Alfano battezza il nuovo partito: Cavaliere violentato dagli estremisti

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ROMA — Cita Paolo VI, i Vangeli di Matteo e una sola volta Silvio Berlusconi. Ma quando Angelino Alfano si rivolge al suo padre politico, gli lancia un messaggio netto. «Lo diciamo con grande chiarezza: qui c’è gente che le vuole bene e che resta nel centrodestra». Il vicepremier parla nel Tempio di Adriano che fa da quinta scenica alla nascita del «Nuovo centrodestra», la formazione politica guidata appunto da Alfano che non ha seguito il Cavaliere nell’avventura di fare rinascere Forza Italia. La sala è zeppa di gente elettrizzata per la nuova avventura. Il battesimo ufficiale avverrà, però, il 7 dicembre sempre a Roma. L’allestimento è minimalista. Unica concessione un grandissimo manifesto con al centro la scritta «Nuovo centrodestra, insieme», contornata dalle firme di quanti hanno aderito al gruppo. Le cifre le fornisce Maurizio Lupi che si muove su una pedana («incerto se essere Pippo Baudo o Fiorello», celia): 30 senatori, 29 deputati, 7 europarlamentari, un presidente di Regione (il calabrese Giuseppe Scopelliti,) 88 consiglieri regionali. «Un successo inaspettato se si considera che tutto è avvenuto in sette giorni», dice compiaciuto Sergio Pizzolante mentre risuonano le note di «In name of love» degli U2.
«Restiamo nel centrodestra — dice il vicepremier — ma ci eravamo stancati di un movimento che finiva nelle mani di radicali ed estremisti e per il quale il territorio era un problema». Ci siamo stancati, insiste, «del fatto che quel grande equilibrio e la capacità di sintesi di Silvio fossero ogni giorno violentate da chi gli stava accanto per ambizioni personali e che porterà Forza Italia in una direzione che non è la nostra». Parole che innescano una polemica durissima da parte di Daniela Santanché: «Altro che noi estremisti e loro moderati. Alfano e il suo nuovo centrodestra sono come quelle cellule di terroristi che col sorriso sulle labbra e vigliaccamente sparavano alle spalle dei loro obiettivi, con la complicità morale dei salotti della sinistra». Alla Santanché replica Giuseppe Esposito: «Il suo linguaggio dà piena prova di come Forza Italia abbia ormai preso una deriva pericolosamente estremista».
Alfano è convinto di riuscire a costituire, prima di Natale, un circolo del nuovo partito in ognuno degli ottomila Comuni italiani. La sfida è a Forza Italia. «Noi stiamo nel centrodestra e porteremo il centrodestra a battere la sinistra. Non è passata una settimana e siamo già un grande movimento politico. State sereni, stanno aderendo tante persone provenienti anche da altre aree. Questa è la nostra forza, saremo il valore aggiunto per fare vincere il centrodestra». E ricorda in proposito che «i sondaggi ci danno ragione: milioni di italiani hanno già deciso di votare per noi. Noi non abbiamo ancora un simbolo, non abbiamo una sede né un fax. Pensate che cosa succederà quando avremo il fax».
Sollecitato dagli interventi che lo hanno preceduto — valgano per tutti le parole del marchigiano Giacomo Bugaro («noi siamo quelli delle preferenze, gli altri sono quelli di X factor e non ci interessano più») — Alfano non delude le aspettative. Disegna un «partito federale», con una «struttura rivoluzionaria», nel quale «tutti i poteri saranno nei territori, democraticamente dal basso». Un «grande partito popolare» composto da «chi ha voglia e passione di fare cose, con persone che gireranno per sagre e mercati, andranno nei paesi che non è roba da sfigati». E poi, citando Paolo VI, osserva che la politica è «guardare in faccia chi ha bisogno». Per tutti noi, insiste, «sarebbe stato facile stare sotto il grande ombrello». Però, e in questo caso si rifà a un passo del Vangelo di Matteo, «la porta è stretta ma il percorso che abbiamo intrapreso è quello giusto». Largo al merito, insiste, «il nostro sarà un movimento di chi ha i voti, di chi ha le preferenze, di chi è in grado e ha voglia di fare. Stiamo costruendo una grande nave, ma qui non c’è un armatore ma ognuno ha portato un pezzo di legno e un lembo di vela. Insieme ci daremo la rotta verso il futuro per il bene dell’Italia». Baci e abbracci concludono l’incontro. Un solitamente accigliato Fabrizio Cicchitto ritrova il sorriso e commenta soddisfatto: «È saltato il tappo, è nata un’altra offerta politica».
Lorenzo Fuccaro


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