Napolitano: le Camere sono legittime Ma Grillo lo attacca

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ROMA — Anche se decade il Porcellum, il Parlamento eletto a febbraio «resta nel pieno delle funzioni»: altrimenti, se si intendesse applicare la sentenza della Corte costituzionale pure per il passato, il Paese piomberebbe inevitabilmente nel caos. Questo percorso deve valere «per il principio di continuità dello Stato. Perché lo Stato è un ente necessario» di cui non si può fare a meno.
Così i presidenti emeriti della Consulta, Valerio Onida e Gustavo Zagrebelsky — con distinte interviste, sull’Unità e Repubblica — hanno indicato un «exit strategy» dal «vicolo cieco» in cui si è ficcato il Paese. E ieri mattina il capo dello Stato, uscendo dall’albergo che lo ha ospitato dopo la serata trascorsa alla Scala, ha fatto riferimento proprio alle argomentazioni proposte dai due costituzionalisti: «Apprezzo molto la risposta di Zagrebelsky e di Onida. Gli argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta» di chi dice che il Parlamento è delegittimato. Poi, prima di lasciare Milano dove molti cittadini in attesa nelle strade lo hanno salutato con strette di mano e ripetuti applausi, Giorgio Napolitano ha parlato della consapevolezza dei rischi che corrono le istituzioni e il Paese. E lo ha fatto rispondendo a una domanda sull’osservazione fatta da un detenuto di San Vittore, casa circondariale nella quale il presidente aveva fatto sentire la sua voce con un collegamento telefonico proprio la sera della Traviata alla Scala: «Sono persone spesso intelligenti, anche se hanno commesso dei reati. Importante che abbiano questa sensibilità per gli interessi del Paese e io spero che l’abbiano anche tutte le persone in libertà».
La tregua per il bene del Paese chiesta da Napolitano, comunque, anche ieri non è scattata. È sempre più saldo l’asse anti-Quirinale sostenuto da Forza Italia e dal M5S. Il capogruppo azzurro Renato Brunetta ha scritto al capo dello Stato per comunicargli, «sommessamente ma fortemente», che così facendo proprio lui «rischia di esacerbare gli animi» perché spetta ad altri legittimare il Parlamento. Mentre Beppe Grillo ha attaccato con parole ancora più ruvide: «Dal Quirinale non lo smuove nessuno. Lui che è stato eletto due volte con il Porcellum è un presidente incostituzionale al quadrato». In questo clima, il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha preso le difese di Napolitano: «Il capo dello Stato è il cardine della nostra democrazia…». Mentre Fabrizio Cicchitto (Ndc) ha avvertito: «La delegittimazione del Parlamento e quella del presidente della Repubblica non portano da nessuna parte».
Giovedì, in giunta delle Elezioni, presieduta dal grillino Giuseppe D’Ambrosio, parte il braccio di ferro sui 148 deputati entrati alla Camera grazie al premio di maggioranza bocciato dalla Corte. Il capogruppo Ignazio Abrignani (Fi) chiederà di mettere all’ordine del giorno il ricorso dell’avvocato Gianluigi Pellegrino che già a febbraio aveva chiesto di attendere la Corte prima di procedere alla ripartizione dei seggi: «Invece credo che la sinistra procederà a colpi di maggioranza per le convalide». Per Pino Pisicchio (Centro democratico), l’assunto dell’avvocato Pellegrino sponsorizzato ora da Forza Italia è sbagliato: «Se fosse corretto, come si farebbe, allora, a sostituire i 148 visto che anche le liste bloccate sono state giudicate incostituzionali? Una sentenza non si può utilizzare a pezzi. Va presa tutta insieme. E la Corte, con le motivazioni, ci dirà che, tutta, vale solo per il futuro».
Dino Martirano


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