Estrema destra, squatter e ultrà. Le larghe intese della violenza

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TORINO Gli organizzatori, quelli dei forconi, hanno provato in tutti i modi a tenere a bada i più esagitati. Sia quelli che davanti a Palazzo Civico lanciavano mandarini e uova, sia quelli che, un’ora dopo e duecento metri più in là, tiravano mattoni e pezzi di marmo contro la facciata della Regione in piazza Castello e, di rimbalzo, sulla teste dei poliziotti schierati in strada. Ma come si fa a tenere insieme l’ambulante strozzato dalla Tares da pagare entro metà mese, il tassista e il negoziante messi in ginocchio dalla crisi che taglia stipendio e incassi, l’autista della Gtt furibondo come e più dei colleghi genovesi perché il Comune vuole cedere il 49% dell’azienda di trasporto pubblico in cui lavora a un socio privato? Come si fa a far capire a giovanotti calati dalle periferie, che in strada ritmano, gesticolano e saltellano come sanno fare allo stadio, che è sbagliato prendersela con poliziotti, carabinieri e finanzieri «lavoratori come noi». Avercelo un lavoro. E allora, ecco che la protesta dei forconi è riuscita a mettere insieme anche il diavolo e l’acqua santa, i granata dell’Olimpico con i bianconeri dello Stadium. Evento eccezionale, ma che ieri ha travalicato la fede sportiva affratellando giovani la cui unica dimensione di vita sociale è quella sugli spalti dello stadio: ogni domenica divisi, ieri insieme. Giovani che sono scesi in strada sull’onda di Facebook dove almeno in diecimila si sono iscritti ai tanti gruppi nati per sostenere la protesta dei forconi. E qualche migliaio di essi, va da sé, non s’è limitato alla dimensione digitale e ha voluto cimentarsi con la realtà. Se poi su questo gran ribollire di malumori, su questa sorta di armata Brancaleone, ci gettate una manciata di violenti «professionisti», un po’ di destra Forza nuova, CasaPound et similia aderivano alla protesta e qualcuno di più di sinistra, cioè antagonisti e anarchici spuntati al momento buono, cioè quando la polizia ha caricato per disperdere chi stava distruggendo a sassate un’auto, ecco che il caos è servito. Insomma, raccontare chi, ieri, è sceso in strada a Torino è come fare un riassunto di tutti i problemi, di tutte le tensioni che hanno scandito e continuano a scandire la vita della città negli ultimi mesi. E i più «caldi», va da sé, sono gli ambulanti che si sono organizzati ai tempi della protesta contro la Bolkestein e sono nuovamente scesi in strada qualche settimana fa nella lotta contro le nuove tariffe della tassa raccolta rifiuti che, pur con tutti i correttivi introdotti dal Comune, ha sfornato un conguaglio pesantissimo. E non a caso, sia davanti a Palazzo Civico, sia davanti al Palazzo della Regione in piazza Castello, a guidare ma anche a tentare di tenere a bada la folla c’erano le stesse persone di allora. Ad esempio quel Cesare Di Termini, battitore nei mercati e ancora aderente all’associazione che fa capo all’Ascom della Confcommercio, il quale, megafono alla bocca, tentava la difficile impresa di ammiccare agli slogan più beceri per non essere scavalcato dai più esagitati cercando, nel contempo, di arginare la voglia di spaccare tutto. E insieme agli ambulanti, ecco gli autotrasportatori e i dipendenti Gtt reduci da uno sciopero di 24 ore appena venerdì scorso, riuscito alla grande e senza un incidente, che puntavano a entrare a Palazzo Civico dove il Consiglio comunale, convocato per il pomeriggio, aveva all’ordine del giorno proprio l’iscrizione della delibera con la quale partirà l’iter per la vendita dell’azienda in cui lavorano. Davanti al Municipio, alla fine, è andata bene. A parte la valanga d’insulti rovesciata sul sindaco Fassino e ai consiglieri e impiegati che avevano l’ardire di affacciarsi. A parte il tricolore con 4 stelle dorate fatto sventolare dal balcone del municipio da Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia sceso in piazza con i manifestanti. Partito che alla luce delle violenze di piazza Castello e della valanga di slogan contro l’alleato governatore leghista Cota ha poi preso le distanze dalla «condotta inaccettabile» dando solidarietà a forze dell’ordine e giornalisti malmenati.


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