La rivolta dei sindaci sardi “Ogni inverno 25 allarmi non si può evacuare ogni volta”

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OLBIA — L’assessore all’Ambiente della Regione Sardegna, Andrea Mario Biancareddu, in tenuta da nubifragio dice: «Olbia ha un inverno difficile, piove sempre. Nei quattro mesi peggiori contiamo 25 allarmi di primo livello. Non possiamo chiudere le scuole 25 giorni l’anno per allerta, chiedere alla gente di non andare a lavorare per un mese». La polemica sull’allarme meteo si chiude qui, anche perché al terzo giorno di emergenza ci si inizia a focalizzare sulla conta dei soldi necessari. Ci sono i danni, i risarcimenti possibili, i costi che si sarebbero potuti evitare. Ci sono gli investimenti preventivi che non si sono potuti fare perché l’Europa non lo consente. «Il commissario delegato Cicalò, che mi appresto a nominare», dice il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile, «andrà a fare la cernita puntuale dei danneggiamenti ». Aggiunge il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli: «Controlleremo che tutti abbiano il danno risarcito e che nessuno abbia un euro in più di quello che spetta». I 20 milioni di euro messi a disposizione dal governo, più 6 milioni e 350mila di Regione e Consiglio regionale, potrebbero arrivare complessivamente a 200 (150 milioni saranno erogati dall’Anas per strade e ponti).
Ecco, arriveranno 200 milioni per compensare un disastro quando un progetto di prevenzione avrebbe limitato la distruzione di opere e ricchezza. «I finanziamenti per la calamità della Sardegna», ha detto martedì il premier Enrico Letta, «saranno in deroga al patto di stabilità ». Non aumenteranno il deficit pubblico. «Il problema è che all’interno del patto ci sono quasi tutti gli investimenti possibili di un comune », racconta il sindaco di Olbia, ex Pdl ora sostenuto da Pd, Fratelli d’Italia, Rifondazione comunista (ma non Pdl). «Conosco la Gallura, da tempo ho pronto un piano di sistemazione idrogeologica del territorio. L’abbiamo approvato e sottoposto a Regione, governo, genio civile. Ci sono anche le risorse, ma il piano di stabilità interno non ci permette di spenderle». Se si investe per allargare l’alveo di un fiume, rafforzarne gli argini, si fa deficit. Se si è costretti a spendere per risolettare una strada travolta da un nubifragio non si fa più deficit. «Abbiamo 50 milioni di attivo e non possiamo
toccarli. Potremmo mettere a norma le scuole della città, fare un intervento serio sul sistema fognario, su torrenti e canali. Niente. Lo sa che a seguire le questioni delle acque piovane in comune c’è solo una persona? Non possiamo assumere ».
Il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda, converge: «Alla fine del 2013 spenderò in tutto 2 milioni di euro quando 8 milioni e mezzo sono stati bloccati per il patto di stabilità interno. Non si può programmare, non ci si può muovere con questi vincoli». Il prefetto Gabrielli, sposta il problema sul piano nazionale: «È necessario un cambio di politica economica per salvare questo Paese dal disastro quotidiano». Non che le amministrazioni locali siano incolpevoli. I 9 morti di Olbia città sono tutti localizzati in aree a rischio — Bandinu, Tannaule, Monte Pinu — cresciute sotto torrenti imbragati e intorno a canali pericolosi da sempre (lo Zozzò, il San Nicola, il Sirigheddu). Supermercati e palazzine a tre piani sono a filo dei loro argini. Negli anni Trenta i tredici canali interni garantivano una terra feconda, la città degli orti era Olbia, oggi sono il problema. Bella sul mare, sfregiata all’interno, in 40 anni Olbia ha conosciuto 21 piani di risanamento: sono 21 quartieri abusivi condonati. Sa Mida Noa, a nord, verso Arzachena, è tutto irregolare. Ospita 15mila abitanti. L’Istituto
Amsicora è una scuola professionale progettata, in via Emilia, a ridosso di un canale: aule, laboratori e la palestra oggi sono sotto 80 centimetri d’acqua. Una donna centrata dalla piena nella sua casa in via Lazio, quando ha visto il sindaco in zona gli ha urlato: «Adesso chi li paga questi danni?». Giovannelli ha fatto notare che lei aveva costruito nell’alveo di un corso d’acqua, non poteva avanzare richieste. E la donna: «Certo che avanzo, siete voi che non mi avete impedito di costruire». Il sindaco, per raccontare lo sviluppo di Olbia, ricorda la speculazione edilizia negli anni Ottanta, i tre successivi condoni — 1984, 1994, 2004 — che hanno allargato la città orizzontale, la crescita residenziale di 1.200 persone l’anno: «Molti anziani del Nord vengono da noi». Ma non ha i soldi per proteggere la sua città: le case sui greti dei torrenti sono tutte sanate, per toglierle di lì dovrebbe espropriarle a prezzo di mercato. «Questa città è nata senza regole», dice l’assessore alla Protezione Civile, Ivana Russo, avvocatessa di trent’anni al primo mandato. Le associazioni dei volontari rivelano che sempre più spesso devono far colletta per pagare la benzina per gli interventi.
Monsignor Sanguineti, vescovo di Tempio, dentro la palestra che ieri pomeriggio ha ospitato i funerali di 6 morti (su 16 nell’isola), ha chiesto al suo “popolo santo” di riprendersi il futuro: «Tornate a rispettare il creato, siate equi e solidali». Il Consiglio dei ministri oggi proclama il lutto nazionale. E oggi, fino a domenica, si annunciano precipitazioni diffuse, “rovesci e temporali”. Ci sono ancora 48 cantine da prosciugare, 88 tra auto e barche da rimuovere. C’è ancora un corpo disperso.


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