Ma per le inchieste in corso non ci sono ipotesi d’arresto
Qualche circospezione in più al telefono perché da oggi il leader di Forza Italia, se un pm argomentasse i motivi e se un gip li autorizzasse, come qualunque altro cittadino potrebbe essere intercettato sulla sua utenza: senza che la magistratura (come invece sinora) abbia più l’obbligo di chiedere autorizzazioni al Parlamento, o di distruggere eventuali sue conversazioni indirettamente ascoltate su telefoni di interlocutori intercettati. E anche le sue case e i suoi uffici da oggi tornano uguali alle dimore di chiunque altro, sicché in teoria possono essere perquisiti senza preavviso se una autorità giudiziaria ne ravvisasse i presupposti di legge.
Allo stato della situazione giudiziaria di Berlusconi è invece fantascienza, buona solo per speculazioni altrui o vittimismi suoi, la possibilità teorica di essere ora arrestato non avendo più lo scudo dell’immunità. Le esigenze cautelari che in presenza di gravi indizi possono giustificare un arresto, infatti, devono essere anche «attuali»: e invece tutti tre i fronti giudiziari aperti sono già cristallizzati o in conclusioni di indagini, come a Bari per l’accusa di aver indotto Tarantini a mentire sul giro di prostitute; o in rinvii a giudizio, come a Napoli l’accusa di corruzione e finanziamento illecito ai partiti per la compravendita del senatore De Gregorio; o addirittura in motivazioni di sentenze di primo grado come a Milano, dove il deposito di quelle del «processo Ruby» a Fede-Mora-Minetti determinerà per forza una indagine su Berlusconi per i casi di possibili false testimonianze o inquinamenti probatori segnalati ai pm dal Tribunale.
Nemmeno è realistico che Berlusconi venga arrestato in esecuzione di un cumulo di futuribili sentenze definitive tale da revocargli il beneficio dell’indulto che gli ha abbuonato 3 dei 4 anni di condanna in Cassazione per la frode fiscale sui diritti tv Mediaset, e da fargli saltare l’affidamento in prova ai servizi sociali (o in subordine la detenzione domiciliare) che ha chiesto come misura alternativa al carcere per i 12 mesi di condanna Mediaset sopravvissuti all’indulto.
L’affido ai servizi sociali, che il Tribunale di sorveglianza di Milano inizierà a esaminare in aprile, si esaurirà infatti ben prima che arrivino in Cassazione eventuali future sentenze, tanto più che i 12 mesi teorici diventeranno 10 mesi e mezzo grazie ai 45 giorni di sconto della «liberazione anticipata». Da non confondere con i «lavori socialmente utili», l’affidamento in prova ai servizi sociali consisterà nel rispetto di blande prescrizioni accompagnate da qualche ora al giorno di impegno lavorativo nell’ente che l’ex premier sceglierà: non frequentare pregiudicati, non uscire di casa dopo le 11 di sera e prima delle 6 del mattino, non viaggiare all’estero (gli è stato ritirato il passaporto) o di notte, non uscire dalla Lombardia senza autorizzazione per necessità documentate, e non dimenticare di «mantenere contatti e relazionarsi con l’assistente sociale designato».
Quanto alla revoca dell’indulto a seguito di ulteriori verdetti definitivi, Berlusconi ha sì una condanna di primo grado a un anno per concorso nella rivelazione di segreto dell’intercettazione tra il ds Fassino e Consorte di Unipol, ma quando arriverà in Appello sarà dichiarata già estinta dalla prescrizione nel frattempo maturata due mesi fa. Farà poi Appello contro i 7 anni del processo Ruby per concussione e prostituzione minorile, e il secondo grado e la Cassazione non saranno definiti prima quantomeno del 2015. Le altre pendenze (le indagini di Bari, Napoli e Milano) sono ancora più indietro, tutte appunto nella fase preliminare o al massimo sulla soglia dell’inizio del primo grado.
Luigi Ferrarella
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