Indesit, niente accordo con i sindacati e l’azienda avvia la mobilità per 1.400

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MILANO — Si allontanano le posizioni dell’azienda e quelle delle organizzazioni sindacali. Indesit Company che lunedì ha passato 15 ore presso il ministero dello sviluppo per trovare una soluzione con le parti sociali, ieri in mancanza di un accordo ha aperto la procedura di mobilità, che è l’anticamera dei licenziamenti individuali. E i sindacati, che fino alla notte prima erano parsi irremovibili, ieri sono tornati a dare segnali di apertura. Il momento è drammatico, il settore degli elettrodomestici è in forte crisi e l’azienda e la famiglia Merloni che l’ha fondata, stanno attraversando una fase delicata.
La ricetta di Indesit per superare la crisi è quella di dimezzare da quattro a due i siti produttivi e offrire ai suoi 1.400 dipendenti contratti di solidarietà in modo da mantenere tutti i posti di lavoro, anche se con retribuzione e orari più leggeri per tutti. per farlo il gruppo ha aumentato da 70 a 83 milioni il livello degli investimenti, trasferendo delle produzioni dalla Spagna e dalla Polonia verso Fabriano e dalla Turchia verso Caserta. Uno sforzo che non è bastato a sciogliere le riserve delle parti sociali, che però non escludono di tornare a sedersi al tavolo delle trattative. «Su Indesit serve urgentemente un’assunzione di responsabilità – ha detto Antonio Spera della Ugl – che permetta a organizzazioni sindacali, governo e azienda di sedersi al più presto di nuovo intorno ad un tavolo e continuare a negoziare». Più dura la posizione della Fiom, secondo cui Indesit «ha ritenuto non praticabile
questo percorso democratico e ha annunciato l’apertura unilaterale della procedura di mobilità, rinunciando a un confronto che avrebbe permesso l’avvio di una fase conclusiva del negoziato, sciogliendo i nodi ancora presenti nel rapporto con i lavoratori».
Ma in realtà Marco Milani, che di Indesit è presidente e ad, resta fiducioso che nei 75 giorni che dovranno passare prima di
avviare la procedura dei licenziamenti, si possa trovare una soluzione. «La nostra proposta è la migliore possibile per chi ha a cuore il bene della Indesit – spiega Milani – e Indesit ha molto a cuore le persone che lavorano con lei. Siccome una soluzione per evitare i licenziamenti esiste, confido che riusciremo a trovare un accordo nell’interesse di tutti». Una delle preoccupazioni dei sindacati è che, ora che la famiglia Merloni s’interroga sul futuro e studia un matrimonio per Indesit, anche l’attuale accordo sull’occupazione possa essere disatteso in futuro. «È un’argomentazione strumentale – ribatte Milani – i sindacati hanno ben presente la situazione dell’azienda e del settore».
Domani il tribunale dovrebbe autorizzare la nomina di Aristide Merloni come tutore del padre Vittorio, il nudo proprietario del pacchetto di controllo dell’azienda che da anni combatte contro la malattia. Ma già alcuni mesi fa i Merloni avevano incaricato Goldman Sachs di valutare possibili aggregazioni per Indesit, che consentissero al gruppo di avere le dimensioni di scala necessarie per competere nel mondo. Una volta che il tribunale avrà nominato il tutore di Vittorio Merloni, i quattro figli potranno disporre delle azioni del gruppo e iniziare a sondare possibili aggregazioni. Dal canto suo però, Milani non solo non avrebbe ancora nominato un advisor per tutelare Indesit in vista di un’eventuale matrimonio, ma starebbe continuando a lavorare per un piano di crescita stand alone dell’azienda.


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