato di residenza.
Il centrodestra si è incatenato in aula per protestare contro la delibera e contro le possibili “discriminazioni” tra rifugiati e italiani nelle graduatorie per le case popolari. Questione poi risolta grazie all’intervento di Fassino e all’approvazione di un emendamento che chiede alla Regione la parità di accesso.
«La residenza virtuale è un atto di civiltà e di buon senso — sottolinea Fassino — con questo atto si evitano discriminazioni nei confronti dei rifugiati politici e si fa in modo che da parte degli italiani non ci sia una percezione di ingiustizia. Riusciremo a gestire meglio la situazione. È sconcertante, però, che la gestione dei rifugiati sia stata scaricata sugli enti locali con strumenti inadeguati e risorse insufficienti da parte di tutti i governi».


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