«Sciopero generale» L’opposizione ucraina chiama tutti in piazza

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MOSCA — L’opposizione ucraina che si batte contro la decisione del governo di rinunciare all’accordo di associazione con l’Ue è convinta che la piazza riuscirà ad «abbattere» Viktor Yanukovich come già avvenne nel 2004, ai tempi della rivoluzione arancione.
Venerdì sera i militanti che occupavano la Maidan, la piazza dell’Indipendenza, storica sede di tutte le proteste a Kiev, sono stati malmenati dalla polizia che voleva sgombrare il luogo simbolo della rivoluzione. Manganellate, calci, feriti e arrestati. Ieri l’operato degli uomini del ministero dell’Interno è stato duramente criticato dai leader dei tre partiti che si oppongono alla formazione del presidente Yanukovich che ha le sue radici soprattutto nelle regioni dell’Est, quelle dove si parla russo e si guarda verso la Russia. Ma al governo sono arrivate note assai dure anche da Washington e da Bruxelles. Gli Stati Uniti invitano l’Ucraina a «rispettare i diritti della società civile e i principi di libertà di parola e di riunione». L’Europa «condanna fermamente le violenze e l’uso eccessivo della forza».
In serata lo stesso Yanukovich ha criticato il ricorso alla forza contro i manifestanti: «Sono profondamente indignato per gli eventi di piazza dell’Indipendenza». Il primo ministro Mykola Azarov si è affrettato a dichiarare che è stata aperta un’inchiesta sui fatti di venerdì sera, specificando che le informazioni disponibili «non permettono di giungere a conclusioni definitive su chi sia responsabile della provocazione». Un modo di prendere tempo, ma anche una presa di distanza dal ministro dell’Interno che invece aveva subito dato la colpa ai ragazzi della Maidan. La questione ha creato divisioni nel campo del Partito delle Regioni di Yanukovich. Il capo dell’amministrazione presidenziale si è dimesso e due deputati hanno lasciato il gruppo parlamentare.
Intanto ieri i manifestanti si sono riuniti davanti al sagrato di una chiesa vicino alla piazza dell’Indipendenza e per oggi hanno chiamato a raccolta tutte le forze che nel paese si oppongono alla rotta scelta da Yanukovich. Domenica scorsa erano scesi in piazza in centomila; oggi potrebbero essere anche di più, e non solo a Kiev. Tutta l’Ucraina occidentale, quella dove si guarda più a Varsavia che a Mosca, è in fermento.
L’opposizione cerca di unire le sue forze, come in realtà avvenne solo per pochi mesi durante la rivoluzione vittoriosa del 2004. Yulia Tymoshenko, che è in carcere con una condanna a sette anni, ha fatto sentire la sua voce tramite la figlia: «L’importante è non lasciare le piazze fino a che le autorità non saranno state rovesciate con mezzi pacifici». Un altro leader dell’opposizione, l’ex ministro degli Esteri Arsenij Yatsenyuk, ha detto che verrà proclamato uno sciopero generale, mentre l’ex campione di boxe Vitalij Klitschko ha sostenuto che il suo Paese si sta trasformando in uno Stato totalitario. Insomma, una specie di Bielorussia legata a doppio filo alla Russia.
Un’importante occasione per l’opposizione sarà la sessione parlamentare dell’Osce che si terrà proprio a Kiev a metà settimana. Di fronte ai deputati di tutt’Europa, la Maidan farà sentire la sua voce, chiedendo che sia rivista la decisione presa e che il Paese riprenda la sua strada verso l’Ue, senza dover rispondere a Mosca.
La situazione però non è così semplice, se non altro perché Kiev ha pesanti debiti con la Russia e ha grossi problemi a pagare la bolletta del gas a prezzi di mercato. Vladimir Putin è disposto a venire «fraternamente» incontro al vicino, ma vuole porre le sue condizioni. La Russia sostiene anche che l’avvicinamento puro e semplice di Kiev all’Ue la danneggerebbe, perché attraverso il territorio ucraino potrebbero poi passare merci che varcherebbero le frontiere senza pagare dazi. Per questo Putin chiede un tavolo a tre che, per ora, l’Europa rifiuta.
Fabrizio Dragosei


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