Banche europee: meno ricavi ma la crisi non deprime l’utile

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MILANO — Inversione di tendenza per i principali gruppi bancari europei: nei primi sei mesi del 2013 l’utile aggregato è stato di 36 miliardi, in aumento del 35,6% rispetto allo stesso periodo del 2012 (il secondo semestre dello scorso anno si è chiuso in perdita di circa 7 miliardi). Sul fronte ricavi i big del credito registrano un calo del 4,4% dovuto alla caduta del margine di interesse (-8,1%). Per i due maggiori istituti italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, la redditività resta invece «modesta», con un utile netto sui ricavi pari al 6,2% contro una media europea del 15,3% e una redditività sul capitale proprio (Roe) del 2,3%, pari a un terzo di quella europea nonché la più bassa in assoluto nel primo semestre.
Il rapporto sulle «Maggiori banche europee nel primo semestre 2013», realizzato da R&S-Mediobanca, spiega che sui nostri istituti pesano due fattori. Primo: la struttura dei costi pari al 64,4%, superiore a quella delle principali banche inglesi (59,4%), olandesi (59,8%), nord europee (54,8%) e spagnole (55%), anche se non molto distante dalla media europea (63,5%). Secondo: il rapporto tra le perdite su crediti ed i ricavi pari al 26,2% nel 2013, contro una media europea del 14,4%. In Italia, osserva lo studio di Mediobanca, la somma dei costi operativi e delle svalutazioni arriva al 90,6% ed è «il livello più alto tra i Paesi considerati». Le nostre banche non sono però le uniche ad avere ridotto la propria redditività netta, fanno loro compagnia gli istituti tedeschi (da 6,7% a 4,8% a causa della perdita nella di Commerzbank) e quelli francesi (dal 7% al 6,7%), mentre quelli degli altri Paesi hanno segnato progressi di redditività netta nel primo semestre del 2013.
Nei primi sei mesi di quest’anno i big del credito europeo hanno ridotto i derivati, che sono calati del 18,1% su dicembre 2012 (circa mille miliardi in meno ma comunque pari a quasi un quinto del totale attivo, a 4.462 miliardi). Gli istituti italiani si segnalano per la prudenza: la percentuale di derivati sul totale attivo è del 6,9 per Intesa Sanpaolo e dell’8,2 per Unicredit, contro il 43,8 di Credit Suisse e il 33,3 di Deutsche Bank.
Se i derivati si sono sgonfiati, sono cresciuti invece i titoli di Stato dei cinque Paesi Giips (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna) in mano alle banche europee: a fine giugno 2013 erano oltre 310 miliardi contro i 275 miliardi di fine giugno 2012 (+13%). Intesa Sanpaolo è tra gli istituti europei quella con la percentuale più alta di Giips sul capitale netto (203,8%), seguita da Unicredit (76,3%) e dalle spagnole Bbva (78,5%) e Santander (59,8%). La media europea è del 27,2%. Nel giugno 2013 l’esposizione in titoli governativi italiani è salita a 207 miliardi (più 33,6 miliardi su giugno 2012). «Nell’insieme, rispetto a giugno 2011 – spiega il rapporto – il portafoglio di governativi Giips italiano è quello che si è maggiormente accresciuto (più 43,7 miliardi), quello francese ha segnato la maggiore riduzione (meno 49,3 miliardi)».
Infine la leva finanziaria, che per le banche è il rapporto tra il capitale netto dell’istituto con il totale delle attività: gli istituti italiani sono ben sotto il 25 della media europea, dando prova di solidità (17,6 per Unicredit e 18 per Intesa Sanpaolo).
Francesca Basso


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