La trincea di D’Alema “Cercano di distruggermi ma nessuno mi cancellerà”

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ROMA — La rabbia e il realismo. Lo cercano in tanti mentre sta chiuso nella sede di Italianieuropei, a Piazza Farnese, uno dei pochi angoli di Roma dove non arriva il frastuono della città. Ma la sconfitta, quella sì, è arrivata. Una botta fortissima. Massimo D’Alema la compulsa alla vecchia maniera. Cercando di rimanere freddo. Studia i dati. Guarda i flussi. Riceve le ultime nuove da Casarano, paesone della Puglia, secondo lo stile di un esperto politico del territorio. Osserva che «Gianni ha recuperato 10 punti a Foggia». Come dire: grazie a me. Legge i giornali e vede che il grande sconfitto è lui. Lo sapeva, certo. «Sono anni che provano a distruggerci. A distruggermi». È la rabbia. Ci sono riusciti? Questa èla domanda che gli fanno al telefono i suoi fedelissimi. C’è un mondo disorientato, furioso e contemporaneamente allo sbando che continua a chiedergli aiuto, che lo considera la zattera alla quale aggrapparsi. È il mondo della sinistra ex comunista. Un mondo, a giudicare dalle primarie, che non esiste quasi più.
D’Alema dice che «la lotta politica » gli piace. «E quella con Renzi è lotta politica, i rapporti personali non c’entrano. Anzi,sono persino buoni». Oggi però prende atto, realisticamente, di un passaggio. «La mia battaglia l’ho fatta. Adesso tocca ad altri», ripete ai suoi interlocutori. È il momento che una nuova classe dirigente accetti la sfida. Cuperlo, prima degli altri. «È una fase nuova, anche per me. C’è Gianni, c’è una generazione più giovane. Si prenderanno le loro responsabilità ». Fa intendere che in pubblico osserverà un lungo silenzio. Domenica andrà all’assemblea nazionale di Milano. Poi, la prossima settimana ricominceranno i viaggi per il mondo, quelli da presidente della Fondazione del socialismo europeo. Un disimpegno? Un addio? Glielo chiedono, quelli della corrente. «Ma no», tranquillizza lui. Ritrova il tono della battaglia: «Nessuno mi cancellerà con un tratto di penna. Io faccio politica. Per passione, perché ci credo». E il silenzio? «Adesso tocca ad altri», ripete.
Tocca soprattutto a Renzi. «Hai preso un risultato clamoroso, ha vinto trionfando, giusto? Adesso ti metti alla prova. Diritti e doveri di un vincitore», dice D’Alema. Per questo ha condiviso la scelta di Cuperlo (altri sospettano ispirato, etero-diretto…) di rifiutare le offerte del neosegretario. Un posto in segreteria e la presidenza del partito per Gianni. «Non si costruiscono accordi politici in mezza giornata». Sarà scissione, allora? Per il momento, appare impossibile. Non ci sono le condizioni, anche volendo. La riscossa avrà bisogno di tempo. Si è capito bene in una riunione convocata ieri da Cuperlo. I giovani turchi volevano entrare nella segreteria, non considerano Renzi «il barbaro che distrugge il partito» come dice Matteo Orfini. E sperano di uscire dal cono di Bersani e D’Alema. Anzi, Cuperlo avrebbe dovuto farlo già nella campagna delle primarie.
Sono divisi e quindi non c’è ancora una linea chiara, figuriamoci l’organizzazione di una rottura. Traumatizzati. spiazzati. Renzi è arrivato a Roma. Ce l’ha fatta. Ugo Sposetti, il tesoriere dei Ds che continua a gestire un patrimonio immobiliare di centinaia di milioni di euro (forse un miliardo), è uno che ama lo scontro. «Sono preoccupato per le sorti della sinistra? Un po’ ma non da oggi. Stanno cercando di eliminarci da 8 anni. La vicenda Unipol-Consorte. Ci hanno messo in croce e ora tutti assolti. La Procura di Milano, i giornali, i partiti…». Il complotto però non è una buona linea politica da sostenere. Non è quella di D’Alema, per capirci. Adesso è necessario rimanere calmi. Ed eccolo D’Alema uscire dal portone della sede di Italianieuropei con un lungo cappotto blu e i guanti. Sono le sei di pomeriggio di un giorno da dimenticare. Per fortuna, c’è il sorriso della moglie Linda ad accoglierlo a piazza Farnese.


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